Per stare in piedi, si deve ricordare
Fin quando sono vive le radici, una pianta è viva e può rinascere. Ciò che conta sono le radici, anche se non si vedono, perché nascoste nella terra. Possono morire migliaia di foglie, ma se le radici sono vive è l’albero a vivere. Viceversa se, da un albero, si strappano le radici, nonostante le tante foglie verdi che ci possono essere, quella pianta sta cominciando a morire. Ogni foglia, pur essendo nella propria nullità un mistero a sé stante, è ben poca cosa rispetto ad un albero.
Tante tradizioni, religiose e non, hanno spesso paragonato l’uomo ad un albero. A me piace invece paragonare la memoria e la storia alle radici. Quando una nazione o un uomo dimenticano chi sono, da dove vengono, iniziano a morire dentro, nella loro identità. Si è ciò che si è stati, si cambia per ciò che si è fatto. Ogni scelta di vita e ogni amore possono diventare sempre nuovi se rinnovati, ripensati, tornando alla memoria, ai perché profondi di certe scelte, alle radici di ciò che si è.
Si deve guardare avanti, ma ben radicati per non essere trasportati qua e là come foglie al vento. Fare i conti con la propria memoria, non di rado, significa affrontare anche ferite del passato. Imparare a chiamare per nome la propria storia porta a comprendersi nell’oggi per progettare il domani.
Ogni ricordo è, nel bene e nel male, dare nuovamente al cuore ciò che è nascosto interiormente. Dentro ci portiamo tesori preziosi, luci che reggono la nostra esistenza. Tutto ciò non va spento, né dimenticato. Per restare in piedi, si deve dunque ricordare. Si può stare nel benessere ma, se si dimentica la povertà da cui si è partiti, si può vivere il malessere del non senso. Si può essere contenti ma, se si dimenticano i sacrifici che si sono fatti nella vita, tutto può cadere nella banalità.
Ci sono scuri poste alle radici dei desideri autentici, che si chiamano materialismo, invidia, gelosia, superficialità, benessere e apparenza, le quali attentano alla vita. La custodia della vita, del bello, del vero, del giusto e del buono siano la memoria da custodire per generare esistenze entusiaste e contente, profumando la società con i fiori della speranza, i quali generano frutti di bene da quelle solide e robuste radici. Senza radice non c’è sostegno, come senza memoria non c’è futuro.