Intervistarti, amico, è cosa ardua, perché ho occhi offuscati di affetto. In più, da dilettante, sappi che se non ti ci ritrovi è colpa tua.

Mille articoli in nove anni, iscritto all’ordine come giornalista pubblicista dal 2016 grazie ad Odysseo, fondato e diretto da Paolo Farina,  sei un treno in corsa?

In realtà, Paolo era il mio insegnante di religione al liceo, mi sono poi iscritto a filosofia, ma sempre cercavo un modo per esprimermi. Ho cominciato con una radio locale a parlare di sport, poi qualche pezzo sempre in ambito sportivo. Paolo lesse e mi contattò. Odysseo è nato per unire simbolicamente i tanti andriesi fuori città ed io di amici in giro nel mondo ne avevo. Potere dei social oggi tanto bistrattati. Ho cominciato così, con tanta voglia di dire la mia su tutto, un po’ confuso ma l’appetito è solo cresciuto affinato dall’esperienza e nutrito dalla vanità. Il giornale mi ha identificato e salvato.

Mi dai un tuo pregio e un tuo difetto

Il difetto mi viene facile: sono permaloso. Il pregio è che ci lavoro su da sempre. Un rimprovero adesso mi dà materia per migliorare, capisco che chi vuol bene deve essere diretto.  Ho compreso tanto. La penna di conseguenza è divenuta più morbida, non c’è bisogno di attaccare. Si parla meglio con toni gentili perché le parole hanno un peso ed un potere notevole

Hai una bellissima famiglia, amici e amiche immensi, chi manca all’appello?

Nessuno, assolutamente nessuno. Forse direi una compagna, ma come step sociale. Più che una persona mi piacerebbe sicuramente recuperare in autonomia. Anche a lavoro sarei altrove se potessi muovermi senza dipendere

L’infanzia negli ospedali genera un pietismo che non ti appartiene. Le difficoltà oggettive restano, cosa regaleresti e a chi?

A tutti regalerei la mia resilienza. Parola abusata, ma davvero ho imparato a reggere gli urti bene, a trovare nuovi stimoli e nuove idee sempre. Chiaro che anche io ho scorni e giorni bui, ma mi rialzo e vorrei sempre farlo così. Altro termine usurato è sensibilità. Io dico che bisogna avere più riconoscenza in genere. Sensibilità al donarsi. Di certo voglio fare bene, perché siamo ciò che diamo!

Tra cent’anni, quando sarai il fu Miky Di Corato, cosa leggeranno i posteri di te?

Rubo da Walt Whitman: “Contengo moltitudini”. Perché da giornalista e uomo il meglio è sapersi rapportare con chiunque. E aiutare tutti, senza alcun tornaconto.

Passato, presente e futuro. Mettiamoci il sogno pure. Se avessi una macchina del tempo cosa ne faresti?

Fermerei il tempo a questo momento. Ho i miei cari con me, il futuro è un’ipotesi e nel computo delle autonomie qualcosa non torna. Per questo vorrei bloccare il divenire. Poi penso che la vita non si ferma e direi per fortuna. Le cose accadranno e ci troveranno con logiche che non immagino ora e parlare davvero non serve

E vabbè, e perché scrivi?

Per conquistare le ragazze!

Nella stanza accanto, sedeva il tuo papà tra l’intelligenza e l’ironia, la mamma nella dolcezza infinita. L’aria di casa è bella, l’amore non sconfigge tutto, ma di certo qui ci ride abilmente su.  Il quadro io lo vedo completo e bellissimo.

Hai ragione Miky, non è ciò che diciamo, non è ciò che scriviamo. È solo ed unicamente quello che diamo!


1 COMMENTO

  1. Complimenti per la STUPENDA non che SQUISITA penna di @Mina Rutigliano e il mio Amico @Miky DiCorato il mio “Vulcano in eruzione”.
    Trovo la sensibilità una cosa per pochi e sia l’intervistato @Miky Di Corato che la giornalista pubblicista @Mina Rutigliano e me, una cosa che ci accomuna a tutti e tre… ed anche la FORZA A REAGIRE e a rialzarsi difronte le avversità che la VITA ci presenta.

Comments are closed.