
Ridere con sensibilità
La loro arte divide, divide perché cattura, perché ci si chiede come si possa far ridere interpretando personaggi buzzurri ed irriverenti. La chiave di lettura, però, è da trovare proprio in questa interpretazione, nella maschera comica che Pio e Amedeo indossano in stile darwiniano, adattandosi, cioè, a tutte le situazioni che lo spettacolo impone, uno showbiz che, con le sue leggi, esalta e tritura, mettendo il personaggio di turno alla mercé di un pubblico sempre più esigente.
Decido di incontrarli in occasione della promozione del loro ultimo film “Come può uno scoglio”, li omaggio di due copie della mia Grande Avventura, ci scrivo all’interno il mio numero di telefono, e loro, da buoni foggiani, mi fanno sentire subito a casa, sono a mio agio in questa conversazione, chiacchieriamo come fanno tre amici. Pio e Amedeo appaiono seriamente incuriositi dalla mia opera prima, dallo scopo benefico legato a Telethon, mi promettono che leggeranno il libro e, chissà, mi concederanno un feedback.
La loro non è affatto un’immagine costruita, ma l’exploit di una spontaneità che affonda le radici nel mood pugliese, in una capacità autoriale che, volenti o nolenti, per buona pace dei critici più scettici, attecchisce su territorio nazionale, perché nulla accade per caso, neppure una prima serata sui canali Mediaset.
Pio e Amedeo incarnano l’italiano medio? Può essere. Ma in questa raffigurazione noi ci sguazziamo e ci riconosciamo, siamo tutti un po’ emigratis e consapevoli di aver vissuto, almeno per quanto mi riguarda, una …felicissima sera!