Sarà colpa di Alfredo…

A Firenze lessi su un muro: Vasco libero. Chiesi ovunque, nessuno sapeva chi fosse. Vasco o Giovanni o Luca, a me importava che un uomo non fosse libero.

Son passati anni e stagioni, ho conosciuto il cantante e libero mi sembrava che fosse anche troppo, lo gridava a gran voce,  e comunque cominciava coi testi belli, quelli che solo i grandi creano. La libertà si schiantava sui palchi rock a suon di corde metalliche.

Poi, ad andare ad un suo concerto, ho registrato reazioni differenti e notevoli.

“Non sei da Vasco!”.

E lì mi sono sentita offesa. Andare per musica non è firmare il piano quinquennale, non lede la propria moralità, non ti timbra a fuoco. È semplicemente concedersi tempo e armonia. Poi però ho guardato, a cavalcioni sul muretto delle apparenze. Vasco fa proseliti, è un guru per tanta gente che nei suoi testi si ritrova, nella sua musica si perde e si emoziona.

Sono parole, le sue, di fragilità e forza, di quotidianità, di semplicità, di sfumature di animo, di ribellione. Ogni sua donna cantata potrebbe avere il proprio nome.

La musica mi ha preso, i colori mi hanno stordito, la forza di un uomo è divenuta gigante. Eppure non mi ha travolta. C’è sempre chi dice no!

Libertà è non avere condizionamenti di alcun tipo, è un’alba chiara.

È un cappello dove guardare nei buchini della raffia, è sperare che altre poesie scivolino dalla sua penna, è aspettarsi una coccola che poi arriva.

Il resto è contorno, fuoco d’artificio, tette al vento di un femminismo liso.

È fargli una dedica che non leggerà mai ma chi se ne frega:

“Grazie che mi accompagni in certi giorni del cavolo, che ho amici che sono proprio come te, che non parli di schiena, che schiaffeggi con le parole. Se abitassi nella mia strada ci staremmo sulle scatole o diverremmo amici. Solo un appunto: dici che ce la faremo tutti? Lo sai che è una bugia. Molti non ci riescono, molti si arrendono. Però tu suona più forte proprio per loro.

Oltre le apparenze, i muri, gli stadi, le luci, le borchie, le logiche,la musica .

 Gridalo sempre, continuamente, senza rimpianto , ogni volta.

Tu puoi.

È proprio questo il mondo che vorrei”.