Domenica 3 aprile: la chiusura dell’anno giubilare della Sacra Spina e l’ingresso di mons. Mansi nella diocesi di Andria

Domenica 3 aprile. Giorno di ingresso di Sua Eccellenza Mons. Luigi Mansi nella diocesi di Andria, ma anche di chiusura dell’anno giubilare straordinario per la Sacra Spina.

Inizia con una speciale consacrazione alla Madonna dei Miracoli l’ingresso del novello pastore, mons. Mansi, nella diocesi di Andria: una scelta che dice tutta la sua devozione mariana e il legame forte che, sin dal suo primo passo in diocesi, vuole stabilire con un santuario così caro alla chiesa locale.

Dopo essersi fermato in ginocchio davanti all’effige della Madonna, mons. Mansi è stato accolto dai sindaci di Andria, Canosa e Minervino Murge e da un folto numero di rappresentanti istituzionali all’interno della sala consiliare del Comune di Andria.

Una breve, ma intensa cerimonia di benvenuto e poi subito al Palasport dove attendevano più di 4.000 persone, arrivate dalle Città della diocesi di Andria e della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, per la concelebrazione presieduta da Sua Eccellenza mons. Mansi e che ha visto concelebranti, S.E. mons. Raffaele Calabro, vescovo emerito, e S.E. mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, oltre a circa 200 sacerdoti.

Toccanti le parole rivolte ai presbiteri della diocesi di Andria da mons. Mansi: “Sappiate che il vostro vescovo don Luigi vi vuole bene”.

Significativo anche l’appello rivolto all’Assemblea tutta: “Come sono le porte della nostra Chiesa: aperte o chiuse?”

Una domanda resa ancora più urgente dal rinnovato prodigio della Sacra Spina, le cui gemme, ha ricordato nell’omelia mons. Mansi, comparse la sera del Venerdì Santo, presentano segni ancora visibili, segni che devono diventare frutto per opera degli uomini: per portare speranza dov’è sofferenza, compassione dov’è malattia, perdono dov’è errore. Gemme che devono fiorire laddove sono gli uomini lacerati dalle Spine della vita, che hanno bisogno del balsamo dell’amore.

Tanti i momenti da ricordare. La partecipazione dei fedeli, il calore della preghiera, la magnificenza dei canti eseguiti dal coro diocesano, le parole di benvenuto di don Gianni Massaro, con la consegna, come dono della comunità diocesana, dell’anello episcopale, ad esprimere il forte legame tra il Vescovo e la comunità diocesana a lui affidata da Dio come sua Sposa; e poi l’emozione visibile di mons. Calabro, salutato dall’applauso dei fedeli, i sorrisi affettuosi di mons. Renna; ancora, l’informalità con cui mons. Mansi, al termine della celebrazione eucaristica, ha ringraziato tutti i presenti, dando ulteriore prova del suo stile: uno stile fatto di semplicità ed essenzialità, che gli ha subito permesso di entrare nei cuori dei suoi fedeli.

Del resto, il motto scelto per il suo episcopato dice già tutto: “Verbum caro factum est”; “Il Verbo si è fatto carne”, per farsi prossimo all’uomo, per essere uomo tra gli uomini.

Al termine della celebrazione nel Palasport, proprio a sigillare la chiusura dell’anno giubilare straordinario della Sacra Spina, si è formata la processione di sacerdoti, religiosi e fedeli che hanno solennemente riportato la preziosa reliquia in Cattedrale, tra due ali di popolo.

Qui la benedizione finale e il canto del Te Deum per rendere grazie al Signore dei benefici ricevuti in questo anno di grazia.

Qui, si è anche completato l’insediamento di Sua Eccellenza mons. Mansi, con l’impegno del Vescovo a essere a tutti vicino e la sua richiesta di essere sostenuto dalla preghiera di tutti, perché, come egli stesso ama ripetere: “Un vescovo ha bisogno più di preghiere che di applausi”.

https://youtu.be/-gDviixVxE0

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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...