
Dalle gallerie di Londra al “Respiro” ispirato ad un film di Valeria Golino, l’andriese Irene Petrafesa dipinge il fil rouge che unisce fenomeno e noumeno, materia e spirito, l’anelito vitale che si realizza nella congiunzione fra Uomo e Natura. Alla Biennale Internazionale d’arte di Bari e Area Metropolitana, l’esposizione, fra le altre, delle sue due ultime opere, “ICE” e “MURI”:
Ciao, Irene. Perché hai deciso di esporre al BIBART, Biennale Internazionale d’arte di Bari e Area Metropolitana?
Sono stata invitata dal Direttore della Biennale BiBart di Bari, Miguel Gomez, e dato che la rassegna ha un respiro internazionale, ho ritenuto doveroso esporre le opere che presento e che le stese potessero essere nel posto giusto, per la denuncia insita – sia pure involontaria – sulle attuali condizioni della natura. La mia è una pittura che trae linfa dalla terra, dall’acqua, dagli elementi naturali. Emozione e contingente, sono alla base dei miei lavori. Le immagini, captate e sedimentate insieme all’emozione del momento, vengono evocate nell’atto creativo.
Attraverso l’Arte, l’Uomo si ricongiunge alla Natura. “ICE” (olio e pastella su tela) segna il distacco dalla tellurica esistenza o spiega il tentativo dei ricchi della Terra di appropriarsi anche delle sfere universali?
“ICE” è stato concepito e ispirato allo scioglimento dei ghiacciai, questa enorme tragedia che coinvolge tutto il mondo, sicuramente comunica la mia disapprovazione per chi vorrebbe appropriarsi anche delle sfere universali. Ma la “denuncia” non è il mio fine ultimo, amo il colore ed il segno, e nei miei lavori, quasi sempre, finisco col cogliere il lato poetico: l’azzurro di “ICE”, la nuvola bianca sospesa (forse un segno di speranza e purezza per il genere umano) l’uso dei pastelli, mi rimandano all’infanzia, anche quando il soggetto è una catastrofe. Uso prevalentemente, ossidi, terre provenienti da paesi orientali, pastelli e olio. L’uso di questi elementi mi emoziona ogni volta, e per me , in quel momento, si realizza il ricongiungimento, alla natura, al cosmo, alla sua grande anima, dove tutti, animali, piante, cose ed uomini sono interconnessi.
Con “MURI” (dittico olio su tela e grafite) si riprende lo Stonehenge nel senso separativo del termine o si vuole rappresentare l’ideale ponte fra materia e spirito?
Sono muri che ho visto realmente, con segni impressi sulla superficie bianca di muri scalcinati, impressi in circolo, e che ho “sentito” come la esatta rappresentazione dell’”universale”, sicuramente, un ponte fra materia e spirito.
Progetti futuri?
Sono stata invitata dallo storico Dott.ssa Cinzia Di Corato a far parte di un gruppo di artiste per “Arte nel vento”, progetto artistico inserito nel programma del “Festival dei Mondi” di Andria.
Sto realizzando un’opera ispirata all’ “Inferno” Dantesco, per la commemorazione della sua morte, per il Provveditorato agli studi di Sondrio, nella persona del Dott Fabio Molinari.
Ancora in progettazione, una personale a Roma, Palazzo delle Esposizioni. Pandemia permettendo…