Liz ha scritto la sua prima lettera in inglese a 10, parla inglese, francese e tedesco. Lavora in corsia, come infermiera, ma ha visitato 23 nazioni negli ultimi 6 anni…

La ragione principale per cui ho iniziato a scrivere è stata quella di spaziare con la mente, sconfinare le mura della mia stanzetta per approdare a lidi incontaminati, posti ignoti da immaginare e descrivere attraverso le pagine di Odysseo. Durante l’altalenante ma soddisfacente tragitto, mi sono imbattuto in una figura onirica, un personaggio sui generis, dalle splendide fattezze di una coetanea e dal tenero cuore di un’esperta navigatrice. Si chiama Annalisa, Liz, non so nient’altro. Il cognome, in fondo, poco importa se si appartiene al Mondo, in tutte le sue sfaccettature. Ciò che conta davvero è che oggi Liz sia mia amica, la nostra nuova redattrice, e che mi faccia da Cicerone tra sogni di isole lontane e strade di passioni comuni.

 Ciao Annalisa. Hai visitato 23 Paesi in sei anni, se non è un record, poco ci manca. Da dove nasce questo irrefrenabile desiderio di viaggiare?

Sono nata alla fine degli anni Ottanta, quando ancora ci si scriveva lettere a mano o con la macchina da scrivere. E gli ordinari francobolli in vendita erano solo quelli quadrati, quelli che dovevano passare cinque – sei giorni, prima che la lettera arrivasse a destinazione. Ho preso esempio da mia nonna, che da quando è rimasta vedova (a soli 45 anni) si è goduta la vita viaggiando in lungo e in largo con i bus. È stata ovunque, in America, in Russia, alle Canarie. Adesso ha 80 anni e viaggia ancora. Fa invidia al mondo, è lei il mio modello di vita, la mia mentore.

Mia madre sin da ragazzina aveva una corrispondenza con una sua coetanea residente in Gran Bretagna, di nome Dawn, a cui ha scritto in inglese per anni ed anni, inviando e ricevendo buste piene di pagine e pagine di inchiostro, storie e fotografie, foglie e portafortuna. E così l’inglese mi ha da sempre affascinata. A dieci anni già scrivevo lettere in inglese con mia mamma e le spedivo a Dawn, e all’uscita da scuola non facevo che correre alla cassetta postale per vedere se la fatidica busta con la sua risposta fosse lì. Piena di righe, di storie, di foglie e di portafortuna, e di tante parole strane che mi andavo a cercare sul dizionario per comprenderne il significato. Crescendo, ho scelto di frequentare l’Istituto Tecnico per il Turismo perché amavo l’inglese, ma nonostante tutto volevo studiare altre lingue, spinta dal desiderio di viaggiare e conoscere altra gente con altre culture. Insomma altre Dawn, così affabili, così dolci, così disponibili a raccontare della loro cultura e delle loro tradizioni, ma non solo in Gran Bretagna: in giro per il mondo. Ho studiato anche il francese ed il tedesco, curiosa di scoprirne la terra.

Ed è stata una scoperta vitale, per me. Il primo aereo per Londra, poi un altro, Parigi, poi un altro ancora, Berlino, Monaco, Barcellona, Praga, e poi tutta l’Europa. E poi Thailandia, e poi Cuba, e poi Marocco, e poi fino a 23. Non mi sono più fermata: viaggiare è la mia linfa vitale, io vivo per questo.

Pur frequentando l’Istituto Tecnico per i Servizi Turistici ti sei laureata in Scienze Infermieristiche. Pensi che, un domani, le due passioni, possano, in qualche modo, collimare in un’esperienza lavorativa fuori dalla tua Terlizzi?

Il sogno nel cassetto che mi teneva di fatto con la testa tra le nuvole era quello di diventare una hostess di volo. Il mio sogno nel cassetto con i piedi per terra era quello di lavorare in corsia: anche qui mia madre, infermiera anche lei, ha influito involontariamente sulle mie scelte. Sin da piccola la corsia mi ha sempre affascinata, mai spaventata. Crescendo ho capito che la sofferenza e la malattia non vanno curate solo con i farmaci, ma con l’empatia, la sensibilità e la dedizione per il prossimo: mi piaceva, tanto, e ho realizzato il mio sogno. Le due passioni potranno collimare solo esaudendo l’ultimo ed unico dei miei sogni nel cassetto che ho maturato in questi sei anni: prendendo parte ad una missione come volontaria infermiera in Africa, anche per breve tempo. Sarebbe una esperienza indescrivibile. Esaudirò presto anche questo sogno.

La tua pagina Facebook “I Viaggi di Liz” vanta più di mille likes. Puoi spiegarci come lo spirito della tua avventurosa impronta solca le coscienze di lettori, quali il Sottoscritto, impossibilitati a lasciare tutto e partire?

La mission della mia pagina Facebook è quella di condividere ogni più celato quanto meraviglioso angolo di mondo che i miei occhi abbiano veduto, con persone interessate a viaggiare anche seppur solo con la mente, perché impossibilitate a farlo per qualsiasi motivo. Ovviamente anch’io non posso essere sempre in viaggio, per il mio lavoro, ma mi piace prendere qualche giorno di ferie e partire non appena trovo un volo low cost, raccontare e raccontarmi attraverso video, fotografie, parole, poesie, condividere quello che vivo e quello che vedo. Quando non sono in viaggio, racconto ricordando. Non bisogna essere per forza affetti dalla famosa Sindrome di Wanderlust per leggermi. Basta essere amanti del bello, dei dettagli, dei colori, perché il mondo è bello, ed in ogni dettaglio si può celare un infinito, ed è soprattutto variopinto: di paesaggi, di pelli, e di animi.

Da neofita della nostra Redazione, ci hai condotto tra le disarmanti memorie storiche di Budapest e l’avveniristica ingegneria thailandese. Qual è stata la meta turistica che più ha segnato il tuo itinerario di crescita culturale ed emozionale?

Non esiste una meta più bella di tutte. Ho visto la bellezza ovunque. Nel Sole di mezzanotte, seduta in riva ad un lago nei boschi della Svezia. Sulla roccia a picco sul fiordo, dopo 24 chilometri di scalata in Norvegia. Negli occhi di un bambino del Laos che mi chiedeva caramelle. Nei forti odori e nei sapori speziati nelle tajine del Marocco, nei coloratissimi tappeti turchi e nei lampadari del Gran Bazaar di Istanbul; in una Cuba autentica, fatta di sigari e caffè, degustando il Rhum a ritmo di salsa. In una metropolitana, grigia e frettolosa Londra, nelle strade fatte di acqua tra Amsterdam e Venezia, in quegli occhi a mandorla così profondi, e così piccoli, un po’ perché orientali, un po’ perché la Thailandia è la Terra del Sorriso, e quando si sorride involontariamente si strizzano gli occhi. In un saliscendi di tram gialli nel cuore di Lisbona, in quei vicoli così stretti che poi si aprono in una balconata sull’Oceano. Ho visto la bellezza anche negli anfratti più nascosti di una contraddittoria Napoli. O sui treni sgangherati marocchini, sulle pericolosissime strade albanesi del Passo del Llogara. Nei caldi sapori delle zuppe dell’Est. Il mondo ti rapisce l’anima, te la mescola, te la intruglia e quando torni da un viaggio rimani lì, a guardarti. Confuso, perché non sei più lo stesso.

Ulisse desiderava tornare ad Itaca. Il pellegrinaggio di Annalisa dove credi ti condurrà in futuro?

Sono consapevole che mi condurrà ad una folle, e per molti sconclusionata, ma per me autentica corsa a scoprire, esplorare, conoscere, raccontare o ricordare quanto più posso altri luoghi del mondo. Qualsiasi essi siano. Ovunque essi siano. Mi condurrà sempre più a riempirmi di vita, perché il viaggio è la fiamma che alimenta la mia anima. E lo sarà per sempre. Viaggiate. Aprite gli orizzonti. Nutritevi.