Odysseo pubblica oggi un’intervista a Fabio Leli, regista di Vivere alla grande, un documentario che mette a nudo l’ipocrisia di Stato quanto al “gioco d’azzardo legalizzato”.
Intanto, vediamo un po’ di numeri e facciamoci qualche domanda…
Lotterie, bingo, superenalotto: hanno tutte il segno “più” e, in tempi di crisi, sono le uniche attività imprenditoriali che non conoscono deflazione, anzi che continuano a crescere a doppia cifra, portando nelle tasche dei concessionari miliardi e miliardi di euro: +15,6% il dato di marzo per le scommesse sportive, +23% l’incremento delle scommesse online da gennaio a marzo.
Anche le entrate per lo Stato aumentano: +13% segna l’Erario nei primi tre mesi del 2016, dato che si traduce in 413 milioni di maggiore introito, mentre sono 41 i miliardi di incassi previsti dal Governo nel triennio 2016-2018.
Si dirà: bene, quanto meno pagano le tasse. Ed è qui che il discorso non fila più liscio.
Perché quella che “entra” nelle casse dello Stato è una cifra risibile in confronto a quanto gli Italiani dilapidano. Perché i guadagni delle Concessionarie del gioco d’azzardo sono paragonabili a quelli degli sceicchi. Perché un giocatore su due cade preda dell’usura. Perché i “compro oro” crescono in misura esponenziale, ma parallela a quella delle centri scommesse. Perché Procura Antimafia, Agenzia dei Monopoli e Banca d’Italia non fanno che ripetere che le slot sono un’ottima “lavatrice” per riciclare denaro sporco. Perché l’Italia ha un numero di punti scommesse dieci volte superiore a quello della media europea. Perché l’illusione di vincere al gioco sta addormentando la coscienza degli Italiani, sta loro rubando la motivazione, la voglia di riscatto, la volontà di reagire alle difficoltà, narcotizzandoli col miraggio della vincita che risolverà i loro problemi per sempre.
Pensate: in Vivere alla grande si spiega che la possibilità di trovare un biglietto da 500.000€ è di una su 6 milioni. Qualcuno potrebbe obiettare: e se capitasse proprio a me? Bene: immaginate di distendere, uno dopo l’altro, i 30 milioni di biglietti che lo Stato emette ad ogni tornata. Coprirebbero, si spiega ancora nel film di Leli, una distanza che va da Napoli a Capo Nord; la vostra speranza di beccare uno dei cinque biglietti vincenti sarebbe pari a mettersi in auto, incominciare a guidare in direzione della Norvegia e sperare di beccare il biglietto alla vostra prima o seconda o ennesima fermata. Nel frattempo, però, vi sarete dissanguati per pagare benzina, autostrada, annessi e connessi… Chi ci guadagna? Chi vi fa girare a vuoto, ovviamente. E vi rende disperati.
Nel frattempo, nel solo 2015 gli Italiani hanno bruciato nel gioco d’azzardo legalizzato la modica cifra di 88,249 miliardi di euro (avete letto bene: più di 88 miliardi di euro in un solo anno…). Se fate il cambio col “vecchio conio” sarebbero oltre 17.000 miliardi di lire…
E a questo punto uno si chiede: non potrebbero almeno risparmiarci l’ipocrita invito a “giocare responsabile”? Certo che no: altrimenti, qualcuno dovrebbe rinunciare al suo “colletto bianco” e rivelare quanto sporco nasconde.