
Secondo il rapporto del 2017 sulla valutazione europea della Giustizia (“EU Justice Scoreboard”), l’Italia è uno dei Paesi della Comunità a sopportare i procedimenti giudiziari più duraturi.
“Cosa sono mille avvocati incatenati sul fondo dell’Oceano? Un buon inizio!” Con questa battuta, il malato terminale Andrew Beckett saluta, per l’ultima volta, il suo legale Joe Miller, nel film “Philadelphia”. Le magistrali (aggettivo non casuale) interpretazioni di Tom Hanks e Denzel Washington delineano, però, un quadro della Giustizia Civile e Penale dissimile dalle reali lungaggini burocratiche dei tribunali.
Certo, obietterete, giustamente, che il sistema giudiziario americano si discosta, in maniera netta, dalle dinamiche europee, ed è proprio per questo motivo che la Commissaria UE alla Giustizia, Vera Jourova, ha tracciato un bilancio dei progressi effettuati dagli Stati dell’Unione nel campo costituzionale e giuridico. Secondo il rapporto del 2017 sulla valutazione europea della Giustizia (“EU Justice Scoreboard”), l’Italia è uno dei Paesi della Comunità a sopportare i procedimenti giudiziari più duraturi. Il report, però, dimostra anche “un forte calo del 30% nel numero delle cause pendenti rispetto al 2010”.
Le lungaggini burocratiche, infatti, posizionano lo Stivale al quarto posto per velocità nell’espletamento di pratiche civili e commerciali. Con una media di 393 giorni nel 2015 e 395 giorni nel 2010, peggio di noi fanno solo Cipro, Portogallo e Malta. Per quanto riguarda, invece, le cause amministrative, il tempo necessario aumenta fino ad arrivare a 1008 giorni.
Non solo, in Europa, l’Italia è al quintultimo posto anche per numero di magistrati (11 ogni 100mila abitanti, stabile rispetto ai dati del 2010), mentre è seconda per numero di avvocati (391 ogni 100mila abitanti), campione superiore ai 350 del 2010.
Conformemente sempre a quanto riferito dall’Eu Justice Scoreboard, “nonostante la copiosa quantità di casi pendenti, lo sforzo genuino per realizzare le riforme e l’impegno per una gestione più efficace dei casi, ha permesso all’Italia di migliorare la propria incidenza nel settore“. Correzione, questa, resa possibile anche dal lavoro del Consiglio Superiore di Magistratura teso a rafforzare l’utilizzo delle tecnologie d’informazione.
Non saranno mille avvocati in fondo all’Oceano ma è, di certo, un buon inizio…