Colorare la realtà con i colori della speranza,
Una parola che tutti dovrebbero conoscere è il termine proattivo. Dico questo poiché penso che conoscere e scegliere può cambiare notevolmente, in meglio, il proprio modo di essere.
Tutti sappiamo infatti cosa significa essere reattivi. La reazione è la conseguenza chimica o l’atto del reagire come effetto ad una causa. Tanti reagiscono a situazioni difficili, visti l’ambiente di lavoro, la politica, le possibilità che sono date e via dicendo. Ciò significa che, se in televisione, daranno notizie tristi si reagirà in maniera malinconica, se si ascolteranno situazioni non belle ci si lascerà andare alla angoscia, e se il futuro non sembra mandare luci di speranza, ci si lascerà guidare verso atteggiamenti melanconici per non scivolare addirittura nella paura. Capita ancora di non essere apprezzati e si reagisce così male, rendendo grigia anche la più luminosa delle giornate.
L’uomo è un essere reattivo, si lascia determinare dal suo ambiente sociale e dalle persone che lo circondano ma, allo stesso tempo, può decidere altro. Egli infatti è capace di determinare ciò che è più importante, trasformando un tempo vuoto, ad esempio, in una grande possibilità di pienezza. Può decidere cioè di cambiare sguardo e prospettiva, guardando luci dove altri vedono buio, possibilità dove i più sono nella rassegnazione.
È fondamentale chiedersi cosa è più importante ed agire conseguentemente. La storia di tantissime persone, dal marketing alla moda, dalla filosofia alla spiritualità, dal giornalismo al cinema, narra di persone che, andando contro il modo di fare comune, hanno agito con i fatti, comprendendo e facendosi comprendere, a giusto tempo, ponendo i pilastri fondamentali per una vita ricca e arricchente per tutti.
Costoro non sono stati semplicemente reattivi, entrando in conflitto con ciò che non si può cambiare, ma proattivi, cioè liberi dalle influenze ambientali per poter scegliere, ponendo attenzione a ciò che, nel loro piccolo potevano cambiare.
Essere proattivi allora significa colorare la realtà con i colori della speranza, avere una visione nuova della vita che possa determinare il tutto. Come uno scienziato sa già vedere in un raggio di luce il colore dell’arcobaleno, il cuoco in poveri ingredienti un piatto eccezionale, così la persona proattiva sa pianificare favorevolmente la propria vita. Il linguaggio di proattività e reattività è usato particolarmente nel mondo aziendale e, prima ancora, nella psicologia sperimentale degli anni trenta.
Penso, portando il mio semplice punto di vista, che debba essere allargato a più contesti. Un esempio può essere quello politico. Più che una politica del re-agire, quanto bene farebbe una visione incentrata sul pro-agire? In un condominio più che essere re-attivi ai vari problemi che possono ingenerarsi, quale vantaggio si potrebbe ottenere da un cambiamento personale, ponendosi favorevolmente, cercandovi le possibilità da porre in essere? Gli esempi si possono allargare. Evidentemente essere proattivi, isolatamente, non porta a nulla, ma diventare tali può influenzare positivamente nel coinvolgere altri ad agire sinergicamente, generando miglioramenti personali e sociali inaspettati.
Ad ognuno la scelta se essere reattivi, potendo così incolpare sempre e comunque qualcuno, in ciò che si sperimenta o ci circonda; oppure essere proattivi, protagonisti della propria vita, scrutando il meglio in ogni situazione e arricchire il proprio contesto sociale, semplicemente perché, quella ricchezza la si possiede già dentro di sé.