Amare, sinonimo di accogliere, servire, ascoltare, costruire ponti: Pasqua a fatti e non solo a parole

Amare, sinonimo di accogliere, servire, ascoltare, costruire ponti: Pasqua a fatti e non solo a parole…

“… si fece buio su tutta la terra”.

È il buio della morte di Dio

e, morto Dio, muore anche l’uomo,

con i suoi aneliti di libertà,

con la sua fame e sete di giustizia,

con il suo coraggio di combattere ogni oppressione,

con il suo desiderio di essere costruttore di pace …

 

“… all’alba le donne si recarono al sepolcro”.

È l’alba della risurrezione di Dio

e, risorto Dio, risorge l’uomo,

e il suo anelito di libertà trova sazietà,

la sua fame di giustizia viene appagata,

la lotta contro l’oppressione si trasforma in vittoria,

il giorno della pace non conosce più tramonto.

… e la notte del mondo è più luminosa del giorno.

La Pasqua ha in sé un messaggio ben manifestato dal Vangelo secondo San Giovanni: “…avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Ed ancora sull’amore c’è un altro brano dello stesso evangelista che per la sua apparente semplicità può sembrare addirittura ovvio: “…non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv. 3,18).

L’amore può anche spingersi fino all’eroismo, ma è quotidiano e abituale nei gesti. “Dare la vita” non vuol dire unicamente “morire” per l’altro, ma ancor prima vivere per l’altro.

Se l’amare non si fa concreto e quotidiano, è vuoto ed è falso.

L’amore non è un sentimento né un discorso, l’amore è un evento. L’amore che si nutre solo di belle parole e non si trasforma in fatto è solamente la macchietta dell’amore.

L’amore non “seleziona” le persone, tutti sono inclusi, è universale. L’amore è capace di costruire fratellanza e ponti.

Nel vero amore c’è gratuità e universalità. L’amore di Dio non accentra l’uomo: al contrario è dinamico e lo spinge verso gli altri uomini.

Ogni uomo e donna è interpellato a prendersi cura dell’immagine di Dio -“Dio creò l’uomo a sua immagine, ad immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”- (Gn 1, 26-27); immagine sfigurata nel volto di tanti uomini e donne “sformati” dalla fame, disingannati da promesse politiche, nei volti umiliati di chi vede denigrata la propria identità e cultura, nei volti ‘agghiacciati’ dalla violenza, nei volti afflitti e segnati dei piccoli e delle donne, nei volti stanchi di migranti respinti, nei volti di giovani depressi, che non intravedono la bellezza del futuro, nei volti di anziani al limite della sopravvivenza…

Ogni volto è una persona che chiede di essere ascoltata e che domanda di essere accolta per frantumare le catene dell’emarginazione e dell’abbandono.

“…non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”.

Ascoltare e Accogliere” due verbi che indicano quel vedere amichevole “che va oltre le apparenze”, che si accorge, si preoccupa e si occupa, si sente coinvolto e responsabile.

Sarebbe meraviglioso se questi due verbi fossero accolti e magari trasformati in programma politico e civile dai tanti responsabili e amministratori, alle cui mani, intelligenza e sapienza è affidato il compito di costruire percorsi di risurrezione per le nostre Città e per il Belpaese.

Città per la quali oggi possiamo intonare il lamento di Dio per la sua Vigna: “… mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica. Aspettavo giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendevo rettitudine ed ecco grida di oppressi”. (Isaia 5). E ancora: “Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante? La devasta il cinghiale del bosco e vi pascolano le bestie della campagna” (Salmo 79). Parole forti, non per cedere a geremiadi lamentazioni, ma per provocare una scossa nelle coscienze, per uscire dal torpore di una politica smarrita e ricordare che si è amministratori non di sé e dei propri interessi, ma del bene di un’intera comunità che da tempo vorrebbe ascoltare da chi la governa parole come queste: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata” (Isaia, 62,4).

La Pasqua ci faccia riscoprire la bellezza e la grandezza del servizio e, soprattutto per quanti hanno responsabilità (pubbliche, politiche, ecclesiali, dirigenziali) e che hanno deciso di mettersi al “servizio del bene comune e di tutti”, diventi evento che trasformi ogni logica di potere in servizio.

Perché l’unico potere che Dio ha affidato all’uomo è servire, è essere Ministri (ministro: dal latino ministerstri “servitore, aiutante”, minor agg., minus avv., “minore, meno”).

Buona Pasqua di servizio!


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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.