
«Occhio per occhio… e il mondo diventa cieco»
(Gandhi)
Caro lettore, adorata lettrice,
questo caffè esce alla vigilia del 27 gennaio, la Giornata della memoria.
Di giornate tristi e memorabili, in verità, ce ne sarebbero tante altre, e tutte per giusta ragione, ma non v’è dubbio che la giornata dedicata alla Shoah – nonché allo sterminio di omosessuali, zingari, persone disabili, testimoni di Geova, preti e pastori cristiani, oppositori politici, prigionieri di guerra, tutti morti attraverso ciminiere naziste… – ha il merito di riuscire a scuotere, almeno un giorno all’anno, la coscienza civile del nostro Paese.
Appunto: almeno un giorno all’anno. Il fatto è che ci sono altri 364 giorni in un anno e non che è lavarci la coscienza per un giorno ce la renda meno sporca in tutti gli altri. Perché l’impressione è appunto questa: un repulisti una tantum e poi… “dente per dente”: «Va tutto ben, madama la marchesa!».
E no, che non va bene. Non va bene l’indifferenza, mia e tua, non va bene il voltarsi dall’altra parte, non vanno bene le tre scimmiette del “non vedo, non sento, non parlo”.
«Odio gli indifferenti», scriveva Gramsci. Amo chi prende parte, ripeto a modo mio. Amo chi si schiera, specie se dalla parte del più debole, amo chi non riesce a star zitto, amo Pinocchio che ascolta la fastidiosa e insopprimibile voce del grillo parlante.
E amo chi sa perdonare. Se stesso e gli altri: gli altri, tanto più perché consapevole di dover innanzi tutto perdonare se stesso. È una convinzione che nutro da tempo: chi si vanta di non aver nulla da perdonarsi, è anche colui che è intransigente con il prossimo; chi è consapevole delle sue ferite, inferte e subite, dei suoi errori, delle sue manchevolezze, è meno propenso a puntare l’indice.
Manchevolezze: un’altra parola che meriterebbe la tua e mia riflessione. Quando ci si vuole giustificare, si fa presto a dire: «Ma io non ho fatto nulla di male». La domanda è: «Siamo nati per non fare del male o per fare del bene?». Perché, ammesso e non concesso – del tutto non concesso! – che sia vero che tu ed io abbiamo “la coscienza a posto”, non mi pare che la felicità della nostra esistenza ruoti su ciò che “non facciamo” piuttosto che su quanto scegliamo, amiamo, vogliamo: e mettiamo in atto.
Nessuno si salva da solo, recita un noto titolo di Margaret Mazzantini. Mi ricorda la regola d’oro, che prediligo: «Fai agli altri ciò che vuoi che venga fatto a te». E non mi pare che alcuno di noi voglia restare cieco.
Caro lettore, adorata lettrice, auguro a te, e a me, di vivere con gentilezza questo giorno: e tutti gli altri giorni dell’anno! Proprio come suggerisce il Dalai Lama: «Sii gentile quando possibile. È sempre possibile».
Buongiorno, ripeto sempre ai miei figli, mettetevi sempre nei panni di chi subisce e non fare agli altri, quello che non si vorrebbe venisse fatto a te.
Un sorriso, una parola gentile, un abbraccio non hanno prezzo.
Grazie, Nunzia. Sottoscrivo.