L’afflusso di immigrati ha rappresentato un valore aggiunto per una economia di respiro mondiale

Forse tutti non sanno che in Gran Bretagna vivevano, un tempo persone misteriose:  erano di origine celtica e parlavano una lingua di tale matrice. Il popolo e la terra anglosassone, come tutti ben sanno, hanno preso il nome dai romani, che si stabilirono nell’isola e la resero parte del più grande impero che il mondo avesse mai visto.

Successivamente, arrivarono gli anglosassoni, poi i Normanni e dopo di loro continuarono a stabilirsi nuove persone, in cerca di lavoro, ricchezza, migliori opportunità sociali, o, talvolta, solo perché avevano bisogno di un posto dove stare. Ogni singolo arrivo ha segnato l’introduzione di nuovi costumi, di diverse lingue e di differenti tradizioni.  Il percorso non è sempre stato facile né privo di tensioni, ma ha portato a una nazione multietnica e orientata ad una mentalità aperta (oggi potremmo riassumere questo con il termine melting pot). Questo processo, che continua ancora oggi, ha portato all’attuale crogiolo britannico. Così, fin dall’inizio, la popolazione delle isole britanniche era formata da un miscuglio di popoli diversi, che parlavano lingue differenti, che si mescolarono saggiamente nel corso del tempo.  Nel 1701, lo scrittore Daniel Defoe pubblicò un poema satirico intitolato “The True-Born Englishman”, in cui difese dagli attacchi xenofobi Guglielmo d’Arancia, il nuovo re d’Inghilterra, che era di origini olandesi.  Per farlo, prese in giro l’idea della purezza razziale inglese, ricordando ai suoi lettori che essi, come nazione, erano il prodotto di vari gruppi, dagli antichi britannici ai conquistatori romani, agli anglosassoni, fino ad arrivare ai normanni: “Ho solo dedotto (cioè sottintendo) che un inglese, tra tutti gli uomini, non dovrebbe disprezzare gli stranieri in quanto tali, e penso che l’inferenza sia giusta, dal momento che quelli che sono oggi, eravamo ieri, e domani saranno come noi [  …] siamo davvero tutti stranieri”, così scriveva Defoe.

Dopo il 1948, quando ai cittadini del Commonwealth furono concessi i passaporti britannici, l’immigrazione da parti dell’ex impero coloniale britannico, in particolare Pakistan, India e Caraibi, aumentò notevolmente. La stragrande maggioranza di loro si è integrata nella società britannica e, dopo alcuni decenni, la maggior parte di loro si è stabilita definitivamente lì con le proprie famiglie e, tuttavia, con i problemi di una società multirazziale. In diverse occasioni, i gruppi etnici immigrati, che ora rappresentano quasi un decimo della popolazione britannica, sono stati accusati delle crisi economiche che hanno attraversato “the United Kingdom”.  Ciò è avvenuto anche nei dibattiti che hanno preceduto il referendum di giugno 2016, il Brexit, che ha portato all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, dopo quasi cinquant’anni di adesione. Nell’odierna società globale, tuttavia, l’afflusso di migranti dall’Europa orientale dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) e la libera circolazione dei cittadini all’interno della Comunità europea hanno reso la Gran Bretagna ancora più una società multietnica. Queste particolarità sono, da sempre, sinonimo di arricchimento per ogni Stato, che, comunque, ha il compito di garantire sempre il rispetto dei diritti e dei doveri  di chiunque ne faccia parte.


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Nato a Bari nel 2003, vive e frequenta il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” a Bisceglie. Si definisce un amante delle materie scientifiche, pratica il calcio amatoriale e l’attività fisica e tifa per il Milan, per il quale nutre una autentica venerazione. Ama il mare e la campagna, il buon cibo e la vita all’aria aperta. Musicalmente preferisce ascoltare brani italiani, in special modo quelli di Ultimo e Tommaso Paradiso, ma ascolta anche brani stranieri, come quelli di Shawn Mendes e Bruno Mars. Non rinuncia mai ad una serata in compagnia di amici, specie se sono quelli con i quali è facile parlare di sport ma anche di altri piaceri come quelli de la bonne vie. Desidera viaggiare e visitare in particolare le città d’arte. Scrive per esternare le sue passioni.