Piazza di Montecitorio. Sandro e Marco Biviano (due disabili di Lipari): “Noi abbiamo imparato una cosa, non possiamo pretendere di cambiare le istituzioni, se prima non cambiamo come popolo”.

In una spessa coltre di nebbia, galleggia, evanescente, Barletta, quando, prima che l’alba bussi alla porta, ti imbarchi nella macchina di Vincenzo. “Faccio il carrozziere a Terlizzi, sono una partita IVA”, riferisce. Accanto a lui, Antonio: “Sono muratore, ho tre figlie. Lavorano saltuariamente, una è fidanzata con un laureato, disoccupato. Vorrebbero, ma non possono sposarsi. Che futuro è riservato alle mie figlie? Per questo partecipo alla manifestazione”, confida. A San Severo monta in macchina Roberto, disoccupato. “Fortunatamente, mia moglie si arrangia come badante, altrimenti mi troverei nella schiera del milione di famiglie che non hanno reddito”, sussurra, guardando con angoscia suo figlio Alessio.

La notte precedente, alcuni pullman hanno preso il via da Bari per la capitale. Capolinea, stazione della metropolitana, Anagnina. Hanno già parcheggiato torpedoni provenienti da altre parti d’Italia, soprattutto dalla Basilicata, dal Molise e dal Veneto.

Piazza Santi Apostoli, nei pressi della Deutsche Bank. La manifestazione è già iniziata da alcune ore. Campeggia lo striscione “CORAGGIO LIBERIAMOCI” sorretto da molte mani. Un altro recita: “VOTAZIONI SUBITO!” Piccoli azionisti, reggendo lo striscione “BASTA CON I FAVORI ALLE BANCHE!”, spiegano, con occhi lucidi e mani inquiete, la drammatica truffa ordita dagli istituti di credito a loro danno. Interviste ai manifestanti, telecamere, flash. Assordante il coro “Onestà!, onestà!, onestà!”

A presidiare provvedono camionette e due cordoni di carabinieri. Sono giovani, i militi, armati di tutto punto. Alcuni di loro chiacchierano con un signore in borghese, un dirigente, probabilmente. Ti chiedi: “Chissà che cosa frulla nella loro testa? Per che cosa palpitano i loro cuori? Con quali occhi guardano i figli?” Diplomati, laureati, figli di povera gente, andranno in pensione con pochi spiccioli. Già, sono fortunati, perché lavorano! Alcuni avranno contratto un mutuo per la casa, e nelle loro tasche rimane ben poco. Immagini che monti la rabbia in corpo. Serpeggi la frustrazione. La paura del domani.

Nel pomeriggio, tutti a Piazza Montecitorio. Nel Palazzo si discute un provvedimento che farà ulteriormente irritare i cittadini. Quelli che non avranno mai una pensione. Quelli che ne riceveranno a 65 anni una, di fame, lavorando un’intera vita, tra mille pericoli ed umiliazioni. Non quattro anni, sei mesi ed un giorno, come i deputati. Il clima si infiamma, i cori, incalzanti, si susseguono, i visi concitati, la partecipazione gronda dagli occhi, dai gesti, dalle mani, dalle voci, calde ed impetuose. Le bandiere sventolano a tutto spiano. Nessuno è solo con se stesso.

Un vecchio avanza a passi lenti tra la folla. Da bastone gli fa Elio Lannutti, presidente dell’Associazione dei consumatori. Viene riconosciuto. Esplode l’applauso. È Ferdinando Imposimato, giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo in Italia, tra cui il rapimento di Aldo Moro. Si è anche occupato della lotta alle organizzazioni mafiose. Attualmente è impegnato nella difesa dei diritti umani.

Prende la parola su un palco improvvisato. La voce è fioca, i megafoni fanno fatica ad amplificare, nel frastuono di rumori, ma, quando il saggio dichiara “La sovranità in Italia si è ridotta ad un lumicino. La vostra manifestazione è giusta e doverosa!”, un fremito di commozione pervade gli astanti, che si sentono rincorati, dopo le lunghe ore di viaggio.

Il tempo passa, le tue gambe si appesantiscono. Ti guardi intorno, e si illuminano gli occhi. Due file di catene “Per proteggere i deputati dai cittadini o i cittadini dai deputati?” Ti chiedi, sornionamente. Pian piano tutti i posti vengono occupati, da colleghi che risentono, come te, della stanchezza.

Si avvicina una guida, seguita da un codazzo di turisti tedeschi che vogliono sapere come mai si urla “Onestà, onestà, onestà!” “Spieghi loro, signora, che in Italia solo duecento colletti bianchi finiscono in prigione, mentre in Germania sono assicurati alle patrie galere oltre ottomila.” Poco dopo, ascoltata la traduzione, sorridono compiaciuti per la legalità del loro Paese.

Parte un corteo, forse improvvisato. Nella piazza del potere non staziona gente in divisa. Un funzionario in borghese si fa avanti, tenta di bloccare il corteo capitanato da un giovane dalla bionda chioma fluente, che agita una bandiera tricolore e a squarciagola intona vari cori. Telefona in questura per avere disposizioni, il funzionario? Cerca di destreggiarsi, nel frattempo. Si percorrono alcune centinaia di metri. Dai bar, ristoranti, negozi di souvenir si affacciano camerieri ed esercenti incuriositi. Sopraggiungono rinforzi al dirigente, si intravedono camionette, arriva lo stop definitivo. Drastico. Il corteo è obbligato a ritornare in piazza Montecitorio. Nessuna reazione da parte dei pacifici manifestanti.

Sale, sul palco improvvisato, Alessandro Di Battista, e l’applaudo esplode fragoroso. Riferisce sulla difesa ad oltranza da parte del PD del privilegi dei parlamentari. Abbandonata, infatti, la proposta del deputato del PD Matteo Richetti, giacente da molti mesi alla Camera, viene fatta approvare la delibera dell’onorevole Marina Sereni, che istituisce un “contributo di solidarietà”, un lieve ritocco ai vitalizi. La piazza si anima di sdegno, e segni di rabbia solcano rabbiosamente visi di uomini e donne che hanno lavorato per una vita e fremono per l’avvenire di figli e nipoti.

Tra i cubetti di basalto noti una lastra di marmo. Ti alzi e leggi: “Siamo Sandro e Marco Biviano, due fratelli disabili di Lipari. Dal 23.07.2013 al 20.06.2015 abbiamo vissuto e combattuto ininterrottamente in questa piazza con un presidio ad oltranza, per difendere il diritto alla salute ed alla dignità. Torniamo fisicamente ai nostri affetti, ma restiamo qui per ricordarti di amare la vita, perché per la vita non si molla mai.

Qualunque sia la tua battaglia, nel rispetto di tutti, non smettere mai di combattere per i tuoi diritti e per quelli di chi ami, perché il vero disabile è chi rifiuta di sapere e di agire.

Noi abbiamo imparato una cosa, non possiamo pretendere di cambiare le istituzioni, se prima non cambiamo come popolo.

Solo con l’umiltà, la dignità e l’onore si può fare la differenza.

Civico 117 A Fratelli Biviano” .

Ritornando alla catena a dondolo, “Grazie, Sandro e Marco, di esistere”, sussurri.

All’arrivo di Luigi Di Maio, erompe il grido “Presidente, presidente!”. “Non hanno nessuna voglia i deputati di rinunciare ai privilegi. La nostra proposta è stata battura.” Conclude: “Ormai siamo alla fine dell’impero, tutti cercano di arraffare. Non appena il M5S avrà l’onore di servire l’Italia, come primo provvedimento cancellerà tutti i privilegi accumulatisi negli anni da parte dei Parlamentari. Ovazione e… ritorno in Puglia.

Alla metropolitana ti imbatti in Imposimato. Lo chiami, si ferma, si lascia fotografare. Ritorni a Barletta, fiero di aver stretto la mano al cittadino che avrebbe potuto diventare Presidente della Repubblica, e la storia dell’Italia avrebbe preso un’altra piega.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.