
di Ilaria Tuti
In questo romanzo incontriamo l’indomita e ineguagliabile Teresa Battaglia, commissario di polizia specializzato in profiling. Questa volta il commissario è alle prese con un “cold case” ovvero un enigma da svelare che viene da molto lontano, da un passato sconosciuto o dimenticato. In questo turbinio di immagini raccapriccianti, di storie intrecciate a racconti surreali, di emozioni forti e al cardiopalma si mescolano le nascoste paure della Battaglia nel dover affrontare un’indagine complicata tenendo a bada la malattia che, poco a poco, la sta consumando da dentro e che rischia di farle perdere in un battito d’ali qualunque ricordo o aderenza alla realtà.
Empatizziamo da subito con lei in quanto professionista doc e donna eccezionale che ha saputo sfruttare i passati dolori per rendere il suo lavoro unico anche grazie alla sua bravura nel leggere l’animo umano. Ci inteneriamo nel vedere la sua materna sollecitudine nei riguardi dell’ispettore Marini che verrà aiutato a prendere in mano la propria vita personale e darle una nuova chance di felicità.
Questo gioco di sguardi attenti, professionalmente indagatori e umanamente protesi agli eventi faranno venir fuori una storia affascinante quanto torbida, in cui qualsiasi cosa sembra farsi simbolo di altro come alcuni rituali ancestrali che si ricollegano ai culti del femminino sacro, di Iside e di altre tradizioni perse nella notte dei tempi, tutto questo nascosto dietro una tela dipinta con sangue umano.
La penna straordinaria della Tuti tiene incollati alle pagine e così la lettura vola veloce e fluida. Le immagini evocate dalle sue parole sono sempre estremamente poetiche, pennellate di delicati accostamenti nel “fotografare” i luoghi, gli oggetti, le persone, gli animi umani.