Noemi Lakmeier: “C’è qualcosa di molto triste nell’aver paura di essere felici“
Si chiama “cherofobia” e, probabilmente, chi vi scrive ne è affetto. Si tratta, in soldoni, della paura estrema di essere felici, una condizione che la psichiatra viennese Noemi Lakmeier ha cercato di spiegare superando i propri ostacoli mentali, prima ancora che fisici.
Già, perché Noemi, costretta su una sedia a rotelle fin dalla nascita, ha sconfitto, in un solo colpo, le sue due più grandi paure: la paura di volare e quella, appunto, di apprezzare i lati positivi della vita. Sia ben chiaro ai miei 25 lettori che l’ottimismo che permea la mia penna è una conditio sine qua non per continuare a sognare, a sperare e a condividere con tutti voi questi meravigliosi esempi di vita. Ciononostante, credo sia capitato a tutti di ritrovarsi di fronte all’incapacità di godersi il momento, di pensare ad un pericolo incombente quanto effimero, del “è troppo bello per essere vero”.
Noemi ha trasformato le incertezze motorie in opportunità di conoscenza interiore, si è imbarcata su un volo diretto da Londra a Sidney e, sospesa nell’aria, fluttuando attraverso le funi di ventimila palloncini, si è esibita, per ben nove ore, al Teatro dell’Opera della città australiana.
“C’è qualcosa di molto triste nell’aver paura di essere felici“, ha confessato la Lakmeier al The Sidney Morning Herald, “nell’essere sospesa in aria si percepisce la costante tensione tra i palloncini che ti tirano su e il peso del corpo che porta la pressione verso il basso. È una costante lotta tra i due“.
Una lotta motivazionale, una battaglia relazionale, il sentirsi in armonia con gli altri all’unico scopo di comprendere quale possa essere il nostro posto del Mondo, un sincronizzato gioco di equilibri che ci ricorda dell’importanza, del diritto e, soprattutto, del dovere di essere felici in quanto essere umani.