La cosa più costosa che possiamo fare è quella di non fare nulla. Non possiamo consegnare ai nostri figli un pianeta divenuto ormai incurabile: il momento di agire sul clima è questo.” (Barack Obama, agosto 2015)

Manca poco, ormai, al 20 gennaio e, fino a quel momento, Barack Obama avrà in mano le sorti ambientali del nostro Pianeta. Il democratico, da sempre attento alla salute naturale dell’ecosistema, ha deciso di congedarsi dallo Studio Ovale, lasciando la propria impronta, un’orma di lavoro nel terreno americano e mondiale.

Facendo riferimento all’Outer Continental Self Lands Act, una legge approvata nel 1953, Obama si è riservato il diritto unilaterale di dirimere questioni sulla concessione delle trivellazioni. A differenza dei suoi illustri predecessori, che si erano spesi per salvaguardare solo alcuni lembi dell’Oceano, Barack ha imposto il veto permanente a perforare zone dell’Atlantico e della costa che unisce Virginia, Maine e parte dell’Alaska. Abbracciato favorevolmente anche dal Canada, il provvedimento garantirà, persino, la tutela del 98% delle falde acquifere artiche.

Secondo dati diffusi da Greenpeace, infatti, saranno, addirittura, 465mila i metri quadrati immuni da questo scempio.
Mentre lo stop di Ottawa potrebbe essere riesaminato ogni cinque anni, solo una Corte Federale potrà, invece, rovesciare il divieto caldeggiato da Obama.

In questa maniera, il Presidente in carica assicurerà, a se stesso e ai posteri, una clausola che rafforzi un concetto vitale futuristico scevro da inquinamenti e giochi di potere. Si tratta, sostanzialmente, della più rilevante dimostrazione di politica eco e solidale promossa dall’amministrazione Obama, uno scudo previdenziale, una sorta di cazzotto sferrato per legittima difesa, un “muro” eretto contro la volontà trumpista di abrogare gli obblighi presi in merito agli accordi di Parigi sul clima.

Il fatto è che, negando l’esistenza di un problema legato al cambiamento climatico, il neo Presidente Eletto, Donald Trump, sembra rifuggire la realtà, scostandosi dalle evoluzioni di un mondo sempre più in disarmo davanti a sconsiderate ideologie di partito.

Trump presidente si farà apprezzare più del Trump candidato? Speriamo. Come si suol dire: se son rose, fioriranno… inquinamento permettendo!