Una riflessione sul diverso modo di intendere vacanze estive in Italia e Cina…

Mentre l’estate per tutti gli studenti (e insegnanti) italiani significa fine delle lezioni e vacanze, per chi lavora nelle scuole di lingua in Cina (o in altri Training Center) non è proprio così, anzi.

Mi era già capitato di scrivere al riguardo, ma colgo l’occasione per ribadire che tanti studenti cinesi in estate (di propria sponte o più spesso spinti dai genitori), non vanno in vacanza e non riposano, ma approfittano della chiusura delle scuole pubbliche per frequentarne altre in cui imparano una nuova lingua (principalmente quella del Paese in cui frequenteranno l’università) o sviluppano altre abilità, o perfezionano la loro specializzazione.

Ora non starò certo qui a dare un giudizio nel merito, è evidentemente un modo di concepire l’esate ben diverso dal nostro, ma per me e i miei colleghi, per quanto in questo periodo guadagniamo ben di più che nel resto dell’anno, comunque la fatica si fa sentire, e bisogna sempre trovare un modo per distrarsi e rilassarsi, e io e alcuni miei colleghi avevamo trovato le parole crociate.

Già, nell’era della tecnologia e dei social network può sembrare anacronistico che un gruppo di giovani tra i 25 e i 35 anni possa divertirsi così, eppure tra il 2014 e il 2015, i nostri (non molti) minuti di pausa li passavamo con i cruciverba, e vi dirò che ci divertivamo un bel po’.

Uno dei colleghi che più partecipava alle nostre “sedute” di cruciverba era Davide, che poi lasciò la scuola nel 2016 per trasferirsi altrove.

Ebbene, Davide quest’anno è tornato, solo per farsi la stagione estiva (essì, insegnare l’italiano in Cina può essere un lavoro stagionale, altro che bagnino o animatore!), ed è stato un graditissimo ritorno, non lo vedevo da cinque anni e mi dispiace che sia già andato via.

Ovviamente non abbiamo non potuto rievocare quei tempi, e mentre ne parlavamo, mi è venuto in mente che io allora avevo creato personalmente delle parole crociate, tanto ero  in fissa in quel periodo, e appena tornato a casa ho cercato tra le mie vecchie carte delle fotocopie che avevo fatto di quei cruciverba prima di giocarci, e con mio grande piacere ne ho ritrovato uno, la cui foto (di una fotocopia purtroppo mal fatta, dovevo aver bevuto quel giorno) ovviamente ho inviato a lui e ad Andrea, un altro collega/cruciverbista di quei tempi, e quest’ultimo, che ormai vive in Italia da anni, mi ha anche detto che lui continua a cimentarsi con i cruciverba di Bartezzaghi, mentre io purtroppo, per un motivo o per l’altro, con i cruciverba ho smesso da tempo.

Beh, devo dire che per me è stato un effetto Madeleine, e credo che sia così anche per loro.

Ammetto di non aver mai letto il capolavoro di Proust, se non qualche stralcio, ma non credo sia necessario farlo per provare forti sensazioni quando ci si ritrova davanti a qualcosa, anche apparentemente insignificante, che ti rimanda a un passato felice (non solo per i cruciverba ovviamente, ma anche per quel  che non tornerà più, ma con la consapevolezza che queste sensazioni nel cammino della vita si proveranno per sempre, e tra dieci anni ritroverò qualcosa che mi ricorderà i tempi attuali e proverò più o meno le stesse sensazioni, e guai se non fosse così, sarebbe il segno di una vita poco vissuta.

Intanto io vi metto a disposizione una delle mie “creature”, anche se purtroppo molti numeri delle definizioni sono illeggibili, a voi la scelta di provare o meno a cimentarvi in un gioco che, nonostante i dispositivi tecnologici stiano rimpiazzando qualunque cosa, riesce ancora a sopravvivere.