
Alla ricerca delle origini
Le origini della Pasqua fondano le loro radici nella più antica religione monoteista esistente: l’ebraismo, le cui tradizioni pasquali ricordano la liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù egiziana.
La Pasqua ebraica, denominata Pesach, era celebrata il 15 del mese di aprile, il corrispettivo mese ebraico di Nisàn. Il termine Pesach tradotto nella nostra lingua significa “passare oltre” e questa festività in terra d’Israele originariamente segnava l’inizio della coltivazione e maturazione dei primi frutti della terra, in particolar modo i cereali, che andavano ad indicare la rinascita della natura e dell’uomo. Successivamente è stata collegata e affiancata dal ricordo della liberazione da parte di Mosè. Infatti molti simboli ed usanze sono riconducibili alla storia di Mosè e al viaggio intrapreso dal suo popolo per arrivare alla terra promessa. Per esempio, possiamo ricordare il pane azzimo, preparato senza lievito, che simboleggia la fuga nel deserto e il mancato tempo necessario per la lievitazione. Importanti anche la zampa d’agnello e le erbe amare, le quali indicavano le prime il sacrificio pasquale del popolo d’Israele e le seconde il ricordo dell’amarezza subita dagli Ebrei sotto il dominio del faraone.
Un altro cibo molto importante è l’uovo sodo che per la sua forma circolare non ha un inizio e una fine ed è rappresentazione della ciclicità della vita alternata alla morte. Questo per il popolo ebraico ha un doppio significato: la morte e il lutto per la brevità della vita umana, ma anche la trasmissione di generazione in generazione degli insegnamenti che quindi sono l’unico modo per l’uomo di raggiungere l’eternità.
Il simbolo dell’uovo è presente anche nella Pasqua cristiana e col tempo è diventato l’oggetto tradizionale che più rappresenta questa festività. E, dato che l’origine della Pasqua cristiana è direttamente collegabile a quella degli Ebrei, queste sono unite da importanti legami, ma anche da altrettante significative differenze.
Nel cristianesimo l’uovo simboleggia la risurrezione di Gesù dal sepolcro. Perché, se gli Ebrei rimembrano in questa festività la loro storia da schiavi liberati, la Pasqua cristiana glorifica il sacrificio del figlio di Dio che, dopo essere stato crocifisso, risorge per liberare gli uomini dal peccato.
Sin dai tempi del Medioevo c’era l’usanza di decorare e regalare le uova vere e spesso bollite, ma la tradizione del classico uovo di cioccolato è recente. Un’usanza che si è evoluta sempre di più fino a diventare un vero e proprio dono commerciale, non più legato unicamente al ricordo del sacrificio di Cristo che, se da una parte, nell periodo pasquale fa respirare un clima di festa, d’altra parte, rischia di far perdere il vero insegnamento e morale della Pasqua, ovvero di sofferenza e lutto per la passione e la morte di Gesù di Nazareth, ma anche di anelito e attesa per un nuovo inizio.
Non pochi aspirano a vivere la Pasqua in umiltà e semplicità. Le stesse tradizioni ci portano al digiuno, ma anche all’unione e alla vicinanza con i propri cari. Per atei e credenti, potrebbe essere importante fermarsi un attimo a riflettere, trovare la propria pace interiore, spesso minacciata da un mondo frenetico e in guerra.