«L’adempimento di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono nei suoi confronti obbligati a qualcosa»

(Simone Weil)

Il patriarcato. Un luogo comune. È il “luogo comune” è una prigione in cui a volte ti ficcano, in altre ti rifugi perché ti sei arreso. Ogni essere umano ha il dovere di costruire la propria conoscenza e di decostruire la propria superstizione che lo cementa a vincoli morali ed etici anacronistici e soprattutto contrari all’intelligenza, che non servono a dimostrare ma solo ad argomentare per vincere un’oratoria o una eiaculazione verbale: trionfa l’aggettivo o il verbo migliore nel breve tempo possibile rispetto a chi si ha davanti. Viviamo in una comunità di esseri che si occupano di ciò che non si può curare per assenza del tempo, delle cose inutili che rispondono al desiderio e non al bisogno. Bravi nella arrogante manipolazione del vero.

Simone Weil sosteneva che «l’adempimento di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono nei suoi confronti obbligati a qualcosa», altrimenti quel diritto lo si otterrà ad esclusiva condizione di avere la forza per sostenerlo: e quella forza non tutti l’hanno. Nel luogo comune la vita sociale può diventare pura estraneità, togliere sacralità e rispetto agli individui.

Il luogo comune è la colpa morale di ogni essere umano quando non è capace di vigilare sull’altrui benessere.

Qui parliamo del “luogo comune” legato all’amore. Per cui è meglio affermare: «L’odio non possiede l’intelligenza del confine». Rubo questa frase alla psicanalista Laura Pigozzi e più avanti ne parlerò.

Nella sua Dichiarazione Simone scrive: «Ogni volta che, in conseguenza di atti o di omissioni da parte di altri uomini, la vita di un individuo è distrutta o mutilata da una ferita o da una privazione dell’anima o del corpo, in lui non è soltanto la sensibilità a subire il colpo, ma anche l’aspirazione al bene. Viene commesso in questo caso un sacrilegio verso ciò che di sacro l’uomo racchiude in sé».

Al di fuori delle relazioni sentimentali, non è un luogo comune affermare, per esempio, che alle donne nel Medio Evo non era permesso entrare in chiesa durante le mestruazioni o dopo la nascita di un figlio. Altrettanto che le donne poterono votare in Italia solo dal 1946 e contribuirono più dei votanti maschi al successo della Repubblica sulla Monarchia. Nel film di Paola Cortellesi, al cinema in questi giorni, un marito picchia abitualmente la propria moglie quando vuole senza motivo, ammesso che un motivo possa giustificare la violenza: la umilia nella vita quotidiana, la rinchiude in una prigione. Lei però si libera moralmente, non fisicamente, compiendo un gesto rivoluzionario ed etico.

Una riflessione. Mio nonno, classe 1900, due guerre, non lo faceva, non picchiava mia nonna: mia nonna ne aveva un ricordo tenero e meraviglioso; mio nonno aveva bisogno della sua compagna, di due occhi e mani in più; l’amore era forte era concreto non pasceva nel possesso. Il 5 settembre 1981 in Italia vengono aboliti il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, figli del fascista Codice Rocco, ancora in vigore. Non un luogo comune ma realtà.

Il patriarcato. Puzza anche di epigenetica. Leggo dal libro Amori tossici, Rizzoli Editore, della psicanalista Laura Pigozzi. «L’epigenetica è quella branca recente della genetica che spiega quanto segue: l’ambiente, la famiglia, i genitori, i coniugi, gli amici, i compagni, lo stile di vita, i dolori vissuti possono modificare “l’espressione” di alcuni geni, attivandone o disattivandone il piano originario». Tradotto significa che la nostra storia personale può alterare l’espressione genetica. E inizia così un “Meridiano di sangue” inconcepibile.

Il patriarcato. Ripeto, preferisco, in ambito affettivo o relazionale: «L’odio non possiede l’intelligenza del confine».

Il patriarcato. Si grida ad esso, lo si invoca come una maledizione. In realtà esige una spiegazione molto più “esigente” di ogni tragico avvenimento di sangue. Chi desidera e non per questo ama, può inoculare lentamente dei sentimenti che illudono di stare bene mentre controllano e consumano. La promessa dell’esserci illimitatamente e la frustrazione della separazione.

Il patriarcato. Tutto e niente.

Sempre dal libro Amore tossici, condivido questo periodo: «L’amore ha bisogno di confini umani, che non hanno la guida certa dell’istinto, ma sono a bagno nell’imperfezione dell’inconscio che, immerso a sua volta nel linguaggio, produce continue ambiguità, ambivalenze ed equivoci. Dunque gli uomini, nella condizione dei porcospini (due porcospini, nella metafora del filosofo Schopenhauer, con i rispettivi aculei, dal freddo si avvicinano nel tentativo di riscaldarsi ma finiscono con l’allontanarsi feriti da entrambi), appaiono destinati alla perpetua oscillazione tra una penosa lontananza e un inconfortevole contatto, senza quasi la possibilità di riposare nel tepore della giusta distanza: “Né con te, né senza di te”. L’odio non possiede l’intelligenza del confine. […] Ci si deve appropriare della vita altrui attraverso il controllo […]».

E Laura Pigozzi getta nella società odierna il dubbio che un po’ tutti si sia “alessitimici”, incapaci di esprimere ciò che si prova. Una bella spiegazione.

Eppure, riecco il patriarcato. Uomini incoronati capifamiglia, responsabili di ogni decisione e fornitori di “sostentamento”, quando a lavorare erano gli unici. Ogni cosa se la fagocita il patriarcato. L’isola ecologica sociale. Le case “chiuse” del piacere maschile. Le case che poi una donna senatrice chiuse. Donne bruciate come streghe perché parlavano più degli uomini, uomini bruciati perché in silenzio “contestarono” l’ordine costituito. La violenza la si subisce, a volte la si accetta, altre la si allontana. La strega che in una favola addormenta una giovane donna e costringe altri a soccorrerla, il cacciatore che risparmia il cuore di Biancaneve, il Principe Azzurro, l’eroe senza paura che libera la principessa imprigionata. Il Piccolo Principe che non è una Piccola Principessa, il serpente che non è una vipera. Anche questo è patriarcato.


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