CONSIDERAZIONI SULLA QUINTA MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA PROMOSSA DALL’ISTITUTO COLASANTO DI ANDRIA

E cinque. Siamo arrivati alla quinta Mostra Internazionale di Arte Contemporanea promossa dall’Istituto “Colasanto di Andria”. Un’esperienza di carattere artistico e didattico unica nel suo genere, che vede come protagonista una scuola intera nell’allestire una mostra di rilevanza internazionale, con artisti di altissimo livello provenienti da tre continenti e opere di grande qualità. Dal lontano aprile 2018, nonostante la pausa forzata dovuta alla pandemia, si sono succedute ben quattro mostre: Materika (2018) e Kromatika (2019) presso l’Officina San Domenico di Andria, rimessa a nuovo dal personale del “Colasanto” per l’occasione, con azione più che meritoria; Imago (2021) e Eikón (2022) presso il Museo Diocesano, il salotto artistico della città, un angolo di Europa nel centro Storico di Andria. Quest’anno la mostra, che ha come titolo “Mood. Subjectivity, Introspection, Self-awareness”, si terrà sempre al Museo Diocesano, in via De Anellis 48, dal 10 al 20 ottobre 2023 e sarà visitabile con orario 9.30-12.30/17-20, tranne la domenica. A ognuno dei visitatori della mostra verrà dato in omaggio il catalogo, in inglese e italiano. Presso la Biblioteca Comunale, invece, ma solo in orario mattutino, si terrà la mostra parallela degli studenti del Liceo Artistico “Colasanto”, che esporranno i loro lavori realizzati appositamente per l’occasione.

Questa continuità nel tempo è dovuta in primo luogo all’impegno e alla tenacia con cui lo scrivente, in qualità di curatore e direttore artistico, ha portato avanti questa iniziativa, riuscendo a coinvolgere attivamente tutta la comunità scolastica, che ogni anno partecipa attivamente alla realizzazione della mostra: docenti, alunni, personale di segreteria, collaboratori scolastici danno ognuno il proprio prezioso contributo. Senza questo lavoro di squadra, il mio lavoro di ricerca e preparazione sarebbe inutile, fine a se stesso. Certo, l’ideazione del percorso tematico, la selezione degli artisti, la redazione del catalogo sono opera mia, il frutto di un anno di faticoso lavoro: ma senza la collaborazione di tutte le componenti della scuola, la mostra non potrebbe esistere, a dimostrazione che l’arma vincente di ogni progetto è la collegialità.

In questa nuova mostra viene sviluppato un tema molto attuale della società contemporanea, presente in particolare nei social media e nel linguaggio giovanile. Nella lingua inglese, infatti, il termine “mood” ha numerose accezioni: umore, stato d’animo, disposizione, vena; atteggiamento; tono, stile, carattere; atmosfera. È questa varietà di significati, in relazione ai diversi contesti, che mi ha indotto a scegliere questo termine per individuare il tema di questa mostra. Limitarsi a una sola delle accezioni, infatti, avrebbe avuto un effetto riduttivo, che avrebbe portato ad affrontare in maniera soltanto parziale il rapporto tra i vari elementi che costituiscono la soggettività dell’agire artistico e il suo rapporto con l’introspezione e l’autocoscienza. A ben vedere, infatti, tutti questi aspetti concorrono a delineare l’essenza di un’opera d’arte in rapporto al creatore e ai suoi fruitori. A partire dal Romanticismo, infatti, l’arte diventa un prodotto autonomo del soggetto, che afferma la propria libertà di creare indipendentemente dall’oggettività della riproduzione del reale: l’arte quindi diventa una modalità di espressione individuale, un modo di essere per sé e nel mondo del soggetto creatore, l’Io, secondo una teoria che viene elaborata dalla filosofia idealista, a partire da Fichte. Nel corso dell’Ottocento, con la reazione al Positivismo, la soggettività dell’artista assume un ruolo preponderante rispetto alla riproduzione realistica di tutto ciò che è esterno a lui: da qui deriva, ad esempio l’attrazione per i caratteri psicologici e comportamentali, presente soprattutto nel ritratto, che diventa esplorazione di un’anima o, nel caso si tratti di un autoritratto, esibizione a volte impietosa e spietata della propria interiorità. Questo fenomeno si accentua sempre più nel corso del XX secolo, con un progressivo allontanamento dalla realtà oggettiva e un ossessivo ripiegarsi dell’artista su se stesso, anche sulla scorta della scoperta freudiana dell’Inconscio. L’arte contemporanea, quindi, al di là, dei vari orientamenti, a volte anche caratterizzati da “ritorni all’ordine” o dai più recenti fenomeni della transavanguardia, pone al centro della propria ricerca estetica la soggettività dell’artista e non la rappresentazione, più o meno verosimile, del reale, con la conseguente intellettualizzazione del fare artistico, la cui comprensione risulta sempre più difficile ai non addetti ai lavori.

Parlare di “mood” in una mostra, quindi, significa automaticamente rivolgere la propria attenzione a come gli artisti esprimono la propria soggettività, sia in relazione ai fenomeni esterni, che pur vengono in qualche modo rappresentati (le impressioni), sia in rapporto all’introspezione e all’autocoscienza dell’artista (le riflessioni o idee del sé).

Ognuno dei ventidue artisti presentati in questo catalogo ha un suo modo particolare di affrontare questa problematica, che non è solo della pittura (figurativa, astratta o iconico-simbolica) ma anche della fotografia, della Digital Art e della recentissima produzione artistica creata tramite l’Intelligenza Artificiale. Diverse sono le situazioni presentate, come pure diversi i punti di vista da cui esse vengono osservate. Ogni opera è un microcosmo autosufficiente, da analizzare minuziosamente, scoprendo implicazioni di carattere filosofico, letterario, storico, geografico, antropologico, biografico, esistenziale. La ricerca compiuta dal curatore consiste essenzialmente nel mettere in luce tutto ciò che può essere utile ad una corretta fruizione dell’opera da un punto di vista ermeneutico: un percorso all’inverso che palesa le intenzioni dell’artista, le tracce e gli indizi da lui lasciati volontariamente, come in un rebus, o quei frammenti di luce strappati alla tenebra di una coscienza annebbiata dalla depressione o dall’estasi nel contemplare il fascino della morte o il miracolo della bellezza. Il significato? Ognuno deve cercarlo da solo. Buona visione.

Cosimo Antonino Strazzeri

Nota Biografica

Come definire in poche righe il mio profilo? Dopo aver svolto l’attività di docente di lettere nella scuola secondaria superiore, per vent’anni sono stato prima Preside incaricato e poi Dirigente Scolastico, professione che attualmente svolgo presso l’Istituto Colasanto di Andria. Mi dedico alla scrittura creativa sin dalla prima adolescenza, ho scritto un manuale di letteratura italiana per le scuole superiori con la Loescher, un libro di scrittura creativa, e altri saggi e articoli su libri e riviste. Da più di un ventennio svolgo l’attività di critico d’arte, con all’attivo l’organizzazione di otto mostre e la redazione dei relativi cataloghi.