«La vita è un dono, dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno»

(Amedeo Modigliani)

Le parole di Modigliani che aprono questo caffè le ho trovate mentre cercavo notizie sulla sua vita che conoscevo solo superficialmente. Ho scoperto così la grandezza e la sfortuna di questo grande artista, morto troppo giovane, mentre sua moglie stava per partorire il loro secondo figlio. Se lo portò via una meningite tubercolare, a 35 anni. Jeanne Hébuterne, sua moglie, si lanciò il giorno dopo da una finestra al quinto piano, incapace di sopravvivere alla morte dell’amato: più dell’amore materno, poté la disperazione del lutto.

In realtà, mi sono incuriosito delle vicende della vita e della morte di Amedeo Modigliani dopo aver ammirato, nel Kunsthaus Museum di Zurigo, uno dei suoi capolavori e aver letto un’intervista di Lunia Czechowska, la musa ispiratrice, modella, confidente, complice, amica di una vita, e oltre la morte, di Amedeo. È proprio su un ritratto a lei dedicato che Modigliani scrisse: «La vita è un dono, dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno».

Sono parole luminose, che mi hanno riportato immediatamente alla ragione del mio viaggio a Zurigo.

Ci sono stato perché invitato da Susanna, una donna eccezionale le cui note biografiche, almeno in larga parte, tacerò per ovvio dovere di riservatezza. Basti sapere che Susanna è stata spesso, e molto profondamente, ferita dalla vita. È divenuta vedova troppo presto, ha tirato su da sola tre figli, non si è più risposata e, dopo più di trent’anni dalla sua morte, ancora nomina e racconta del marito ogni tre per due. Ora è una donna in pensione che attraversa la solitudine e deve affrontare non poche delusioni e contraddizioni. Eppure è tutto un pullulare di iniziative culturali e solidali che porta avanti instancabilmente.

Susanna mi ha detto: «È importante seminare felicità. Ognuno lo può fare a modo suo e con i suoi mezzi. Io, per esempio, provo a diffondere felicità col mio sorriso».

E dovreste proprio vederlo il sorriso di Susanna: è un raggio di luce, esplosivo come dinamite, ma che non fa male, energia che si libra allo stato puro e in modo gratuito ti raggiunge.

Ecco. Per tanti la vita resta un mistero, un enigma, un viaggio insensato, un dolore atroce, una tragedia senza redenzione.

Per Susanna, che pure avrebbe ragione di urlare il non senso – proprio come nel celebre dipinto di Munch – la vita è un sorriso che gratuitamente si accende e gratuitamente si riverbera. È in un sorriso il suo segreto della felicità.

Perché è proprio vero che c’è più gioia nel dare che nel ricevere: e non bisogna essere credenti per sperimentarlo. O meglio: magari credenti lo si deve essere, persino nostro malgrado, ma credenti nella vita, nel bene, nell’amore, in qualsivoglia modo li si intenda o li si voglia appellare.

Persino senza nominarli: e forse è persino preferibile così.

Frere Roger: «Ci sono delle realtà che rendono bella la vita e delle quali si possa dire che portano come una fioritura, una gioia interiore? Sì, ce ne sono. Una di queste realtà si chiama fiducia».

Leonardo Sinisgalli: «Non c’è bisogno di far chiasso per trovare la verità. La verità come le streghe fugge via a colpi di scopa. Per trovarla bisogna star quasi immobili».

Roberto Benigni: « O sei innamorato, o non lo sei. È come la morte… o sei morto, o non lo sei: non è che uno è troppo morto! Non c’è troppo amore, l’amore è lì, non si può andare oltre un certo limite e quando ci arrivi, a questo limite, è per l’eternità».


FonteIn copertina: Modigliani, Jeanne Hébuterne seduta
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...