Londra ha infilato le mani qui dentro
le ha messe dappertutto
si è sentita in dovere di perquisire
ed io ho sentito di lasciarla fare

Ha cercato, ha scavato
ha toccato l’orgoglio, la paura
ha sfiorato la follia, ha riaperto il dolore
anche se non doveva, l’ha fatto
perché il lavoro sporco
tocca pur sempre a qualcuno
non le avrei mai concesso il permesso
perciò ha agito senza anestesia

Il dolore del passato è stato doloroso
doloroso persino a Londra

Questa sua indelicatezza
non è stata piacevole
ma mi sento di inviarle
i più sinceri ringraziamenti
ringraziamenti di cuore
per un’operazione
apparentemente ben riuscita

Londra ha brillato di notte
e si è oscurata di giorno
vestita da ogni tipo di emozione
che fosse rabbia, fosse gioia o anche amore
Londra ci è passata così tante volte dal cuore
che alla fine ha deciso di tenersene
un frammento per sé come souvenir
per questo la guardo e sorrido
glielo lascio, che resti lì


FontePhotocredits: Francesco Dibari
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C'è chi tempo fa mi definì una “spugna”. Interpretai male, credevo mi desse dell'ubriacone. Poi scoprì si riferisse alla mia curiosità, a quel modo di interessarmi a ciò che non conosco. A ventidue anni ho lasciato le strade domestiche per partire alla volta di Londra. L'ignoto davanti e le canzoni di Eddie Vedder - tratte da “Into the wild” - cantate nelle mie orecchie. Da quel momento la vita si è rivelata diversa da ciò che credevo. È stato come quando Prometeo ha gabbato Zeus e ha portato il fuoco agli uomini. Da allora ho respirato per un po' l'India, ho vissuto Firenze e sono finito a Milano e in diversi altri posti. Poi come Ulisse - impiegandoci meno dei suoi vent'anni - sono tornato alla mia Itaca: Trani. Sono Francesco Dibari, in ogni dove la gente si è chiesta perché mi chiamassi Dibari essendo di Trani. Ma è qui che sono nato, un martedì di febbraio del 1987. Quel giorno per le strade del centro si teneva il mercato.

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