Lettera a Gesù

Chi non ti riconosce in croce, non ti accoglierà neppure nella grotta

Carissimo Gesù, tu non hai bisogno di consigli eppure, come il demonio, non di rado, siamo noi a dirti cosa dovresti fare e come dovrebbe andare il mondo. Sembrerebbe, dal nostro punto di vista, che hai poco senso pratico e che, soprattutto, non sai fare il tuo mestiere. Hai potuto notare come il crocifisso dà fastidio e, con il tempo, è diventato segno ideologico e non simbolo di ciò che hai indicato con la tua vita. Siamo stati così indifferenti a quella presenza, poiché eri già assente dai cuori, che quando abbiamo deciso di toglierti dai muri, la cosa “più geniale” che è stata affermata era il richiamo all’identità culturale. Peccato che del libro di quella cultura abbiamo fatto di te soltanto la copertina.

Adesso si sta avvicinando il Natale e tanti, che di crocifisso non ne vogliono sapere, ti metteranno nella grotta accanto al bue e l’asinello, con Maria e Giuseppe. Ti espongo il mio problema. Se quella culla di legno, nella quale sei stato ‘posto’, richiama direttamente la croce da cui ti hanno ‘deposto’, che senso ha parlare di dono del bimbo che nasce se si dimentica l’uomo che muore? Se le ‘fasce’, che ti hanno ‘avvolto’ da bambino, sono il preludio del ‘lenzuolo’, nel quale ti hanno ‘avvolto’ da morto, che senso ha parlare di tenerezza, mentre si celebra il dolore? Se la ‘grotta’ dove sei venuto alla luce, per entrare nelle tenebre del mondo, è segno della ‘tomba’ nella quale ti sei immerso nel buio della morte, che significato ha la commozione natalizia se, anche i cristiani, vivono tradizioni come Halloween, nella quale la morte viene esorcizzata? Non ti accorgi, caro Gesù, che chi non ti riconosce crocifisso non può comprenderti bambino? Facendoti bambino hai rinunciato a tutto, come salendo sulla croce, per noi, ti sei annientato per amore. Ma pensi proprio che siamo disposti ad accogliere questo messaggio? Anche se il mistero di “Natale” si richiama direttamente al tuo ‘venerdì santo’, a noi non piace saperlo. Quel giorno si digiuna e si fa penitenza. Meglio tenerlo lontano dalla nostra sensibilità natalizia, dalle nostre luci artificiali e dai nostri cenoni dove c’è, apparentemente, spazio per tutti, tranne che per te, che ci disturbi nella figura degli ultimi, dei poveri e dei diseredati. Noi parliamo poi dell’unica volta che nella Bibbia sono citati il bue e l’asinello: «Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende» (Is 1,3).

Dio era arrabbiato perché gli animali conoscono il padrone, mentre i figli di Israele non riconoscono il loro Padre. Come spiegare che il ‘bue e l’asinello’ sono simbolo dei pagani che ti hanno accolto, mentre tutti ti hanno rifiutato? Ho la sensazione, caro Gesù, che del tuo Natale vorremmo solo accogliere ciò che ci piace, la copertina e non il suo significato. Caro Gesù, abbiamo tolto il tuo Natale, dal nostro cuore, per lasciarlo nel presepe. Non credi che tra non molto qualcuno ti toglierà anche di lì e altri si appelleranno all’identità culturale? Perdonami, sapevo che questa lettera non dovevo scriverla a te ma, poiché tutti ti chiedono conto del male che altri fanno, ho creduto che scriverla ad altri poteva urtare alcune sensibilità. Poi tu, a tutti, piaci bambino e molti desiderano che resti tale, così non dai fastidio. 

Aiutaci a comprendere che rivivere la tua nascita può aiutarci ad accoglierti nella grotta del nostro cuore. Tu solo puoi liberaci dalle tenebre dell’indifferenza e dell’ipocrisia di chi celebra il Natale, ma tradisce l’Amore.

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