UNA COPPIA DI FENICOTTERI NIDIFICA A BARLETTA

L’anno scorso, nel mese di giugno, due germani reali, un’anatra muta e tre anatroccoli incedevano elegantemente, solcando la spumeggiante acqua marina, e zampettavano goffamente sulla sabbia inerbata, imbrattata da bottiglie di plastica e lattine che avevano contenuto la dolce, micidiale bevanda statunitense, nera come la pece.

Neanche un giorno mancavi al goloso appuntamento. Non appena il sole si affacciava sul rettilineo balcone dell’orizzonte, con piedi felpati ti avvicinavi a loro, olezzanti per fragranze marine, la tua mano scivolava lieve come una piuma sul dorso dei soffici ed umidi corpi, sfioravi la testa sinuosa.

Rimanevano tranquilli, compiaciuti alle empatiche attenzioni umane. Eri diventato, insomma, uno di famiglia con la tua lunga ombra che ti seguiva cautamente. Scodinzolavano nel sentire la tua voce e riconoscevano subito la tua inconfondibile andatura caracollante tra ciottoli, immondizie e spuntoni di roccia.

Smettevano momentaneamente di affondare il largo becco nell’acqua salata alla ricerca di cibo, di mordicchiare la succulenta erba, scostando quella rinsecchita color terra di Siena od ocra, di strappare dai loro corpi ciuffi di piumaggio che la brezza di terra faceva volteggiare prima di appenderli come soffici banderuole alle cime di alti arbusti spontanei.

Vi guardavate negli occhi, rotondi i loro, allungati i tuoi, un sorriso empatico si accampava stabilmente sui vostri volti. Estasiati.

Nulla, all’inizio dell’amabile dialogo informale protrattosi per mesi ed anni, lasciava immaginare l’epilogo, drammatico che nel mese di luglio, esploderà tragico all’improvviso in tutta la sua recrudescenza, lasciando tramortiti coloro che, riconoscendo legami tra tutte le specie viventi, riescono a convibrare.

Scomparve, mamma anatra muta! Ed i piccoli uno dietro l’altro, perdendo la sicura guida, procedevano come ebbri. Dopo qualche giorno si volatilizzarono nel nulla assoluto anche loro. Presto arriverà l’identica amara sorte anche per i germani reali.

Non ti desti subito per vinto, speravi che da un giorno all’altro ricomparissero festosi. Chiedesti a destra e a manca, nessuno dei vongolari interpellati seppe ragguagliarti sulle cause della sparizione. “Sono finiti, forse, in bocche fameliche che non arretrano dinanzi a nulla, neanche alla personificazione della bellezza” era il commento più diffuso a cui seguiva una smorfia amara.

Anche i fratini, innocui uccelletti nidificanti sulle spiagge europee, zampe lunghe corpo raccolto, livrea color sabbia dove costruisce i nidi, conoscono la dura fatica del vivere lungo la litoranea di ponente a Barletta dove i volontari della Lega Ambiente danno l’anima per favorirne la presenza e la sopravvivenza, costruendo per loro mimetici ricoveri di legno.

Solo al Cimitero di Barletta, dove i defunti riposano placidamente, pappagalli verdi originari del Brasile, svolazzando tra i neri cipressi e le candide stele di marmo coll’inconfondibile verso roco, si moltiplicano senza che nessuno li disturbi o li infastidisca. Ma nel mondo dei vivi, imprigionati in un’asfittica visione antropocentrica, annaspanti alla ricerca di un senso, invece…

Un giorno dell’Ottocento la scrittrice, giornalista inglese Janet Ross, raccolta, sostava davanti alla statua di bronzo di Eraclio. Dopo pochi minuti di contemplazione dovette con disdegno abbandonare l’ambita postazione. Scriverà nelle sue memorie che in nessuna parte del mondo aveva incontrato monelli petulanti ed insolenti come quelli che l’avevano infastidita a Barletta.

Erano forse gli antenati di quegli indisponenti eredi, piccoli e grandi, che in mille modi cercano nell’epoca attuale con le loro indifferenze, ipocrisie e delittuose azioni di infangare, deturpare e saccheggiare persone e territorio, come se compissero nobili gesti?

Sussurra Paulo, Coelho, uno degli li scrittori più letti oggi, famoso anche per gli aforismi, …

“Nessun giorno è uguale

all’altro, ogni mattina

porta con sé

un particolare

miracolo

il proprio momento

magico, nel quale

i vecchi universi

vengono distrutti

e si creano nuove stelle.”

Si genera affinità elettiva, vedendo i due fenicotteri rosa, una bella coppia, nidificanti a Barletta a breve distanza dal sito che accolse festosamente germani reali ed anatre mute, misteriosamente scomparsi, quando scolaresche e bambini accorrevano a frotte per accoglierli con curiosità e meraviglia.

Il fenicottero rosa, diffuso in Africa, in India, nel medio Oriente e nell’Europa meridionale ha deciso di fermarsi a Barletta, sì, in prossimità della lunga cancellata di ingresso al porto marittimo. Neanche nei sogni più entusiasmanti poteva manifestarsi un evento più fausto.

Il piumaggio, bianco rosato, le penne copritrici, rosse, mentre quelle remiganti, nere. Il becco, rosa.  Una macchia nera staziona inconfondibile sulla punta. Volatili che incantano con le loro movenze e la soffusa grazia delle sfumature corporee.

Il maschio, respirando l’aria della città che negli anni settanta del secolo scorso divenne la più prolifica d’Italia, leggermente più grande della femmina, pavoneggiandosi, propone, ammiccando, l’amplesso. Perentorio il diniego della femmina.

Incredulità? Ecco la foto che, ritraendo la coppia, fuga ogni perplessità! Per il momento la femmina manifesta indisponibilità, ma tutto lascia sperare che le avances del suo compagno presto avranno successo, e implumi rampolli arricchiranno la loro vita ed i nostri occhi.

Presumibilmente presto, una colonia si insedierà stabilmente nel territorio che diede i natali al pittore Giuseppe De Nittis, il cui erede Borgiac, nome d’arte di Borraccino Giacomo, mattacchione estroso ed allegro, ha provveduto a gettare un seme, mettendo in moto le ali della sua spigliata fantasia.

Ecco in successione temporale la frequenza degli eventi finora maturati…


FonteFoto di ChiemSeherin da Pixabay
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.