Fughe, arresti, di nuovo fughe e avventure di ogni genere, condite da idee geniali: il biliardino.

Fughe, arresti, di nuovo fughe e avventure di ogni genere, condite da idee geniali: il biliardino. La strabiliante vita di Alejandro Finisterre ora in una graphic novel.

 Il biliardino fu inventato durante la guerra civile spagnola. Erano gli anni fra il 1936 e il 1939, si combattevano da un lato i nazionalisti di Franco, dall’altro i repubblicani del Fronte Popolare. Alejandro Finisterre, all’epoca diciassettenne e antifascista, rimase ferito da una bomba. Durante la sua convalescenza in un ospedale per mutilati di guerra, circondato da adolescenti con gli arti amputati, si chiese come permettere a questi di giocare ancora a calcio. Esisteva già il tennis tavolo: perché non mettere a punto un calcio da tavolo? Ecco che con l’aiuto del carpentiere dell’ospedale costruì il primo calcio balilla, sul modello di prototipi già presenti in Europa, ma migliorandolo di molto.

Nello stesso periodo mise a punto anche il volta-pagine a pedale, brevettando entrambe le invenzioni a Barcellona. Finita la guerra e instauratosi il regime franchista, per uno come lui non era più tempo di rimanere in Spagna. Decise di raggiungere la Francia. Attraversò a piedi i Pirenei esponendosi a neve e pioggia e a tutte le intemperie del caso. Quando cercò i suoi brevetti, una volta superato il confine, si accorse che erano nient’altro che poltiglia di carta fradicia, a quel punto fu chiaro che l’idea era stata sua, ma i soldi li avrebbe fatti qualcun altro.

Questa vicenda, presa da sola, sarebbe abbastanza per farci un romanzo, eppure resta una delle meno avventurose fra quelle che compongono la vita di Finisterre. Per provare a raccontarle tutte il disegnatore catanese Alessio Spataro ha scritto e disegnato un romanzo a fumetti: Biliardino, edito dalla Bao. “Come un qualsiasi utente di internet” spiega Spataro, “nel 2007 ho letto su vari giornali la notizia della morte di Alejandro Finisterre, personaggio quasi completamente sconosciuto. […] Si tratta di un personaggio molto affascinante […], un antifascista molto scaltro e molto abile nel trovare sotterfugi risolutivi in situazioni difficili”.

Sì perché Alejandro, vero nome Alexandre Campos Ramirez, figlio di un ciabattino, per mantenersi da giovane fa il muratore, imbianchino e anche ballerino di tip tap per una delle compagnie più prestigiose del suo Paese. Dopo l’esilio, a Parigi, si laurea in filosofia, fa un sacco di debiti, viene arrestato e misteriosamente evade, nel 1948 ripara in Ecuador. Qui fa il giornalista, prima di trasferirsi in Guatemala nel 1952. Si mette a fabbricare biliardini e giocattoli, ed è proprio in questo periodo che incontra Che Guevara. Giocano a calcetto insieme, il Che perde, è una schiappa, mentre la moglie del rivoluzionario, Hilda Gadea, batte Finisterre, l’unica che ci sia mai riuscita racconta la leggenda.

Intanto in Guatemala c’è un colpo di stato e cambia il governo. È il 1954 e si insedia un esecutivo fascista, amico di Franco, Finisterre viene arrestato e deportato in Spagna. Ma lui non ci sta. Una volta in volo, camuffando una saponetta, finge di avere una bomba, obbligando il pilota ad atterrare a Panama, e diventando uno dei primi dirottatori aerei della storia. Di qui scappa e raggiunge il Messico. Nel Paese centro-americano fa l’editore di scrittori spagnoli esuli, in particolare León Felipe di cui diviene esecutore letterario. Infine, morto Franco negli anni Settanta, torna in Spagna, a Zamora, dove spira all’età di 87 anni.

La lista di personaggi con cui Finisterre ha a che fare nella sua vita è sorprendente. Oltre al Che e a León Felipe ci sono Pablo Neruda, Max Aub, Jean-Paul Sartre, Albert Camus, Jean Cocteau, Simone de Beauvoir, e anche Manu Chao e suo padre Ramon. La grafic novel di Spataro, stampata in rosso e blu – i colori del biliardino – lunga 300 pagine e divisa in 10 capitoli, racconta di tutto ciò. Per correttezza tratta anche dei lati misteriosi della vicenda, che pure sono diversi.

biliardino

“Ci sono parti della sua vita che rimangono tutt’oggi oscure, anche perché non è arrivato a pubblicare un’autobiografia ufficiale”, spiega Spataro. Lo stesso vale per il manoscritto testamentario che non è pubblico perché protetto da segreto di Stato. “La moglie nel 2008, essendo stata nominata erede universale, volle leggere l’originale, ma una volta arrivata dal notaio, questi non poté soddisfare la sua richiesta”. C’è la questione delle sue presunte relazioni omosessuali, quella degli importanti documenti sul suo conto spariti dall’ambasciata spagnola in Guatemala, la protezione che gli assegnò il presidente messicano Echeverrìa lo stesso del massacro di Tlatelolco, il rapporto con la sua ultima compagna di molto più giovane di lui.

Il libro di Spataro, frutto di lunghe e accurate ricerche, non tralascia niente. “Penso di aver scritto sostanzialmente tre biografie parallele: quella di Alejandro Finisterre, quella del gioco del biliardino e quella dello stesso ventesimo secolo. Una tripla biografia storica”. Ciò che però alla fine brilla è l’avventura esistenziale di Finisterre. Una vita, la sua, che ha seguito la stessa traiettoria impazzita che di solito segue la pallina bianca nel gioco da lui inventato. Un’esistenza fatta di calci, sponde, passetti, giravolte, dove la sfera alla fine entra in porta, ma vista la potenza del tiro torna fuori e non si sa se sia goal o rimanga un’altra possibilità di giocarsela.