Nicolangelo d’Avanzo, campione nazionale nelle lunghe distanze: ha più volte vestito il tricolore nelle gare di 6, 12, 24 e 48 ore, oltre che nelle 100 miglia. 19 titoli italiani di cui 12 di categoria e 7 assoluti. Finisher al Passatore, alla Nove Colli e, di recente, alla Milano-Sanremo.

Numeri da capogiro, che potrebbero anche indurre a montarsi la testa: ma Nicolangelo è un campione di umiltà oltre che nello sport…

Caro Nicolangelo, subito una citazione per la tua ultima impresa: che cosa è stato preparare e correre la ultramarathon Milano-Sanremo?

In effetti, la gara è solo il giorno di coronamento di un lunghissimo lavoro di preparazione, con allenamenti diurni e notturni. Dico solo che, nei quattro mesi precedenti la partenza, ho dovuto portare una media di 160km di corsa a settimana, conciliando gli impegni per la famiglia e di lavoro con le ore giornaliere da spendere in allenamento. Ovviamente, il momento più emozionante è quello della vigilia: la tensione sale a mille, quasi non riesci a chiudere occhio, e sai che è giunto il momento per finalizzare tutta la tua fatica. Non manca mai un po’ di timore, il che significa affrontare la prova con consapevolezza e umiltà. La settimana scorsa è giunta l’ennesima soddisfazione: su un percorso duro come la 50km del Gargano, hai portato a termine la tua centesima gara tra maratone e ultramaratone. Sensazioni?

Bellissime sensazioni. L’obiettivo era festeggiare con gli amici, senza guardare troppo ai risultati, anche se poi è venuto un secondo posto assoluto dietro un top runner come Alberigo di Cecco. Un grazie speciale all’organizzatore Pasquale Giuliani, insuperabile in fatto di accoglienza e per la sua capacità organizzativa. Un pensiero di affetto e gratitudine per tutti gli amici che ci sono stati e per quelli che avrebbero voluto esserci.

A proposito di “top runner”: di recente, sui social, è sorta una polemica tra quanti si considerano “campioni” nella corsa e quanti, “tapascioni”, li ostacolano sul percorso di gara. In molti, hanno apprezzato il tuo pubblico intervento a difesa dei più lenti…

Davvero mi risulta difficile capire il perché di una simile polemica. L’ultramaratona, innanzitutto, è uno sport amatoriale, in cui ognuno può gareggiare e divertirsi a modo suo, misurandosi con se stesso. Io sento lo stesso rispetto nei confronti degli “assoluti”, come nei confronti del neofita. Ogni atleta ha alle spalle una sua storia per cui tagliare il traguardo, al di là del risultato cronometrico, rimane comunque una grande vittoria. Che ne sappiamo noi dei problemi di salute o delle ferite inferte dalla vita che spingono una persona a calzare le scarpe da corsa e sfidare i propri limiti? Ripeto: ogni gara, ogni persona ha la sua storia e meritano rispetto assoluto. Inoltre, ho provato a pensare a cosa sarebbe il mondo della maratona se fosse limitato ai cosiddetti “campioni”. Non riesco proprio a immaginare come sarebbe possibile organizzare gare per dieci o quindi “top runners”. La verità è che tutta l’organizzazione è resa possibile proprio dalla partecipazione di quegli atleti che scelgono di esserci anche se sanno che non arriveranno mai primi: per questo, oltre il rispetto, hanno tutta la mia ammirazione.

Torniamo a parlare della Milano-Sanremo. Vuoi farci rivivere con te le emozioni più belle?

Nella mia mente continuano a scorrere fotogrammi indimenticabili. L’attesa degli ultimi giorni. La partenza dai Navigli. La consapevolezza che sei in gara con te stesso. La UMS Milano-Sanremo non è una gara come le altre, ma un viaggio con te stesso, per sondare la tua capacità di spostare ancora una volta in avanti il tuo limite. Avevo timore di correre di notte e temevo il freddo (l’escursione diurna ci portò dai 26 gradi della partenza a pochi gradi sopra lo zero al Passo del Turchino), e invece, come canta Venditti, “quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita”: credevo che l’alba, con i bei paesaggi della Liguria, mi sarebbe stata di grande aiuto e invece proprio allora ho patito dei tremendi colpi di sonno e ho dovuto fare appello a tutte le mie energie mentali per arrivare a toccare il mare di Sanremo. Pensate che il mio fraterno amico nonché presidente di società, Mauro Sasso, non riuscendo oltre a sostenere lo spettacolo della mia sofferenza, mi invitava a desistere e ritirarmi…

E invece?

E invece questa è stata la scossa che mi ha dato l’energia per andare avanti. Sono arrivato a Sanremo, dopo 285km di corsa, coperti in 34ore e 40 minuti, classificandomi quinto assoluto e secondo italiano. Ancora oggi non trovo parole sufficienti per esprimere la mia gioia. Era il coronamento di un traguardo inseguito lungo migliaia e migliaia di chilometri di allenamento.

Hai già citato il tuo presidente Mauro Sasso: c’è qualcun altro che vorresti ricordare?

In primo luogo, mia moglie e i miei figli: la mia vera forza. Ringrazio di cuore la mia società, la Bisceglie Running, e di nuovo Mauro: un paio di anni fa, avevo deciso di mollare tutto e, se sto tornando a livelli competitivi, lo devo solo al loro supporto e alla loro amicizia. Un grazie particolare anche al mio sponsor, l’Unione Group, il cui sostegno è davvero fondamentale.

Una parola per quanti, già appassionati o anche solo agli inizi, vorrebbero misurarsi con le lunghe distanze?

Sì: quello di salvaguardarsi. Non occorre mai dare nulla per scontato. È fondamentale, prima di misurarsi con prove simili, avere la necessaria preparazione, seguendo una legge di gradualità. Ancora più importante è sottoporsi a regolari visite mediche: non si dovrebbe mai mettere alla prova le proprie gambe e il proprio cuore senza essersi sottoposti ad una prova da sforzo alla presenza di un medico dello sport.

Prima di salutarci, vuoi dirci quale sarà il tuo prossimo traguardo?

Il mio prossimo obiettivo di rilievo nell’anno è, senza ombra di dubbio, la Spartathlon, da Atene a Sparta, a fine settembre. Una gara di 246km, che prevede una dura selezione già al momento dell’iscrizione. Gli atleti, circa 400, arrivano da tutto il mondo e sono solo poco più di una decina gli italiani. Per me sarà un onore rappresentare il mio Paese ai nastri di partenza perché davvero in questa gara è presente il meglio di ogni nazione a livello mondiale. Il percorso è caratterizzato da salite impegnative e tratti sterrati. Rispetto alla Milano-Sanremo il percorso è decisamente più tecnico e impegnativo, anche se con qualche chilometro in meno. Pensate che, lungo il tragitto, ci toccherà superare 75 check-point per ciascuno dei quali è previsto un tempo limite di passaggio: chi non lo rispetta, è tagliato fuori.

Ma non avevi detto che non bisogna esagerare?

Vero. Però avevo anche aggiunto: solo per chi non è allenato e preparato…


Articolo precedenteE …state
Articolo successivoDamiano Landriccia: «La verità e la bellezza, le si devono andare a scovare, sono nascoste»
La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...