PERIMETRO ESISTENZIALE DI GENTE AGIATA, CANI DI RANGO E… UN PEZZETTINO DI NOI

Pelle lattea. Capelli che visitano quotidianamente la parrucchiera. Unghie, delle mani e dei piedi, infiorate. Figura slanciata. Forme sensuali. Femminilità, che si materializza vistosamente anche nella postura, nei gesti e negli sguardi. Il pensiero galoppa verso le donne di Tiziano o sfiora una dea dell’antica Grecia. Giunone? Diana? Venere?

Elegantissima, lei, Lisa. Nessuno dei suoi vestiti ha l’onore di fasciare per due volte consecutive le sue membra. Colori vivaci o tenui, sempre coordinati, tagli raffinati. Stoffe pregiate l’avvolgono, accarezzando delicatamente le sue rotondità, sode, perennemente giovani.

Sembra che abbia spiccato un salto da una vetrina di alta moda ed inceda per la strada, immonda, di una cittadina di provincia, scansando cioccolatini disseminati generosamente da cani allettati e seviziati dal consumismo umano. Le scarpe, tacchi vertiginosi, cuoio morbido, rifiniture preziose incedono come su una passerella. La borsa di pelle, istoriata, si pavoneggia, dondolandosi ritmicamente.

Lui, “Gianni caro”, brizzolato, pur elegante, appare timidamente dimesso tanto da sembrare che privilegi, nel confronto, la sciatteria. Alcune volte la precede, altre la segue. Piove, nevica o fa bel tempo non cambia nulla nelle loro abitudini, nelle apparizioni pubbliche. Un rito laico.

Un guinzaglio pende dalle loro mani, ora di lei ora di lui. Lilli, una barboncina, viziata, paffuta, innamorata dei padroni, opportunamente castrata per evitare arrivi indesiderati, zampettando allegramente li segue con un’aria regale.

Nei giorni caldi la vezzosa quadrupede fa sfoggio degli indumenti, sempre lindi e pettinati, fornitigli da madre natura, in quelli freddi esibisce con disinvoltura attillati costumi disegnati da stilisti di grido che ben si adattano per taglio, colori e rifiniture alla sua impeccabile personcina. Al collo saltella la medaglietta di identificazione. Sul musetto si staglia una certa aria civettuola ed un pizzico di alterigia per nulla riscontabile nei cani, meticci e vagabondi, che mendicano scarti di vecchiette.

Una coppia singolare, la loro. Non maneggiano carni, pesce o verdura, come comuni mortali, non calano la pasta, non si accomodano intorno alla mensa dell’affrescata stanza da pranzo, progettata da un pool di architetti. La ricca dimora disdegna umili aromi e sgradevoli odori, in cucina non si ode mai l’acciottolio di stoviglie. All’ora del pranzo, puntuali come un orologio svizzero, i due coniugi scendono dal sontuoso appartamento e raggiungono un ristorante, esclusivo… per gente agiata e sfarzosi festini.

All’ingresso del raffinato punto di ristoro, presieduto in livrea da un portiere, il direttore di sala accoglie gli abituali ospiti con riverente professionalità. Posti riservati in un angolino dell’ampio salone. Leggiadro. Scostano delicatamente poltroncine che fanno corona ad un tavolo rotondo e prendono posto con garbo. Numerose posate, piatti e bicchieri, lustri, aspettano sorridenti il loro arrivo, quasi tintinnano. La loro linea progettata da una designer si inorgoglisce ulteriormente.

Si alternano, marito e moglie nella toilette per una furtiva occhiatina allo specchio ed un tocco di igiene alle mani, mentre la cagnolina aspetta, salivando abbondantemente con una voluttuosa lingua che si allunga fino a lambire un occhio, vigile. Sa che da un momento all’altro la sua ciotolina artisticamente progettata si riempirà di croccantini e cubetti di carne, teneri, di prima qualità, insaporiti da intingoli di suo gradimento. Lieta, come una bambinetta che attende la nutella, scodinzola senza posa, facendo ondeggiare la preziosa tovaglia, ricamata.

Ostriche, datteri e ricci immersi in una prateria di alghe. Manca solo lo sciabordare del mare e le vele sospinte dal vento. Le narici fibrillano. Menù…ogni giorno diverso, ma sempre allettante. Oggi, ravioli ripieni di salmone, bistecca alla fiorentina e insalata mista.  Per terminare ciliegie, albicocche ed ananas. Immancabili i dolci: lei, babà ripieno di crema, lui, sfogliatelle. Le volute del caffè salgono verso il soffitto che gioca con i pieni ed i vuoti dei volumi.  I due ospiti, pregni delle fragranze dei cibi e del retrogusto del vino di annata, accostano le poltroncine al tavolo e si avviano beati verso la loro dimora, con la cagnolina saltellante.

Casi sporadici, in una cittadina di provincia, frequenti a Roma, capitale mondiale del pranzo. La cerimonia non subisce variazioni, continua anche se crolla il ponte Morandi, si schianta la funivia del Mottarone, bombe abbattono edifici della Palestina. Con sprezzatura gli eletti si limitano a scrollare e spalle.

Ciascuno di noi trova un pezzetto di sé nella condotta di Lisa e Gianni. Il loro costume, contagiante, in forme più o meno contenute, si fa sempre più strada. Irresistibilmente. In ogni contrada geografica, nei meandri dell’anima acerba e contorta.

Intanto, in Italia, non si contano i disoccupati, angustiati dall’inquietudine di rabberciare un pranzo che riempia la pancia. Molti, anche del ceto medio, impoverito, finiscono per ingrossare le lunghe file della “Caritas”. Vecchi, abbandonati. Donne, angariate. Bambini, schiavi di monitor. La qualità della vita precipita verso il precipizio. Incubi presidiano ininterrottamente i sogni di molti, infelici, sussultanti spasmodicamente nella notte col fiato soffocato.

A breve distanza nel mare o lungo la costa balcanica muoiono nella totale indifferenza, diseredati sfuggiti dalle guerre, deprivati delle loro terre che conservano nel sottosuolo materie prime indispensabili alla crescita senza limite del mondo occidentale.

Il Pianeta sorride sornionamente. Ne ha viste tante in quattro miliardi di anni e sa che prima o poi la frivolezza e la tracotanza della formichina umana si schianteranno miseramente. Per il momento la punzecchia con il Covid, e lei, che scambia il solletico per un sisma devastante, trema come canna in un uragano.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

1 COMMENTO

  1. Mimmo bravo; come sempre i tuoi articoli descrivono con sapiente capacità la realtà del nostro mondo.
    Purtroppo, fino a quando le persone si faranno dominare dal proprio egoismo, nulla mai cambierà.
    Tuttavia, tu ,io e tutti coloro che s’impegnano per dare il proprio ,sia pure minimo contributo, meritano
    un plauso. Grazie e continua sempre così Mimmo.

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