Agostino, la controversia con Pelagio e … la pompa magna che circonda i battesimi odierni
L’apologeta romano Paolo Orosio era visibilmente attratto dalla scoperta, la storia passata non lo spaventava, anzi, cercava risposte sempre diverse ai suoi quesiti esistenziali, così quando, intorno al 400 circa, decise di andare in Africa, affrontò quel viaggio con la prepotente certezza di tornare dal suo maestro con un sapere superiore, una velata onniscienza, un evidente smacco all’ignoto. Nella selvatica savana scrisse la prima storia universale cristiana, gli Historiarum adversus paganos libri septem, un vademecum della “sana” religione, il tentativo di dimostrare che l’Impero Romano sarebbe stato in ogni caso colpito da innumerevoli calamità, indipendentemente che si praticasse o meno il culto ad antichi dei. Un attacco diretto alale teorie pagane, insomma, o, forse, un testamento affidatogli dal suo mentore e guida spirituale, Sant’Agostino. Lungi da noi qualsiasi tipo di blasfemia, non oseremmo mai intaccare il pensiero dell’Altissimo, ma conoscere sommariamente le direttive teologiche di un uomo, divenuto successivamente santo, potrebbe aiutarci a confutare credenze che, con il tempo, hanno assunto labili connotazioni di verità.
D’altronde la fede è dubbio, è costante inconsapevolezza, solido appiglio nei momenti difficili e umile punto di arrivo di tanti dotti studi scientifici. La fede non si può provare, “è” perché esiste, perché noi ci rendiamo sempre e comunque consapevoli, siamo frutto del volere di Dio, Egli ci indirizza, ci segna la vitale traiettoria. Secondo Sant’Agostino, infatti, il giudizio di Dio è insindacabile e ci chiama a corrispondere alla sua chiamata, se vogliamo essere felici. Dio traccia il confine tra Bene e Male, ci dice di scegliere il primo e di evitare il secondo. Oh, non penserete mica che Sant’Agostino sia stato un pezzo di pane, eh?! Era un tipo tosto, arrogante, pieno di sé. Così, quando un monaco britannico di nome Pelagio provò a contestare la sua vicinanza ai piani alti del Paradiso, be’, credeteci, se ne videro davvero delle belle!
A noi risulta che non siano mai venuti alle mani, ciononostante, lo scontro fu totale e a tutti i livelli. Pelagio, trasferitosi dopo in Palestina, sosteneva, in particolare, che la salvezza eterna si ottenesse attraverso le buone azioni. Il peccato originale, a suo dire, sarebbe solo un cattivo esempio portato da quello sbadato di Adamo, la cui cattiva condotta non aveva assolutamente macchiato la sua progenie: casomai, aveva solo dato un cattivo esempio, ma nessun “peccato originale” da lavare nel battesimo. Una dottrina nuova e, di conseguenza, da considerarsi eretica. Ogni individuo, secondo Pelagio, beneficia del suo libero arbitrio, decide sua sponte e il battesimo non serve, tanto più per i neonati: una tesi che sant’Agostino non poteva in alcun modo accettare.
Ora, sono passati 16 secoli dalla controversia tra Pelagio e Agostino e le loro disavventure possono anche interessare in misura relativa i contemporanei, ma una domanda nasce spontanea: ammesso e non concesso che sant’Agostino abbia forzato la mano con la volontà di imporre il battesimo ai neonati, non è che oggi si rischia di ridurre il battesimo dei bambini a un rito esteriore finalizzato esclusivamente a organizzare festeggiamenti in pompa magna che con la fede poco hanno a che fare?
Ai posteri, anzi ai presenti, l’ardua sentenza.