Un segno di civiltà in un Mondo costellato ancora da molte inaccettabili ombre disumane

In Tunisia il tempo era fermo al 5 novembre 1973. Ad accorgersene è stato il Presidente Beji Caid Essebsi che, in una circolare inviata al Ministero della Giustizia, ha elencato al guardasigilli Ghazi Jeribi dati e statistiche riguardanti il sempre più crescente numero di donne sposate con uomini stranieri.

La legge n.216, proprio del 5 novembre 1973, infatti, impediva alle donne di legarsi a mariti di fede religiosa diversa da quella musulmana, mentre ad un uomo musulmano era concesso sposare una tunisina solo dopo aver presentato regolare documentazione che certificasse la sua effettiva conversione all’Islam.

Dallo scorso 13 agosto, giorno in cui si celebra, in Tunisia, la Festa della Donna, a quarantaquattro anni di distanza, grazie all’intervento del Governo, la legge è considerata incostituzionale ed è stata, quindi, abolita. A riferirlo è Saida Garrach, portavoce di Essebsi, la quale, su Facebook, precisa che: “Tutti i testi legati al divieto del matrimonio della donna con uno straniero (non musulmano), in particolare la circolare del 1973 e tutte le circolari ad essa riconducibili, sono stati annullati”, ed aggiunge, “Felicitazioni alle donne tunisine per la consacrazione del diritto alla libertà di scegliere il proprio congiunto.”

Una libertà che, però, da quelle parti, continua ad essere minata da ingiustizie ed anacronistiche differenze. Basti pensare, ad esempio, che nelle questioni testamentarie ai figli maschi spetterebbe il doppio delle femmine e che più del 70% di queste ultime ha ammesso di aver subito violenze almeno una volta nella vita. Una situazione che Amnesty International conosce bene e che non è affatto migliorata dopo la Rivoluzione Araba del 2010.

In confronto ad altri Paesi musulmani (non è nostra intenzione alimentare inutili fobie, né tantomeno etichettare un popolo), però, la Tunisia ha provato, con il tempo, ad emanciparsi ad uno stile di vita più consono e ad una mentalità più aperta. Oltre all’abrogazione della poligamia (non più consentita dal 1956), infatti, il Parlamento di Tunisi ha deciso, a luglio, di cancellare la vergognosa disposizione secondo cui uno stupratore avrebbe evitato condanne se avesse sposato la sua vittima.

Un segno di civiltà in un Mondo costellato ancora da molte inaccettabili ombre disumane.