Quando è la “vita” che vuole prendersi la rivincita, è la vita che, sia pure con un parto distocico, vuole tornare a risorgere!

“Antonio…Antonio…ho bisogno di parlarti”.

“Sei Nicola?” – “Sì, non mi riconosci più?” – “No, è che al telefono…la voce…” – “Ma non dire fesserie! Sono io e ho bisogno di parlarti”.

La voce è ferma e stentorea, anche se in seconda battuta ho l’impressione che sia tremante. Ma che è successo? Gli chiedo, hai avuto una ricaduta? No! Peggio, devo venire allo studio! E aggancia!

Ho una giovane mamma di fronte, con un lattantino in braccio di 35 giorni e mi guarda preoccupata ed interlocutoria!

“No niente… è un mio caro amico. Ha avuto il Covid, è stato ai domiciliari per tre mesi, forse ha avuto una ricaduta. Non so. L’ ho sentito strano”, raccogliendo la condivisione della nutrice.

Dopo una mezz’ora arriva il mio amico. Chiudo la porta di ingresso, ormai sono le 12 e 30 e devo tornare qui nel pomeriggio.

“Anto’ devo parlarti” – “Sì” – “Aiutami” – “Ma che è successo?”.

Sprofonda nella sedia, affonda la testa pelata nel collo e con un filo di voce mi fa: “È successo a me!” –  “Cosa?”, gli chiedo, e lui: “Ti ricordi quante volte ne abbiamo parlato e tu mi dicevi che questo è come un virus, che anche se ti è già capitato, non ti dà nessuna immunità, che è sempre uguale, che fa sempre male, molto male e per il quale non c’è una terapia?”.

Inizio a sospettare qualcosa. Nicola è un valente professionista, integerrimo, leale, corretto, legato ai suoi figli e alla moglie. Forte, positivo, intraprendente, fedele.

Lo sai, mi fa. Hai visto anche tu, perché ci sei anche tu. Lo interrompo: “Dove?” – “Come dove? Non fare l’ ingenuo, su facebook… è stato una settimana fa, non di più, ho visto la foto e poiché era scritto persone che potresti conoscere… ho fatto così e ho chiesto l’amicizia!” – “E allora?”, dico, un po’ spazientito. Abbassa lo sguardo, mentre intravedo i suoi occhi lucidi: “Mi sono innamorato!”.

Silenzio di tomba.

“Nicola, Nicola….ma?!”.

“Anto’, la vedi è bellissima, è il mio ideale di donna. Guarda che espressione intrigante, i suoi lunghi capelli corvini, gli occhi scuri con uno sguardo seducente…”.

“Nicola, ma che dici? Ho cominciato a messaggiare e lei mi ha risposto subito. Poi abbiamo parlato a lungo, è una donna prudente, la vedi non è giovanissima. Mi ha detto che possiamo essere amici… ma più passano le ore, più desidero vederla, sentire la sua voce dal vivo, guardare i suoi occhi! Mi sono innamorato, come posso fare… come devo fare? Lo sai che sono oltre quant’anni che sono sposato, che amo mia moglie i miei figli la mia famiglia, ma lei mi ha destabilizzato, mi ha ridato una forza insperata, un entusiasmo che credevo sparito e che era ormai sepolto”.

“Ma amico mio, gli dico, tu sei stato provato dal Covid e dall’isolamento domestico. È solo un effetto Covid”.

Il mio amico mi guarda con occhi supplichevoli e mi sussurra: “Io mi sono innamorato come quando avevo18 anni, voglio ritornare a vivere, a sorridere, a fantasticare, a sognare. Sento forte in me il desiderio di rinascere.  Io non sono finito. Lo sai, ho 66 anni, sono anziano ma non sono vecchio! Mi sento vecchio perché le cose della vita, lo sai, sono andate in una certa maniera, ma io non sono vecchio, vorrei tornare a vivere.

E lei non è una ragazzina, né un’avventuriera! È una donna colta, che ha un suo passato alle spalle, separata, che mi rassicura perché mi sente così teso, così preoccupato. Mi ha detto di prendere una decisione con calma, di pensare a me stesso, a cosa mi farebbe stare meglio. Io voglio vederla, sì, voglio vederla!

Mi guarda come ci guardavamo da ragazzi. Dimmi qualcosa! Dimmi qualcosa!”, mi ripete.

Nicola sta male, lo vedo, ma è ritornato quello di trent’anni fa!

In quel momento mi ricordo di aver letto che in questo 2020 sono aumentate, di oltre il 60 per cento, le separazioni. Ecco, ora è qui il mio amico davanti a me.

Mi chiedo, non è che sia stata la malattia, l’infezione, l’isolamento, il pensiero della morte?

E lui: “E che ne so io, so solo che nell’arco di 48 ore mi è esploso tutto dentro… come una malattia improvvisa e devastante ma anche come un uragano che mi ha ridato tutto dico tutto ciò che avevo dimenticato. E lo sai, io non potrei fingere, non posso fingere, non posso tenere la storia così appesa. Io sono una persona seria e leale e lo so, lo sento che devo stare fermo, che non posso, non devo, che il tempo è passato, che il mio di tempo è passato, ma poi mi chiedo: ma perché è sbagliato, perché non posso, perché sento forte dentro di me l’obbligo della lealtà?”.

“Sii forte”, gli dico, “non cedere alle pulsioni. La vita ti sta mettendo davanti ad una prova severa. Tu sei forte, Nicola, tu sei una persona con un grande vissuto, tu hai superato momenti di gran lunga più difficili”.

Nicola abbassa lo sguardo: “Grazie, grazie, mi dice, grazie …ho bisogno di queste tue parole. Eppure fa male, fa molto male, vorrei poter porre fine a questa mia forza interiore, vorrei essere cinico ed egoista, ma non sono capace …ma possibile che non ci sia una medicina per poter non sentire più niente? Non esiste un modo di liberarsi da questo peso così gravoso che mi ha sempre sostenuto nel battermi per andare avanti? E tu lo sai …ma ora vorrei un farmaco, il farmaco che garantisce l’anaffettività!”.

Sono ammutolito. Ma poi lentamente mi riaffiorano i tanti ricordi, le tante storie di cui vengo a conoscenza di tutti gli uomini e le donne rinati dopo la separazione, di tutte le volte che i miei genitori mi dicevano di aver votato sì alla legge sul divorzio, che ognuno di noi ha diritto alla felicità, che non è sempre giusto piegare le spalle e sopportare un peso troppo grande, che si ha comunque diritto ad una seconda possibilità, che ognuno invecchia in una certa maniera, e non tutti invecchiamo nella stessa.

Ripenso a tutte le volte che ho pensato che questa “malattia” possa arrivare così, all’ improvviso, sapendo molto bene come arriva e perché arriva! Che sia la vita, sì che sia proprio la vita!!

Qui il Covid non c’entra proprio niente. Qui è la “vita” che vuole prendersi la rivincita, è la vita che, sia pure con un parto distocico, vuole tornare a risorgere!

Ma non è questo imput del tutto genetico che ha permesso alla umanità di crescere, al progresso di crescere, alla bellezza di trionfare? Non è stato questo sentimento che ha prodotto tutte le forme di arte? Questo sentimento eterno, che non conosce età e momento storico?

“Sì, Nicola gli dico, sì, hai ragione …vai incontro alla tua Venere di Milo e sii felice. Non è l’effetto Covid, queste storie ci sono sempre state e ci saranno sempre, sono solo …i fatti della vita. Stai bene, Nicola, amico mio!”.