È morto il prof. Michele Palumbo, un maestro, un testimone. Firma autorevole de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, insegnava storia e filosofia al Liceo Scientifico “Nuzzi” di Andria, in via Cinzio Violante, ove sarà allestita la camera ardente.

Alla fine ci hai lasciati. Abbiamo sperato. Abbiamo pregato. Non è bastato.

Ti abbiamo visto sopportare più che stoicamente la lunga malattia e la sofferenza. Ti abbiamo visto fronteggiarla, con tutte le tue forze, con la tua grande voglia di vivere, con la pazienza con cui ti sei sottoposto a lunghissime e defatiganti terapie, a una estenuante riabilitazione. Ma non è bastato.

Poco più di un anno fa, eri tornato a scuola, forse troppo presto e quando avevi tutto il diritto ad una convalescenza più lunga. Si vede che ti mancavano troppo i tuoi alunni, i tuoi ragazzi. Gli stessi che ora ti piangono disperati e che non vogliono crederci.

Poi la malattia si è ripresentata e non ti ha dato più tregua. Ti ha aggredito lentamente, un giorno dopo l’altro, fiaccando la tua incredibile resistenza. Ogni volta in cui gli amici, i colleghi e gli studenti ti facevano visita, restavano ammirati dalla tua straordinaria capacità di sopportazione: non rinunciavi mai alla tua socratica ironia, segno autentico di una sensibilità superiore, non ci stavi a vestire i panni dell’ammalato da consolare, eri tu che ti preoccupavi di noi e ti ingegnavi di tenere alto il nostro morale con le tue irresistibili battute. Del resto, chi non conosceva il tuo senso dell’humour? E noi, anche se intuivamo cosa si nascondesse sotto il tuo sorriso amaro, non abbiamo mai sentito un lamento uscire dalla tua bocca e abbiamo sperato davvero che, alla fine, fossi tu a vincere.

Ma non è stato così.

Ora avvertiamo un vuoto incredibile e non sappiamo come colmarlo, anche se qualche idea ce l’abbiamo: possiamo leggere i tanti testi che ci hai lasciato, possiamo ricordare quanto ci hai insegnato, possiamo provare ad amare la scuola quanto e come l’amavi tu, possiamo continuare ad amare e difendere i nostri studenti anche per te. Certo, non sarà la stessa cosa, non saremo mai quello che sei stato tu. Tu sei unico e davvero inimitabile. Ma possiamo provare a raccogliere il tuo testimone e tentare di portarlo un po’ più in là, nella sfida tra le tenebre della massificazione, che ogni giorno aggrediscono le menti e i cuori dei nostri giovani, e la luce della cultura, degli ideali di umanità, dei valori di libertà, fraternità e uguaglianza che tanto hai amato e per i quali ogni singolo giorno ti sei speso.

Ora che sei in un altrove che noi non sappiamo definire, magari potrai dirci se c’è ancora possibilità di sperare oppure no. Ora, forse, saprai se le tue “preghiere laiche” hanno colto nel segno. Ora potresti, in qualche modo, mandarci un indizio…

C’è un particolare che aumenta la nostra amarezza: cosa daremmo per averti con noi il giorno in cui, si dice tra qualche mese, saranno completati i lavori di ampliamento del Liceo Scientifico “R. Nuzzi”! Sappiamo tutti quanto la tua battaglia, sulle pagine della Gazzetta, sia stata determinante perché quella scuola, la tua scuola, vedesse finalmente realizzate le aule mancanti, dopo più di 50 anni di attesa… Al taglio del nastro, tu non ci sarai, almeno non fisicamente, ma sta’ tranquillo: sarai ben vivo nei nostri cuori e non permetteremo che vada ad altri il merito che ti spetta.

A questo proposito, lasciaci esprimere tutta la nostra gratitudine ai tuoi familiari e al dirigente scolastico Michelangelo Filannino, ai primi per aver acconsentito, al secondo per aver voluto che la camera ardente venisse allestita proprio al Nuzzi tra le “tue” mura, dove quanti vorranno potranno recarsi per portarti il loro estremo saluto.

Amico mio, devo fermarmi, sembra proprio giunto per me, per noi, il momento del congedo. Permettimi, però, di aggiungere ancora due parole (Ricordi? “Scusate qualche parola”, amavi ripetere…)

La prima: ti voglio bene. Non te l’avevo mai detto prima, non in modo così diretto, ma tu eri un genio e ben sapevi. Intuivi. Ci capivamo, al di là delle nostre differenze e dei nostri caratteri di uomini liberi e forti…

La seconda te la rubo dalle righe con cui tu stesso introducevi le tue Preghiere: “Ma pregano tutti? Pregano tutte le persone? Pregano tutti i popoli? È evidente che la preghiera è praticata in tutti i tipi di religione. Ma pregano anche coloro che hanno dubbi, che sono scettici, che addirittura non credono? In queste pagine sono state raccolte […] quelle che possono essere definite preghiere laiche. Preghiere che contengono, appunto, anche (forti) dubbi, ma anche (in fondo) un profondo senso religioso. Sono preghiere di filosofi (illuministi), di scrittori, di poeti, di cantautori, anche di umoristi. Sono le preghiere delle pecorelle smarrite. Sempre che si siano smarrite. Sempre che siano pecorelle”(M. Palumbo, Preghiere laiche, EtEt, Andria 2014).

E noi, pecorelle smarrite, tutti, indistintamente, ognuno a modo suo, ora preghiamo per te. Per il nostro amico. Per Michele.


FonteFoto di copertina: andriaviva.it
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

1 COMMENTO

  1. Condivido il cordoglio per la scomparsa del collega Michele Palumbo, l’intellettuale laico che sapeva fare della Ragione e dell’Illuminismo una religione di vita e di pace, oltre che di libertà e giustizia. Che da qualche parte nell’immensità splenda ancora la sua mente lucida e il suo luminoso sguardo. Ciao, Michele.
    Gaetano Bucci

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