
Gordiano Lupi e Patrice Avella (edd.), Pier Paolo Pasolini. Il cinema, l’amore & Roma, Ass. culturale Il Foglio, 2023.
Rino Negrogno, L’inconsistenza dei giorni, Ass. culturale Il Foglio, 2023
18.30, domenica 4 giugno, in una via piccola del centro storico nella città di Trani. Una libreria-caffè, “Luna di Sabbia”. Un pomeriggio in cui il cielo è nuvoloso e speriamo non piova.
Un tavolino sullo stretto marciapiede e delle sedie. Sono già seduti sia Rino Negrogno che Patrice Avella, li accomuna la stessa casa editrice e presentano due libri differenti.
Sono gentili e affabili, lo è anche chi modera: Stefania de Toma.
Negrogno per il suo romanzo, L’inconsistenza dei giorni.
Patrice Avella per il suo ricordo di Pasolini, una passeggiata pasoliniana nei quartieri della Città Eterna con le recensioni dei suoi film, le sue poesie, le donne e amici della sua vita e le ricette preferite delle sue trattorie romane.Assente il coautore Gordiano Lupi.
Ho letto entrambi e sono seduto tra pochi altri.
I libri hanno bisogno tanto di storie quanto di senso. La storia dell’uomo e dell’intellettuale Pasolini è nota e viene riproposta senza aggiungere ipotesi interessanti, in più condita di particolari enogastronomici che francamente imbarazzano, ma giustificano la presenza autoriale specialistica di Patrice Avella.
I posti in cui Pasolini ha mangiato e cosa preferiva, un tributo alla Roma che non esiste più o sopravvive a stento senza la presenza dei personaggi che ne hanno contribuito la fama.
Non comincia bene il libro, annuncia la propria precarietà, con una simulata autobiografia pasoliniana scritta da Lupi che è sobriamente improbabile e improponibile. Non si può contestualizzare una vita così tormentata. E non si può improvvisare con un linguaggio e una sintassi “estranea” una biografia.
Prima di parlarne bene come uomo bisogna condannarlo per gli eccessi personali che lo portarono a diversi provvedimenti penali; prima di lodarlo come autore è necessario leggere i suoi capolavori, gli Scritti corsari, pubblicati sul “Corriere della sera”: e forse si può avere una visione lucida, i suoi romanzi ne fanno uno scrittore unico, impreciso e complicato. È di contro un sociologo attento, un rivoluzionario del linguaggio e delle azioni che osserva senza fronzoli il popolo italiano allo sbando: povertà e improvvisamente il benessere economico, il capitalismo, la borghesia infelice e il proletariato confuso.
Pasolini è l’esempio di come non si possa creare umanità senza colpa, senza conoscenza dei propri limiti. L’essere umano può realizzare qualcosa nella sua vita solo se ne paga anche i costi, lo ha scritto Jung. E può restare innocente, una triste consolazione, solo chi si sottrae al mondo e nega il suo tributo di infelicità al destino. Il prezzo dell’innocenza però è il non realizzarsi.
Pasolini non ha utilizzato la sua volontà per risparmiarsi il dolore e la sofferenza di cui era debitore alla propria natura, non ha potuto che vivere quel che era: un uomo di cultura e rigore etico, dilaniato dalla scandalosa, affamata e incompresa sessualità.
Non fu un solo individuo ad ucciderlo? È logicamente e fisicamente accertato. Motivi? Sapeva. Il libro, peccato, non indaga e omette un particolare.
Copio e incollo parte di un articolo pubblicato dell’Espresso il 2 novembre 2017:
“Pier Paolo Pasolini era spiato dall’ufficio D del Sid, il famigerato reparto dei servizi segreti militari che negli stessi anni stava inquinando e depistando le indagini sulla strage nera di Piazza Fontana. E poco prima di essere ucciso, il grande scrittore si scambiava lettere riservate con Giovanni Ventura, il terrorista di destra, legato proprio al Sid, che dopo l’arresto e mesi di carcere sembrava sul punto di pentirsi e aveva cominciato a confessare le bombe sui treni dell’estate 1969 e gli altri attentati preparatori della strategia della tensione”.
Mi permetto un personale giudizio finale del libro: se ne poteva fare a meno di queste 400 pagine e più.
Veniamo al libro di Negrogno.
Leggero come una favoletta sdolcinata e amoreggiante. Sognante, pieno di stereotipi, luoghi comuni, una sorta di polpettone saporito ripieno di buoni sentimenti. La gente comune ne ha necessità. Io sono indurito da tante letture e penso cinicamente che se Negrogno avesse letto Faulkner non lo avrebbe scritto.
Costruito su di un espediente ingenuo e irrazionale, la frequentazione forzata di un cimitero in orario di chiusura da parte di un personaggio, il fantomatico professor Camillo; che resta, perché poco approfondito, psicologicamente ambiguo e fragile. Non è tanto ciò che un personaggio compie ma come lo fa e perché.
Esiste un luogo nella Trani descritta in cui, a patto che piova, è possibile rimediare al passato, una finestra spazio-temporale. Quindi in teoria non sarebbe possibile sistemare quanto già accaduto se non in un giorno piovoso: l’impossibile può avverarsi e la trama è trovata.
Senza fantasia non avremmo capolavori. Stefano Benni è un esempio vivente di come si possa fare con bravura e talento della vita romanzata un incanto.
Ma Benni ha una cultura gigantesca e talentuosa della commedia e del tragico, impasta vita vera e finzione tanto che si sente la mancanza di ogni personaggio all’ultima pagina.
Il libro di Negrogno è un mondo che ha un inizio e una fine, non sconquassa il cuore, non lo carica.
Quale bisogno c’era di un libro simile? Negrogno mutua la realtà ospedaliera, i casi umani coinvolti in dinamiche drammatiche che descriveva da operatore sanitario, con un genere che per risultati e critica è diventato il triangolo delle bermuda dell’editoria mondiale.
Scrive discretamente ma alla fine ogni parola, ogni virgola o punto restituiscono proporzionalmente a pelle quanto Negrogno presumibilmente ha letto e soprattutto cosa ha letto. Uno autore è per buona parte ciò che legge.
I sentimenti fanno sempre comodo, ma occorrono le fondamenta dell’esperienza narrativa che si acquisisce leggendo, leggendo, leggendo. La realtà creata con ingegno deve sembrare migliore di quella presente.
I lettori decideranno e chi tenta una critica potrà starsene beato nel suo cantuccio poggiato su i libri che ha necessità di attraversare senza sosta.