Poeta, traduttore, narratore
Prima di ogni altra parola che presenti e spieghi quel che può, la parola alla poesia:
La nota porta forse un altro nome
se suona discordante con il tempo
lineare, e anche se supera il confine
dell’extratemporale. È il punto
sospeso del decorso, forse
Infinitesimale, l’improvviso
che s’incunea nel presente
e lo isola da ciò che non è ancora
ente? È la perennità divina
e immota che arriva semplicemente
dove sta? È forse il dito della mano
che stampa sul fortepiano il timbro
dell’eternità? Un rumore impercettibile
all’orecchio umano, l’alto tono
, come primo disse Damiano, della forza
sopra di noi vitale che sovrintende
all’esistere e al divenire nel silenzio
oltremondano? Forse neanche serve, dici
lo sguardo per avvertire la dimensione
astratta della vicenda che il finito eleva
all’infinito: anche il fiore che ho posato
rivivrà sulle tue labbra, al ritmo rarefatto
d’altra esistenza in vita, l’anima separata
in un tempo senza forma né durata.
La poesia è tratta dalla più recente silloge poetica di Paolo Maria Rocco, “Temi e Variazioni”. Letture critiche ne hanno sottolineato la rilevanza dello stile poetico e dei contenuti che aprono alla Poesia nuovi orizzonti di indagine tematica e di ricerca linguistica.
«La produzione di Rocco ha al suo centro la ricerca sul valore polisemico della parola -ha scritto il critico letterario Carlangelo Mauro-, di una sua sacralità che nasce dal rigore “di un attento compitare”, come leggiamo in Temi e variazioni; in diversi testi di questo libro, il “tu” cui il poeta si rivolge è una presenza femminile inserita in un discorso metaletterario; viene quindi ad essere la poesia stessa: “Vertiginosa altezza da cui mi guardi / e sai che senza te io nell’abisso / non ho altre muse, noto che arrivano / da frequenze radiofoniche diffuse / notizie dell’avvento d’un nuovo mondo” (p. 58). Ricerca che nelle intenzioni dell’autore mira a contrapporsi ad un livellamento espressivo sulle formule più generiche, anonime, e che assume un valore universale, profetico sulla comunicazione dell’Era della globalizzazione. Al J. Moran ha scritto opportunamente che nella poesia di Rocco “è questione di fede. Nei suoi Canti le cose accadono su un piano verticale, tra cielo e terra”. Discorso analogo si può fare per Temi e Variazioni in cui l’originalità della cifra stilistica consente di individuare il nucleo fondante della parola in quella tensione al sacro nel cosmo e nell’io che da Holderlin attraversa tutto un filone di poesia contemporanea; scrive P.M.Rocco: «Non sono freddi i venti / oltre Borea, c’è un alito divino / che s’accende, un sacro fuoco che arde / ancora nel giardino».
Premiati in Italia e all’estero i suoi libri tra i quali la raccolta di poesie “I Canti” (2016, Ed. Bastogi), il romanzo di formazione/storico “Virginia, o: Que puis-je faire?” sulla vita di Guido d’Arezzo, inventore della notazione musicale, che s’intreccia con l’esistenza a noi contemporanea della giovane pianista americana, Virginia (2015, Bastogi edizioni); il volume “Divina e altri racconti” (2017), e le raccolte poetiche “Bosnia. Appunti di viaggio e altre poesie” (2019, Edizioni Ensemble), e “Temi e variazioni” (2021, Ed. Il Foglio). Alla cultura balcanica ha dedicato “Antologia di poeti contemporanei dei Balcani” (2019, LietoColle Ed.), “Izet Sarajlić, per Sarajevo. Vita e poesia”, e la traduzione di Predrag Finci, “La stazione e il viaggiatore” (2022, Ed. Il Foglio)
Da “Bosnia. Appunti di viaggio e altre poesie”
C’è luce ancora abbastanza sulla costa
per vedere il colore delle pietre rilucenti
e della torba preziosa nei tuoi occhi. La foggia
è di paesaggio che muta dal fondo del lago,
di natura un’effusione che s’adegua. Il cielo
dalla mia parte, che tu lo sappia, gronda
un sospetto di pioggia, si dilegua
da nubi altezzose che vanno di fretta.
Indignate dal tono incurante del vento
che ciarla di piante e di fronde
ciarla invitanti che frullano pronte
a vestirsi da nude amanti. Un soffio possente
conteso dai nobili piani e dagl’umili
ranghi complotta, vortica in spire
irrisolte, l’ordine si rivolta: le nubi
son basse, son protese le frasche, tutte
lo vogliono, giusto un sospiro le tocca, più presto
diventa l’afflato folata, il giorno è la notte
di cui tutto spariglia, trabocca di terra
nell’aria un che di meraviglia: ora la volta
è una brocca inclinata che versa di gocce
un’armata. Sul litorale la sabbia è un mantello
stellato che ondeggia nella brezza
e si fa pensiero alato nei pressi dell’approdo.
Studi e articoli sul lavoro di Paolo Maria Rocco sono apparsi in “Bosniaci.net” (Rivista culturale dei Bosniaci della diaspora), “Barbarico Yawp”, “Franco Abbruzzo.it – Giornalisti per la Costituzione”, “Frequenze Poetiche”, “Isole-Dantebus”, “Educazione&Scuola” online, “Kvaka-Rivista di letteratura” e “Lupiga” (Riviste letterarie croate), “Oubliette Magazine”; “Oδός/Odos-Blog di Cultura” (Istria, Fiume, Dalmazia); “Osservatorio Balcani/Caucaso-Transeuropa”; “PEN-Bosnia”; “SIEM-Specom-Società italiana per l’Educazione musicale” (Macerata), “Euterpe”, “VivereUrbino – quotidiano della Città e del Territorio”; e su quotidiani di informazione nazionali “Oslobođenje” (Bosnia), “Nezavisne Novine” (Serbia), “Il Resto del Carlino”, “l’Avanti”, “Il Giornale Diplomatico”, e regionali “Altrogiornalemarche”, “Il Quotidiano del Sud”; “Il Corriere Adriatico”. Sue poesie sono pubblicate in YouTube e recitate dall’attore Sergio Carlacchiani, e a cura del poeta Elio Pecora in DVD per l’Antologia “Sentire”.