Dal primo FabLab alle RepRap, ad Arduino: come cresce il modo dei makers digitali

Make in Italy è il nome di una Fondazione nata costituita nel gennaio del 2014. A due anni e mezzo dalla sua nascita vanta risultati lusinghieri i cui dati sono facilmente verificabili da un rapporto che la stessa Fondazione ha messo in rete.

Mission: sostenere l’innovazione, incentivare i makers, promuovere l’economia da basso, quella italiana, puntando a un volano tradizionale, quello manifatturiero, ma innovato dalle tecnologie digitali. Strumenti: l’open-source, il crowdsourcing, i big data e gli analitycs. In altri termini: il massimo dell’innovazione a servizio della più solida tradizione, con lo scopo dichiarato di dare una scossa positiva al Belpaese.

In fondo, nulla che non si sapesse già: nel 2001, al Boston, nel mitico Massachusetts Institute of Technology (MIT) il professor Neil Gershenfeld ideò e tenne a battesimo un laboratorio in cui, a suon di Bit e Atomi, ogni homo faber potesse mettere a frutto la sua idea e costruire quello che ancora non c’era. È questa la funzione di un FabLab: porre un maker in condizione di costruire ciò che sembrava impensabile, servendosi delle risorse della rete e della tecnologia digitale, a cominciare dalle stampanti 3D.

Quest’ultime, in verità, non nascono negli USA, ma in Europa, nel 2005, quando un altro docente, nell’Università di Bath, progetta la prima RepRap (Replicating Rapid Prototyper) appunto la prima stampante 3D: il suo nome è Adrian Bowyer e la sua invenzione ha rivoluzionato le possibilità dei makers digitali.

Ma anche l’Italia ha i suoi meriti. In breve. Nome: Arduino. Cognome: progetto di hardware opensource. Luogo di nascita: Ivrea. Figlio di: Scuola di Interaction Design. Segni particolari: fornitura di microcontrolli economici e di facile utilizzo. Effetto assicurato: ora anche chi non è specialista può mettere a punto progetti elettronici.

Una volta cera il world wide web per permettere a tutti di navigare in rete: erano gli anni ’90 del secolo scorso. Ora ci sono le RepRap e Arduino a far sì che ogni maker abbia a disposizione tutta la tecnologia digitale che gli serve per concretizzare la propria invenzione. La svolta è segnata, il processo è in piena espansione, a quali nuovi orizzonti porterà è davvero difficile immaginarlo. Di certo, c’è spazio per liberare la creatività di tutti.

E che make in Italy sia!