Nel 1200 la Sicilia era una ricca terra, contesa per la sua produzione di gelsi e seta, con un notevole livello di evoluzione burocratica e amministrativa e per la maggior parte musulmana. Federico II di Svevia si circondò di sapienti arabi, affascinato dalla loro conoscenza di astronomia, matematica, filosofia, caccia. Basti pensare che sia stato Al-Jabar, un arabo, l’inventore dell’Algebra. La stessa Puglia aveva una folta popolazione araba: nel 1239 Federico II deportò a Lucera (FG) quei Saraceni che ancora non avevano giurato fedeltà alla corona. Eppure, è in questa fase che la città conobbe la sua primavera economica.

Fino a  pochi anni fa, ad Andria si viveva in strada, con le sedie fuori dalla porta, controllandosi a vicenda, condividendo le stesse abitudini, gli stessi ritmi, gli stessi momenti di preghiera con la commara della porta accanto. E se qualcuno della comunità era in difficoltà, c’era sempre un altro pronto a sostenerlo. Questo genere di solidarietà collettiva è la stessa della cosiddetta Umma islamica (si pensi ad uno dei cinque pilastri dell’Islam: l’elemosina ai più poveri della comunità. In alcuni casi, il peso della Zakat è tale da essere amministrata dallo Stato).

 E il fatto che nel nostro sangue scorra più sangue arabo che tedesco è evidente se ci si guarda allo specchio: io stessa sono stata fermata alla dogana, perché scambiata per un emigrante nord africana.

Ma se siamo così simili, perché quando ho salutato F. con due baci sulle guance come saluto chiunque, mi ha detto: “ma non ti vergogni? Non hai paura che i tuoi amici ti vedano salutare un nero?”.

È chiaro il messaggio? Nel 2014 io mi devo vergognare di salutare un nero, perché la società li condanna in qualità di clandestini, a prescindere se lo siano davvero, perché c’è una becera e consistente parte della politica, della comunità, che mi dice che vengono qui a gravare sul nostro Stato. Ebbene, se questo ragionamento avesse fondamento, lo Stato tedesco, belga, olandese, inglese, americano, australiano, canadese, per non parlare di quelli sudamericani, dovrebbero mandare il conto a casa a gran parte della popolazione italiana. E se vogliamo dirla tutta, questi “sporchi immigrati”, data la nostra storia, sarebbero ben più legittimati a gravare sullo stato italiano rispetto a chi beve l’acqua del Po.

Ecco perché ritengo illegittimo il pacchetto sicurezza Maroni, in cui è stato introdotto il reato di clandestinità come reato penale, l’aumento della permanenza nei centri di identificazione ed espulsione fino a 18 mesi (quando è nei primi 6 mesi che si identifica l’immigrato) e, udite udite, la possibilità di espellere un cittadino comunitario. In tutta onestà, mi fido molto di più di F. che, nonostante in patria sia laureato in Matematica, non può far valere il suo titolo in Italia. “Non mi aspettavo di venire qui a fare questa vita… voglio solo tornare a casa”. Ecco perché oggi va a raccogliere i pomodori a Lucera, mentre cerca di farsi strada nella complicatissima burocrazia italiana anche solo per essere in regola e non essere chiamato “clandestino”. Ecco perché mi vergogno di aver avuto un Ministro dell’Interno come Maroni, condannato per resistenza a pubblico ufficiale, processato per attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge, indagato per finanziamento illecito e che ha condotto l’Italia alla condanna dalla Corte Europea per i diritti umani a seguito del respingimento in mare di un barcone di immigrati proveniente dalla Libia il 6 maggio 2009.

Maria Chiara Pomarico


[ Fonte foto: immigrazione.biz ]