Ci ripetono ogni giorno che per muoverci in qualsiasi direzione dobbiamo conoscere l’inglese. Il computer parla inglese, la musica parla inglese, il cinema parla inglese.
Perfino il giornalismo nostrano e il supermercato sotto casa si sono messi in testa che “rumors” sia meglio di “voci di corridoio” e che “shopper” sia meglio di “sacchetto della spesa”.
Insomma, parafrasando Alberto Sordi, ma ‘ndo vai se l’inglese non sai?

Tuttavia, questo è un consiglio che buona parte del mondo ha seguito e continua tuttora a seguire, quindi andiamo incontro a un mercato del lavoro completamente saturo e fin troppo competitivo per chi parla inglese come lingua straniera.

Se siete appena entrati nel mondo del lavoro o, come me, siete ancora studenti universitari, è bene che espandiate il vostro orizzonte. Quali sono i nuovi mercati? Quali Paesi traineranno l’economia nel prossimo decennio? Ma soprattutto, quali lingue parlano questi nuovi maghi del denaro?

Senza dubbio ci si può gettare nel mondo asiatico. Studiare cinese, giapponese, hindi o coreano offre un ventaglio di opportunità non indifferente, dà accesso a un numero di parlanti esorbitante. La Cina, insieme a tutta l’Asia, è ormai un colosso e non accenna a rallentare la sua espansione. Il futuro è a Est, come dicono molti.

Guardando sempre a Oriente, molti scommettono sul russo, principalmente per la sua potenza energetica e sull’enorme mercato economico che offre. Tutt’intorno seguono lingue come bulgaro, polacco, romeno e ungherese. In questi Paesi, dopo la caduta dei regimi totalitari, le aziende italiane stanno mettendo radici sempre più profonde e sempre più giovani iniziano a progettare il loro futuro lì.

Rimanendo nei nostri paraggi, si sa, la fa da padrona il tedesco per la solidità economica della Germania, che sembra destinata a durare ancora per un bel po’. Il francese sta perdendo consensi, mentre ne stanno acquistando molti lo spagnolo e il poco conosciuto portoghese. Queste sono le lingue dell’Africa e del Sud America, altro interessante bacino di sviluppo economico, che potenzialmente avrebbe tanto da offrire ai giovani italiani in cerca di lavoro all’estero.

Ultimo, ma non per importanza, c’è il mondo mediorientale. L’arabo, lingua del petrolio e dei grattacieli del deserto, è a un passo da noi eppure così poco preso in considerazione.

Parlando da studentessa, e in particolare da studentessa di lingue straniere presso l’Università di Bari, non posso fare altro che ammettere che la situazione non sia delle migliori. A causa dei tagli a destra e a manca, le così dette lingue minori come polacco, bulgaro, serbo-croato, romeno sono state cancellate dai piani di studi a partire da quest’anno, lasciando disponibili le lingue più comuni. Qui a Bari, per esempio, non vengono insegnate le lingue orientali, ad eccezione del russo e dell’arabo, cattedre ancora attive.

Non dobbiamo scoraggiarci, però. Accanto alle innumerevoli note di demerito, l’Università di Bari può vantare anche degli eccellenti primati.

La cattedra di russo, per esempio, è una delle migliori in Italia, insegnata da docenti altamente qualificati. Lo stesso si può dire dell’insegnamento del portoghese. Tra le più prestigiose cattedre d’Europa, quella di Bari vanta la presenza di docenti inviati direttamente dal Portogallo grazie ad alcune istituzioni culturali che promuovono la conoscenza della lingua portoghese, considerata la lingua del futuro, a detta del New York Times. Infine, anche la cattedra di tedesco offre esclusivamente docenti madrelingua e numerosi seminari con rappresentanti di associazioni che promuovono l’impiego di ragazzi italiani in Germania, pescandoli direttamente dal bacino universitario.

Per tutte le altre lingue, siamo nella media: un buon insegnamento, ottimi professori che cercano di dare il loro meglio anche con classi sovraffollate, regolari lezioni con docenti madrelingua provenienti da tutto il mondo.

Insomma, l’inglese non è la sola lingua che si parla nel mondo. E non è l’unica con cui comunicare universalmente con le persone nei quattro angoli del pianeta. Basta guardarsi intorno, farsi furbi e cercare di giocare d’anticipo. L’apprendimento di nuove lingue amplia la mente, fa viaggiare nel tempo e nello spazio e avvicina culture apparentemente distanti.

Chiara Pistillo


[Foto: www.ricettemania.it ]