In tempi di crisi spesso la categoria “futuro”, sembra quasi scomparsa, si guarda ansiosi solo all’orizzonte immediato, mentre è necessario ritrovare le grandi domande critiche attraverso un’attenzione all’interiorità e qui rispolverare quel genuino amore per la terra, la terra civilizzata e abitata da donne, uomini e bambini per riscoprire tra le sue pieghe i tesori scampati alla “furia omici­da” dei “mistici del profitto”, ma anche imbattersi tra le loro vittime segnate da una sofferenza nasco­sta e digni­tosa: carcerati, ammalati, poveri d’ogni genere.

La fede cristiana, lungi dall’essere evasiva di tipo devozionale e processionale, attraverso una concreta spiritualità deve in­vece farsi storia all’interno di cammini “sovversivi”, sovente tortuosi e polverosi, di uomini e donne: re­cuperare risorse religiose, civiche ed etiche e metterle a sostegno della polis affinché di­venti luogo e laboratorio della convivenza delle diversità arricchenti.

La storia ci consegna la possibilità di rendere più umano l’uomo e questo è possibile attraverso l’ascolto e il dialogo vero, attento, continuo e soprattutto sensibile; allora, scrive Christoph Blumhardt (1842-1919), la persona diventa sensibile anche alla sofferenza del mondo nel vortice della crisi: diventa denuncia dell’ingiustizia e, attraverso la rinuncia (al potere e ai suoi nuovi ca­muffamenti), diventa annuncio dei cieli nuovi e della terra nuova, indicati dalla Scrittura (Apocalisse 21,1). Non solo attendendoli dal basso, ma anticipandoli per quanto è possibile, con una profezia che è attendere ma an­che un affrettarsi operosi proponendo quella “cittadinanza attiva” che passi da una “economia” dell’io a una “economia” del noi, dando un’anima alla cooperazione e alla vita per guardare lontano… oltre quel tecnologismo che sterilizza.

Purtroppo il lontano, ma sempre pericolosamente attuale, “Mito dei Lumi”, illudendo sulla possibilità di liberare l’Uomo dalla schiavitù dello Spirito, sostituendo la Ragione all’Anima, in realtà ha fatto perdere l’Umanità all’Uomo, lo ha umiliato riconducen­dolo alla sua dimensione di “zolla” cieca e quasi invisibile finanche a Dio. Così i fallimenti dei numerosi nuovi Tantalo e Icaro testimoniano sempre un destino di perdizione ben peggiore dell’adamitico paradiso perdu­to.

In questo i veri maestri dello Spirito sono degli artisti di laicità, in grado di fare sintesi tra fede e vita perché hanno fatto dell’ascolto un umile “apprendistato” prezioso per la Chiesa e la collettività, nel dialogo verso le altre Verità, e la Verità degli altri! Questa trasparenza, lontana da qualsiasi forma di proselitismo, ci chiederà a volte un osare denunce e un coraggio nel parlare, “sì-sì, no-no” se­condo il Vangelo, con quell’occhio puro che dilata il cuore e dà ali per volare lontano…oltre le crisi.

Elia Ercolino


[ Foto: Loredana Zagaria ]

 

 

 


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Elia Ercolino, nato a Peschici (FG) 15/02/1954. Formazione classica con specializzazione in teologia biblica. Ha tenuto corsi di esegesi e teologia   vetero e neotestamentaria. Giornalista pubblicista dal 1994 e professionista dal 2004. Impegnato nell’emittenza televisiva locale dal 1992. Direttore di Tele Dehon dal 1994 con auto dimissioni nel 2012. Direttore responsabile e fondatore della testata giornalistica “Tele Dehon Notizie” dal 1995 al 2012. Impegnato da sempre nel mondo del volontariato sociale.