Persone comuni. Semplici. Schiette. Leali. Pane al pane, vino al vino…
Chi sono i preti di strada? Persone comuni. Semplici. Schiette. Leali. Pane al pane, vino al vino. Vanno al nocciolo dei problemi. Quelli veri, che tormentano la gente. Quella che soffre. Ci mettono la faccia. Una. Rischiano. La vita. La loro. Sanno fare autocritica e prendersi in giro. Spronano i semplici, bambini, donne e uomini del popolo, nel potenziare la loro autostima. Sollecitano i riottosi a denudarsi dell’alterigia e della vanità. Detestano l’indifferenza. Combattono contro le diseguaglianze, le ingiustizie, la corruzione, la criminalità. Vanno in chiesa, persino, …per riportare la ricchezza accumulata nella strada e per approvvigionarsi dello spirito evangelico. Quello autentico
Li riconosci immediatamente. Gente pragmatica. Inconfondibile nella folla. Per che cosa? Per il motto del Vangelo, “Ama il prossimo.” Trattano tutti allo stesso modo. Anche se stessi, con sincerità, rigore e… amore. Dignitosamente. Non fanno distinzione di età, genere, colore, cultura, economia. Né calcoli. Si precipitano dovunque ce ne sia bisogno. Il loro operato trae forza e coraggio dal cuore e dalla richiesta di aiuto. Il richiamo? Una parola, un gesto, uno sguardo, un silenzio.
Il primo prete di strada? Cristo! Dopo di lui, da ieri fino ad oggi, tantissimi, ma ce n’è bisogni di molti altri che percorrano le strade dell’amore. Strade diverse, ma tutte convergenti verso un unico orizzonte, “riscoprire il divino che si esprime nella foglia che piega, la pioggia in autunno, nella folata di vento che fa rabbrividire d’inverno, nel profumo della ginestra che accarezza le narici in primavera, nella frescura del querceto d’estate, nel sorriso di un bambino di ogni stagione, altrimenti è subito sera”. Don Andrea Gallo, Don Federico Rebora, Don Giovanni Barbareschi, Don Alex Zanotelli, Don Milani, Don Marco Bisceglia, Don Tonino Bello, Don Mimmo Marrone, Don Saverio Paolillo e tantissimi altri, spesso sconosciuti.
Don Milani. Ne senti parlare la prima volta da due giovani veneziani, mentre nel lontano 1970 ti trovi con lo zaino ed il sacco a pelo sulle spalle nel porto di Stoccolma. Al ritorno in Italia ti precipiti a leggere Esperienze pastorali, Lettera ad una professoressa, L’obbedienza è più una virtù, Lettera ai cappellani militari, Lettere di Don Lorenzo Milani, priore di Barbiana. La lettura delle sue opere, un pugno nello stomaco, …nella tua missione, sociale, politica ed umana di insegnante, più efficace di quattro anni di studi in storia e filosofia all’Università, …una revisione radicale del tuo quadro valoriale.
Don Marco Bisceglia, di Lavello. Sulla sua chiesa ondeggia lo striscione “La chiesa è dei poveri”. Chi mai avesse osato tanto!? Tuoni e fulmini si scatenano dal cielo! Ha l’ardire, inoltre, pagando un alto prezzo, di celebrare un matrimonio anticoncordatario, attenendosi al principio di voler essere solamente un prete, rifiutandosi di indossare i vestiti dell’impiegato comunale. La sua mensa, sobria. Indumenti, solo un paio di pantaloni. Un esempio vivente di decrescita felice. L’unico futuro possibile per il Creato.
Padre Saverio Paolillo, di Barletta. Missionario comboniano, in Brasile da oltre trent’anni. Sempre battagliero nel difendere i giovani del martoriato Paese. Piccoli orfani, senza tetto. La sua vita, quotidianamente appesa ad un capello. Lo incontri per la prima volta, molti anni fa, alla Scuola Media “Renato Moro” di Barletta. La sua palpitante lezione di vita, autentica per i tuoi alunni. Per te un’altra benefica sferzata…di incitamento alla crescita interiore.
Ti imbatti in lui alcuni anni addietro in un’occasione pubblica. Denunci nella ex chiesa di Sant’Antonio un caso di mala sanità generato da un medico locale ed auspichi che non se ne verifichino più, che la salute della gente venga seriamente tutelata. Padre Saverio, l’unico, si avvicina ed umilmente, ti abbraccia ed esprime la sua sofferta solidarietà. È da rimanere sgomenti… e compiaciuti. Non ci sente soli, la solidarietà la si palpa con le mani.
Lo rivedi in questi giorni in un incontro pubblico al Elabopoint, Centro di formazione professionale ed orientamento al lavoro. Ritrovi in lui, incanutitosi nei capelli e nella barba, la consueta granitica convinzione religiosa, il galoppante entusiasmo per la vita, la gioia di donarsi agli altri, declinata con la solidarietà e sofferenza per tutte le creature in difficoltà.
Grazie ai tanti apripista viene dagli umili di cuore. Senza profferire parole. Con i propri gesti quotidiani. Grazie a Saverio di esistere. Una persona in carne ed ossa. Un Cristo vivente. Conoscerlo personalmente riempie di fierezza. Una prospettiva di vita, un faro luminoso per chi non è indifferente ed ha voglia di inerpicarsi su sentieri ardui.
Uno dei pochi barlettani di cui la città di Barletta, per il suo generoso impegno sociale, politico e religioso, dovrebbe andare veramente fiera, non certo per l’Ettore Fieramosca, protagonista de La Disfida di Barletta, specchietto per allodole frastornate.