È una partita troppo grande quella della ricerca di sicurezza e felicità e l’energia che sprigiona è il giusto compimento di una resistenza che, pian piano, si affievolisce

Quando si parla di bene o di una sua assenza nella realtà che ci circonda, il discorso si complica sempre, perché entrano in gioco fattori emotivi che avvolgono il cuore in un percorso di riconoscimento.

E non è nemmeno facile rapportarsi ai giovani su questo elemento se noi genitori, in primis, non riusciamo a fare chiarezza in noi stessi.

L’amore non imbriglia, lascia liberi. L’amore deve fare in conti con il tempo nel suo farsi strada di conoscenza.

L’amore deve indicare ma non obbligare, deve avvolgere ma non imprigionare, deve abbracciare e far spiegare le ali, laddove il volo è un atto di scelta consapevole o quasi.

Se sgraniamo lo sguardo, ci sono pericoli  dappertutto e paure. Le situazioni più grottesche sono quelle che rompono il guscio delle sicurezze.

L’adolescente, che non è più bambino, è anticamera  di un infinito di cui prendere consapevolezza e da accogliere. Strano come si screpoli il cielo all’ombra di muretti di protezione che vorremmo piantare dovunque, eppure è con le sbucciature che si comincia a diventare grandi.

Quale il prezzo da pagare?

La libertà è un’immersione nella vita, non un restare ai suoi margini a contemplarla ed è necessario che diventi “appartenenza” a qualcosa, a qualcuno perché porti frutto.

Ecco il nostro compito: rendere i figli liberi ma responsabili perché ogni loro passaggio sia un’esperienza da custodire.

Ci saranno sbavature, imperfezioni, cadute, lacrime quando la vita toglie e non restituisce e poi giungeranno sorrisi, relazioni forti, rimasugli di verità.

È una partita troppo grande quella della ricerca di sicurezza e felicità e l’energia che sprigiona è il giusto compimento di una resistenza che, pian piano, si affievolisce.

La vita, poi, è negli occhi che ci cercano nelle incomprensioni, nelle pacche di incoraggiamento su spalle ancora fragili, negli esempi edificanti da cui nessuno è dispensato, nell’interrogarsi sulle cronache locali e nell’avanzare proposte costruttive per avvicinare i giovani alla speranza nonostante tutto.

Ciò che ferisce, ciò che spaurisce, ciò che frammenta, ciò che sgancia è la mancanza di ascolto che è necessaria per insegnare loro che val la pena vivere sempre, anche nel travaglio della solitudine e nell’incertezza della noia.

Lo straniamento spesso causato dai social è sempre assenza di qualcosa, di qualcuno e allora si cerca in un’altra superficie la bellezza che non si compie fuori. Non bisogna arrendersi ma imparare ad aspettare tempi migliori superando insieme alcuni schematismi vacui e illusori.

I giovani oggi hanno bisogno di radici solide, di notti meno oscure, di ali che sappiano spiegarsi al momento giusto in modo naturale, certi di un dialogo che non si interrompe ma continua e si avvale di nuovi significati.

Noi genitori dobbiamo imparare a saltare insieme ai nostri figli, a non ancorarci in prese di posizione che portano pioggia e vapore acqueo ma non germogli da far sbocciare, perché non possiamo sottrarci alla nostra chiamata e al nostro essere terra delle possibilità.

La prudenza è una carta embrionale da attivare insieme alla pienezza: sottobraccio la scorza amarognola dell’esistenza perde la sua asprezza e anche il giudizio smorza la sua pusillanimità e si addolcisce.

L’amore non si misura ma è un passaporto che fa da garante in ogni circostanza. Forse, non possiamo promettere che non ci saranno graffi ma la consolazione della presenza è un salvagente che non fa annegare in acque torbide.

L’entusiasmo è un tempo da vivere, da cedere a piene mani per scoprire che anche la fragilità non è mai un limite  ma una pista di lancio verso nuove altezze.

Oggi tutto diventa necessario, soprattutto il coraggio di non smarrirsi mentre tanto svanisce e si disperde, laddove i bagliori si ridimensionano e gli intrecci tolgono il fiato.

L’ipotesi migliore è che le stagioni devono accadere quando si è pronti, senza fretta e negli smottamenti non deve mancare l’armonia di una ripresa da non precludersi mai.

I giovani chiedono fra le righe del silenzio anche quando vantano la loro autonomia e la tela degli affetti, come per Penelope, è una coperta da imbastire ogni giorno affermando la positività.

Curando il vuoto ci si colloca nel giusto nutrimento: l’amore è un cosmo da rifoderare di stelle per innamorarsi sempre!

Noi genitori dobbiamo essere trama di provvidenza per leggere i semi nascosti e farli brillare.

 

 


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Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.