
Un cast pieno di attori famosi e talentuosi. Parla tutto da sé.
Christopher Nolan. Molti ci vedono un genio del cinema, qualche studio di Hollywood ci vede uno degli ultimi Dei cui genuflettersi per non finire in bancarotta. È un film lungo e la storia sceneggiata, dallo stesso regista, non valorizza seppure la metà del tempo; il montaggio è nevrotico perché permette il passaggio da un fotogramma all’altro alla velocità che basta a togliere il fiato e l’assenza di respiro simula anch’essa il capolavoro per i meno affamati di cinema impegnato. Facciamoci pure tutti ammaliare da cotanto sfarzo visivo ma è un accontentarsi.
Costruito come un giocattolo perfetto e tecnologico, non sarebbe la metà di ciò che è se ci fossero più dialoghi e introspezione, se le cose più belle non fossero lasciate ai volti silenziosi e colmi di bravura del protagonista ma soprattutto dei personaggi femminili poco approfonditi per rispetto a sua celebrità la bomba atomica. Nolan è bravo con gli effetti visivi e sonori e senza sarebbe un mago privo di bacchetta magica. La colonna sonora è strabordante, assordante e ha echi di Batman memoria. I tormenti psicologici di Oppenheimer (Cillian Murphy) sono evidenziati da luci e visioni psichedeliche futuristiche e anacronistiche nel contesto filmico.
Ci sono piccoli segni potenti che a Nolan non manca la bravura: i piedi sbattuti compulsivamente dai collaboratori degli scienziati in segno d’esultanza dopo la distruzione di Hiroshima e Nagasaki; il fazzoletto che il presidente Truman (Gary Oldman) offre a Oppenheimer (Cillian Murphy) per lavarsi simbolicamente il sangue dopo che il fisico gli ha dichiarato di sentirselo sulle proprie mani. Lewis Strauss/Robert Downey Jr,ispirato e bravo, su cui Nolan involontariamente, in bianco e nero, costruisce un secondo piccolo film che brilla di luce propria.
Pochi fotogrammi sono dedicati alla sensibile e meravigliosa amante Jean Tatlock (Florence Pugh) di Oppenheimer, dimenticando che nella vita reale fu il solo vero amore dichiarato dello scienziato. Guardate con attenzione i suoi occhi, quelli della Pugh, che sono altri due attori: amano e parlano e urlano da soli. Ma a Nolan non importa e ne mortifica la figura denudandola, facendo sì che a molti spettatori immaturi resti parte di un corpo e non un’anima immensa.
Altro titano tenuto al guinzaglio dalla regia e dalla sceneggiatura è la moglie di Oppenheimer Kitty/Emily Blunt: una smorfia del labbro fa tremare e imbarazza tutto il resto. Ma a Nolan non interessa perché il film è Cillian Murphy e lei deve essere al suo servizio. Grazie a Kitty /Blunt Oppenheimer perde e ritrova se stesso perché è molto intelligente ma fragile, la coscienza gli porta il conto di ogni scappatella con altre donne. Il cinema di Nolan sembra afflitto da dolosa misoginia.
Cosa ci ricorda nel film che la prima bomba atomica è stata un rigurgito di orgoglio tra nazioni sconcertate dalla guerra e scienziati di origine ebraica o imparentati con ebrei che all’America dovevano la vita? Enrico Fermi, tra gli scienziati che costruirono l’atomica nel deserto, ci portò in salvo sua moglie di origini ebraiche e tutta la famiglia dopo la vergogna promulgazione delle leggi razziali italiane e la persecuzione nazista. Ma a Nolan non interessa. Peccato, perché la bomba atomica ne fu anche un involontario tributo morale.