
Ma non di facciata…
Essere ottimista convinto non significa fare a meno di tastare la terra dove si posano i piedi che, comunque vada, poi, si possa esser sicuri di non incontrare inciampi di sorta. Le nostre “vie”, pur asfaltate, pavimentate, a volte sono pure lastricate di problematiche: intoppi da appianare ma che non han bisogno di pessimismo per non percorrerle, ma di attento ed oculato ottimismo per coprirle, viaggiando.
Essere intrepido oppure uno sfacciato spericolato, alla fine può succedere che l’incedere possa incontrare degli ostacoli che han bisogno più di attenzione piuttosto che di un ottimismo sbadato, bendato, per superarli. L’avventato va incontro a rischi non da poco. Non basta la determinazione e il coraggio o la fede nelle proprie capacità se d’altra parte non v’è il contrappeso a bilanciare il tutto con una dose di pragmatismo intelligente.
Sui tempi che corrono c’è da dire una cosa: la pagliuzza trascurata è diventata una “trave” che ci sta cadendo addosso…? Sin qui niente di male se non fosse per la “casa comune” che sta andando in rovina.
Quel proverbio cinico che predica: “Mal comune, mezzo gaudio” fa emergere i lati oscuri di una persona lontana dall’esser ottimista. Essere ottimista significa mirare ad un mondo di persone appagate, se non proprio felici, poiché non è da tutti cogliere i tanti sprazzi di felicità: mal, evidenziati, dall’indifferenza e dall’insaziabilità. Un conto è che la frutta marcia te la rifili, in modo scaltro, il commerciante, altro è che hai la possibilità di scegliertela da solo e che te ne porti a casa un bel po’, tra quella acquistata.
L’ottimismo a tutti i costi, per tal sembrare, non ha bisogno di distrazione o leggerezza, in special modo in un mondo di furbi, dove l’entusiasmo non ha motivo di essere inconsapevole a tal punto, da escludere il buonsenso. Ogni giorno, i media, ci mostrano immagini sconvolgenti di essere umani, desiderosi di essere considerati tali. Queste persone, muovendosi per immani ragioni, creano dei travasi da un “recipiente” all’altro (Continenti) che, volendoli ben accettare: basterebbe avere volontà etica per farlo.
Qui prende forma, nei più, una forma di radicale pessimismo da trascendere ogni forma di sensata soluzione. Daniello Bartoli con una bellissima metafora (similitudine) descrive l’Opera di Dio, tra cui: “l’uomo e l’acqua”. Le acque dei fiumi, diverse per sostanze trainate, concorrono a formare gli Oceani, assumendo così, una sua unicità. Alla pari dovrebbe essere l’esodo dell’uomo, coi diversi colori della pelle e i suoi molteplici valori culturali, a trovare la sua unicità tra i suoi simili, nell’Oceano dei Continenti dov’egli giunga e approdi.
Sembra che il nostro ottimismo si affievolisca nel pensare ad averne qualcuno in casa propria, senza pensare perché queste persone lasciano la propria terra e la famiglia per intraprendere simili, incerti, pericolosi viaggi. È una ricerca di libertà: la inseguono a stomaco vuoto e a rischio delle ultime risorse umane e della propria vita.
Ma il rimedio c’è, per affrontare e risolvere queste tragedie, anche se rimane tra le righe del buon pensante appunto. Non si può essere ottimista ed egoista al medesimo tempo. Il tira e molla delle parti in gioco per risolvere certi problemi: porta solo a lungimiranze striminzite e prive di determinazioni perseguite, di positività. Se ognuno di noi ci mettessimo a far la propria parte (e qui intendo i diversi Stati europei e non), a qualcosa di positivo si arriverebbe. Non come se stessimo a scalare l’Himalaya, con tutte le attrezzature che servono…ma con la sola intenzione e senza l’aiuto: né di una guida né di sherpa.
“Ed io in quattro congregazioni generali che ho veduto in Roma, e in esse adunato il fior degli uomini di quante provincia ha la Compagnia (Compagnia di Gesù). Per fin le lontane da Europa quel mezzo mondo ch’è dal sol levante al ponente, osservatine curiosamente gli andamenti, gli effetti, i modi dello scambievole usare, ho sempre, la Dio mercé, e dello spirito con che il Santo diè l’anima a questo corpo, trovata in essi tanta union di cuori, concordia di voleri, corrispondenza d’affetto, che la natura non giungerebbe a tanto…
sembravami vedere in essi pur giunti da così differenti paesi, quel che nelle acque, che da qualunque strana sorgente derivino, da qualunque contraria parte della terra provengano, tutte, all’incontrarsi perdono l’esser diverse, fan di sé una medesima acqua e in un medesimo corso s’accordano”.
Questo scritto del Bartoli (sedicesimo secolo) ci descrive l’eterno e irrisolto problema dell’uomo sulla terra, quando nel suo pensiero vien messo a latere il suo ottimismo. Così facendo non fa che lasciare le acque separate per timore d’intorpidirle? Credendo, in malafede, che pure il travaso degli umani, da un Continente all’altro, venga a creare discordanza ai suoi egoismi…