Nel mare della complessità…

I sempre più articolati processi storico-sociali in atto negli ultimi tempi  stanno dimostrando la loro anima strutturalmente complessa  e nello stesso tempo cosmopolitica, per usare un’espressione cara ai maestri del pensiero complesso come Edgar Morin e Mauro Ceruti, insieme con la presa di coscienza a diversi livelli della necessità di ripensare ab imis il modo di porre e di risolvere i problemi che emergono nei vari campi e contesti; se poi lo sguardo si rivolge al nostro Mediterraneo, per sua natura e vocazione a dirla con Paul Valéry ‘mare del possibile’ per tutta una serie di significativi eventi succedutisi nei secoli, è sotto gli occhi di tutti quello che sta avvenendo, una vera e propria ‘tragedia’ così come viene messo in risalto nel volume curato da Gianmichele Pavone, Cittadinanza e persona. Un gap da colmare per contrastare la tragedia del Mediterraneo (Verona, Gabrielli Editori 2020),  con  scritti tra l’altro di Stefano Zamagni, Giuseppe Cantillo, Serge Latouche, Giovanni Tangorra, Carlo Cirotto, Antonio L. Palmisano e altri.

Innanzitutto è da sottolineare che tale volume come il precedente, sempre curato dallo stesso Pavone nel 2016, col titolo  Oltre l’orizzonte del Mediterraneo: Africa chiama Europa. Per uno sviluppo equo e solidale, è pubblicato da una casa editrice come la Gabrielli che, fondata negli anni ’80, ha come motto di sapore quasi weiliano “Guardiamo al nuovo, sostenuti dalle radici” col presentarsi come un laboratorio di idee e progetti, come ad esempio l’impegno indirizzato verso l’economia civile con la riproposta di un testo nel 2020 dell’illuminista e abate napoletano Antonio Genovesi Logica pergiovinetti (cfr. Antonio Genovesi: un percorso illuministico verso la complessità, Odysseo 11 febbraio 2021); le diverse collane Spiritualità, Intersezioni, Religioni, Progetto Uomo, Narrazioni si basano su una visione integrale dell’uomo  e, pur partendo da quella cristiana, aprono laicamente a diverse prospettive finalizzate a mettere sul tappeto questioni cruciali del mondo contemporaneo come la centralità assegnata alla ‘tragedia del Mediterraneo’. Infatti, l’obiettivo dei due volumi, curati da Pavone  e da vedere come diversi momenti di uno stesso percorso, è quello di mettere insieme  sul piano concettuale ed operativo il comune destino dei due continenti, l’Africa e l’Europa come facenti parte di una stessa ‘barca’ per usare la recente espressione di Papa Francesco, nel senso che lavorare allo sviluppo in senso sostenibile dell’una è indispensabile per l’altra, pena l’impoverimento non solo economico di entrambe.

Il volume Cittadinanza e persona, che raccoglie gli atti del X Convegno nazionale del M.E.I.C. tenutosi ad Ostuni (BR) il 29 settembre del 2016 e dedicato a Mario Signore che prima della morte negli anni precedenti era stato uno degli animatori ed organizzatori di tali incontri, si segnala in particolar modo per mettere al centro dell’attenzione dei dibattiti lo stretto rapporto tra cittadinanza e persona, che in molta letteratura critica sull’argomento sembrano appartenere a due universi lontani tra di loro. Dopo una prima parte dove alcuni interventi, come quello di Giorgio Rizzo, vengono a situarsi sulle ‘tracce e in cammino con Mario Signore’ che in alcuni suoi scritti come quello del 2011 Prolegomeni ad una nuova/antica idea di Welfare  si era soffermato sulla scia di Amartya Sen su tali temi in una visione improntata al ‘bisogno di cura’, seguono le riflessioni da parte di Cantillo, C. Vigna e Zamagni su ‘filosofia ed economia’; gli scritti di Latouche, Palmisano, Cirotto, C. Honold, R. Roni  delineano l’approccio etico-antropologico, mentre quello giuridico-economico viene analizzato negli interventi di  A. Favaro, C. Vagginelli, A. Ciniero, S. Pisanelli e L. Fusco Girard. Segue la quarta parte sul ruolo dei ‘credenti nella Chiesa e nella politica per la dignità della persona’ con scritti di G. C. Perego, L. Duilio, G. Tangorra, C. Militello, L. Prenna; completano il tutto gli interventi di D. M. Amalfitano e di V. Sammarco con le conclusioni di Beppe Elia e la post-fazione dello stesso Pavone.

Il nucleo concettuale di fondo che attraversa i diversi contributi è quello di elaborare delle linee di pensiero in grado di fornire le basi  per ‘colmare il divario’ esistente tra cittadinanza e persona, divario che è una delle cause non secondarie della tragedia del Mediterraneo e di fenomeni simili che si registrano in varie parti del mondo; infatti, per rendere operativa una visione più allargata di questi due fattori ritenuti strettamente legati tra di loro, si sottolinea  a  più riprese che è da superare sia in campo economico che giuridico l’idea alquanto ristretta di cittadinanza collegata all’appartenenza ad un territorio. Se poi essa cittadinanza, oltre al suo abbinamento ritenuto quasi naturale col territorio,  viene a concepirsi come un elemento caratterizzante di una nazione o di uno stato con una sua lingua e costumi, difatti diventa un ostacolo nello stesso tempo epistemologico e sociale alla comprensione dell’idea di persona che per sua natura è universale coll’abbattere ogni tipo di frontiera artificiosamente eretta.

L’idea di persona porta con sé sia in maniera implicita che esplicita la questione dei diritti che ogni essere umano ha in quanto tale col superare di fatto l’appartenenza o meno ad un determinato territorio; in tal modo lo stesso concetto di cittadinanza si spoglia dei suoi ormai vetusti ordinamenti socio-giuridici, si libera dagli stessi condizionamenti e confini ‘naturalistici’, ‘nazionalistici’ e ‘localistici’ per aprirsi all’idea di comunità con la sua particolare struttura relazionale che le è implicita. Ma tutto questo, come sottolineano Zamagni e Amalfitano nei rispettivi interventi, comunque è sempre frutto di un processo di ‘innovazione sociale’ continua una volta preso atto delle insufficienze dell’homo economicus, dell’uomo burocratico e dell’’uomo casuale’, per usare una espressione di Ardigò, atteggiamento di natura semplicistica che ancora serpeggia abbondantemente nelle scelte di diversi orientamenti politici dove a problemi globali si propongono soluzioni locali.

Gianmichele Pavone da giurista considera cruciale il tema del rapporto tra cittadinanza e persona,  denuncia  quello che chiama il gap esistente tra i concetti di ‘cittadino’ e ‘persona’ e si impegna nella ridefinizione del concetto di ‘cittadinanza’ che nonostante la ricca letteratura sull’argomento non ha “trovato opportuna sintesi in intelligenti interventi normativi”; un impegno del genere viene ritenuto una vera e propria ‘sfida’, fatta sua dal M.E.I.C,  per evitare le continue tensioni sempre presenti di fronte all’emergenza dei continui flussi migratori, che poi sono una costante della storia dell’umanità da quando l’homo sapiens dall’Africa si inoltrò negli altri continenti.  Si ritiene tale ‘sfida’ una occasione per “disciplinare finalmente  nuove forme di acquisizione della cittadinanza e dei diritti e doveri” ad essa connessi, per creare le basi per “aprirsi ai nuovi ‘cittadini’” all’interno di “un rinnovato  ordinamento politico-giuridico”; solo in tal modo si presentano come velleitari e antistorici quei tentativi di chi ancora si attarda a difendere “lo spirito patriottico, l’unità del popolo italiano” in quanto animati “da uno pseudo patriottismo dannosissimo,  imperniato unicamente sugli aspetti più beceri della chiusura mentale, commerciale, ideologica e perfino religiosa”.

Tutto il volume Cittadinanza e persona ruota intorno a tali sfide epocali, insieme alla necessità di  delineare un quadro concettuale in grado di fornire le nuove coordinate entro cui situare le operazioni da mettere in atto, dove l’idea di persona con tutto il suo corredo valoriale rimane “unica opzione valorizzabile prescindendo dalle mutevoli regolamentazioni del concetto di cittadino”; a tale processo in corso e ‘viaggio’ non privo di tensioni e contraddizioni, come lo chiama Gianmichele Pavone, dove si abbattono inevitabilmente pregiudizi e vecchie frontiere,  siamo tutti invitati a dare un contributo personale perché non si tratta solo di elaborare nuovi e necessari punti di vista, ma di tracciare stili di vita con poste in gioco che investono l’umanità intera e con essa l’intero pianeta. Coniugare insieme nella vita di tutti i giorni l’essere cittadini con l’essere persona non è un percorso agevole e lineare, ma è necessario in un mondo sempre più globalizzato e dominato dalle logiche della complessità che richiedono ottiche cognitive ed insieme etiche per essere ‘abitate’ nel senso avanzato da Mauro Ceruti (Come vivere la complessità, Odysseo 26 novembre 2020).


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.