Quando la Democrazia è la prima analfabeta
È il caso di capire, anche questa volta, dove inizia l’esercizio pacifico di un dissenso e laddove comincia una rivoluzione improvvisata e goliardica: con i soliti infiltrati dei minchia-casinari-mentecatti-incappuciati che spaccano vetrine e imbrattano edifici. Rivoluzione che in poche ore non cambierà in meglio la nostra società né tantomeno certe situazioni internazionali. Ma necessario provarci, appena si è trovato il modo di non farsi e fare male a nessuno.
Un discorso sociologico sui fatti accaduti andrebbe affrontato, perché un qualcosa di più potente di un dio ci ha condannati alla esasperazione della dell’azione, rendendoci incapaci di essere noi stessi e di porci un limite, l’autocontrollo.
Viviamo confusi, scrive il filosofo Franco Volpi, lacerati tra il politeismo dei valori e l’isostenia delle decisioni, considerando stupide le prescrizioni e inutili le proibizioni. L’efficacia degli imperativi morali sembra pari a quella dei freni di bicicletta montati su un aereo. A ragione.
Dinanzi ad altri esseri umani che indossano una divisa e sono lì per dovere, in certe situazioni si deve portare rispetto e fare un passo indietro senza provocare verbalmente e fisicamente. Ricordo che per affrontare delinquenti, rapinatori, esagitati e ogni tipo di reato, occorre coraggio oltre che l’abito della divisa: coraggio che pochi tra i partecipanti coinvolti negli scontri, giovani e meno giovani, avranno mai nella loro vita. Chi vuol fare di ogni erba un fascio e condannare politica e forze di polizia a priori è un analfabeta della democrazia. Andare oltre misura è un attimo, sconfinare è un attimo, passare da bravi ragazzi a disturbatori è un attimo. Etichettare dei minorenni, in virtù della loro età e della professione di studenti, come paladini della società giusta e promettente è incauto. Tutti noi rispondiamo dinanzi alla legge non degli status civili ma delle nostre azioni compiute, preterintenzionali, colpose e dolose: la responsabilità penale inoltre è personale, art. 27 della Costituzione. E le intelligenze di questi giovani uomini, paragonati a paladini dei diritti sociali, sono continuamente massacrate da stimoli emotivi che fanno fatica a metabolizzare: si sottraggono per immaturità non solo alle regole del vivere civile ma anche a quelle fisiologiche dell’amore e dell’odio, arrivando a non distinguere e l’uno e l’altro. Il primo luogo in cui si acquisisce la partecipazione emotiva per i propri simili, “l’altro”, è la scuola. La scuola evidentemente fallisce. La famiglia, altro luogo sacro, vede i genitori più amici di merende che educatori. Nietzsche, tanto incompreso purtroppo, ha scritto nella sua Genealogia della morale: «Qui si esprime il fondamentale dato di fatto dell’umano volere, il suo horror vacui. Quel volere ha bisogno di una metà. E preferisce volere il nulla, piuttosto che non volere».
Benedetti giovani uomini. Insegniamogli, Costituzione alla mano, che i loro gesti non vengono prima della logica della causa e dell’effetto. Sembrano tutti malati di inquietudine. Non riescono a intuire la differenza tra il manifestare e oltraggiare addirittura minacciare un pubblico ufficiale che ha la sola colpa di ricordargli un limite alla pubblica sicurezza o giuridico che non possono oltrepassare.
Questo scendere in piazza e manifestare degli studenti a Pisa e Firenze è quindi alla fine moralmente e civilmente un fallimento; come un fallimento morale e istituzionale è la reazione delle forze di polizia intervenute.
Ora i più nostalgici possono ricordare la battaglia urbana di Valle Giulia, questo il nome che è stato dato ai violentissimi scontri avvenuti il primo marzo 1968 fra il Movimento Studentesco e la Polizia a Roma. Pasolini, non si sa ancora chi l’abbia ucciso da un lontano 1975, scrisse nella poesia “Il PCI ai giovani” (Espresso, 16 giugno 1968) rivolgendosi agli studenti:
«Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come ancora si dice nel linguaggio goliardico) il culo. Io no, cari. Avete facce di figli di papà. Vi odio come odio i vostri papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi, cari. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri».
Come dargli torto. I più intelligenti sanno dirmi se qualcosa è cambiato in tanti anni?
Preciso, non condivido i metodi usati da chi rappresenta le Istituzioni e l’Ordine Pubblico, le manganellate alla cieca. Mattarella e Piantedosi, Ministro dell’Interno, sono stati espliciti: «L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
Ma voi comprendete che una Democrazia solida deve concretizzare le parole della Costituzione, trasformarle in fatti. Altrimenti è il fallimento del giusto e del buono, della giustizia.
E la democrazia diventa la prima analfabeta.
Condivido pienamente. Grazie