Ti prego di non fare lo scontento
Chiudendo gl’occhi sul tuo ben di Dio
Poiché se piangi tu che sei l’eletto
Mi dici ché farebbe un senza tetto?

Se c’è qualcosa che ti manca ancora
Tra la montagna che non puoi gestire
Risvegliati alla mente il tuo passato
Per benedire il giorno che sei nato:

Nel basso somigliante a ‘na capanna,
Da saggi genitori contadini,
Con un fratello e ‘na sorella in dono.

Or resta quieto con la tua pensione,
La poesia e scritti a non finire
Col cuor che ti è rimasto contadino.

28/05/2024


Articolo precedenteLa nascita come fondamento
Articolo successivoPer non dimenticare l’oblio oncologico
Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.