Il 15 ottobre si celebra il “Baby Loss Awareness Day”, la giornata dedicata alla morte del bambino durante la gravidanza o dopo la nascita. Ancora purtroppo sottovalutato, il lutto perinatale potrebbe essere evitato grazie ad un’attenta prevenzione e ad un oculato lavoro di ricerca.
Abbiamo chiesto a Simona di raccontarci la sua esperienza per un dolore difficile da dimenticare.
Ciao, Simona. Perché, secondo te, tuttora, la scomparsa perinatale non viene considerata un vero e proprio lutto?
Posso dirti che in realtà anche io prima di provarlo sulla mia pelle non davo peso a questa che per me oggi è invece una vera e propria tragedia. Forse dipende dal fatto che a parte la mamma, nessun altro della società veda o senta il bambino. Io ho fatto 4 ore di travaglio e un normale parto naturale, ma questo la gente non lo sa. Pensa forse che con un colpo di bacchetta magica tutto sia finito lì, a quel momento, a quel terribile 3 agosto 2018. Forse se ne parla troppo poco perché, come mi sono sentita dire spesso, “tanto sei giovane e puoi fare ancora tanti figli”, quindi morto un papa se ne fa un altro. Fatto sta che il dolore lo capisci solo quando lo vivi.
Credi che istituire un registro nazionale per i bimbi nati morti o subito dopo la gravidanza possa aiutare a fornire informazioni necessarie per ridurre al minimo il rischio di questa tragedia?
Considera che ci sono già indagini statistiche in corso perché si è notato un notevole incremento di casi. Più che fare un registro è fondamentale fare autopsie ai feti, come è accaduto nel mio caso, per cercarne le cause e sottoporre i genitori a controlli ed esami sempre per lo stesso motivo (rilevare le possibili cause). Questo potrebbe permettere di prendere delle precauzioni, lì dove possibile, perché per esempio nel mio caso si è trattato di infarti multipli retroplacentari e trombo formatosi nel cordone e sono eventi non prevedibili nonostante i costanti controlli e una gravidanza che era giunta alla 20esima settimana +4.
Basta la presenza di altri figli a colmare quella perdita o ci si deve riempire di altro?
Miky, tu hai vissuto il mio dolore molto da vicino. Mi hai vista piangere e stare male anche durante la gravidanza di Fede e credo che la risposta tu la sappia già ma io voglio gridarlo al mondo intero: È UN DOLORE INCOLMABILE. Ti porti dentro la costante sensazione di vuoto, la perdita di un pezzo di te e soprattutto del tuo cuore di mamma. Io ho avuto bisogno di tanto tempo per elaborare questo dolore che oggi, a distanza di tre anni, mi fa ancora piangere anche mentre te ne parlo. Ne approfitto per dedicare un pensiero pubblico al mio piccolo baby S. che era 250 grammi con un piedino di 21 mm: mamma non ti ha mai dimenticato e sempre avrai un posto speciale nel mio cuore. Mi chiedo spesso come saresti stato, come sarebbe stato averti con me e come sarei stata io con te. Mi chiedo spesso perché sia successo e perché proprio a me, a noi! Il mio più grande rammarico è di non averti potuto stringere tra le mie braccia nonostante ti abbia partorito. E anche se ti hanno smaltito come rifiuto perché NESSUNO MI HA DETTO CHE AVREI POTUTO RICHIEDERE LA SEPOLTURA, tu resti e resterai sempre il mio amato piccolo Baby S. Ti amo
Al di là del fattore procreativo, una donna ne esce, nel fisico e nel desiderio materno, cambiata da questo genere di esperienza?
Una donna, ma anche un papà, ne escono a pezzi da questa esperienza. Non è una questione di fisico ma di cuore che non regge. Quando vedi tuo figlio immerso nel secchiello pronto per essere sezionato quasi… tu impazzisci! Non ce la fai ad andare avanti e inibisce inevitabilmente anche il desiderio materno perché tu non vuoi sostituire quel bambino, non vuoi rimpiazzarlo con un altro. Tu vuoi lui e la disperazione la fa da padrona perché niente puoi.
Laddove possibile individuarle, quali forme di prevenzione consiglieresti di vagliare a coloro che si avvicinano al parto?
Sicuramente di approfondire l’accaduto perché è importante capire se alla base ci sono dei fattori generici che possano influire. Io per esempio ho fatto una serie di esami per trombofilia ereditaria per verificare se quanto accaduto fosse accidentale e casuale (come lo è stato per me) o se fosse dipeso dalla mia genetica. La prevenzione è anche informarsi su ciò che può accadere in gravidanza ed essere pronti sempre a tutto.