
Contaminazione. È la prima parola che salta in mente ascoltando il Canzoniere Grecanico Salentino (CGS). Poi entrano in scena le parole e i racconti di Erri De Luca. Tutto a questo a Bari, a Teatro Palazzo.
“Il desiderio di parlare dei migranti e in generale di quello che ci accade intorno, penso sia parte della musica popolare”, dice Mauro Durante del GCS, “che ha sempre risposto alle esigenze legate alla funzione di chi la sta cantando. Per le storie d’amore, ad esempio, si è inventata la serenata, o per raccontare la durezza del lavoro e trasmettere il disagio dei campi, ci sono i canti di lavoro e così via. Quindi per parlare del proprio presente l’unica strada percorribile è fare musica popolare.”
“Sola Andata in particolare è stato un racconto di vari incontri “ – continua Durante – “nata dall’idea di Gabriella della Monaca, che ha fatto incontrare il Canzoniere con Erri De Luca per la realizzazione del videoclip, da cui poi è nato anche questo spettacolo. Quella dei migranti è una questione che non possiamo ignorare e la cantiamo per tenere i riflettori puntati sulla vicenda e sul suo lato umano”.
E durante lo spettacolo, appunto, questa contaminazione avviene continuamente. I suoni sono del Mediterraneo, le radici ben piantate tra gli ulivi del Salento. Le parole di Erri De Luca ci raccontano delle difficoltà della sua esperienza di operaio italiano trapiantato a Parigi negli anni ‘70, che corrono parallele a quelle di un emigrato sbarcato ad Ellis Island. Le parole diventano macigni quando si arriva alla tratta degli schiavi d’America: trattati meglio di questi migranti perché merce, da rivendere, al pari della droga o di qualsiasi altro carico. I migranti invece pagano prima, ormai valgono zero e possono essere lasciati al loro destino.
Il protagonista dello spettacolo cambia rapidamente: non c’è più Erri De Luca, né il Canzoniere, ma il flusso migratorio: “una fisarmonica che si apre e chiude e che nessuna barriera può fermare” – dice Erri De Luca.
Degna di nota in chiusura, la parafrasi di Don Chisciotte, il personaggio preferito di De Luca. Lo sconfitto per eccellenza, che continuamente si rimette in piedi per battersi di nuovo. La riflessione è se un personaggio così, di età non giovane, ma anziano, che decide di percorrere le strade del mondo per riparare i torti e si batte contro nemici soverchianti in numero e forze, che si batte e viene continuamente battuto, poi venga definito invincibile da Nazim Hikmet. La riflessione ci porta a definire invincibili coloro che ad ogni sconfitta si rialzano e ricominciano, invincibili alla lettera di fronte agli eventi e alla Storia, a differenza di chi sta sul primo gradino di un podio immaginario, che una volta perso il posto, cedono inevitabilmente alla sconfitta, facendo posto ad un altro.