“La gazzella e l’attimo” (L’Oceano dell’Anima) non è solo una raccolta di poesia, ma il tentativo dell’autrice Tina Ferreri Tiberio di interpretare il silenzio e l’inquietudine con versi che toccano l’anima 

Quanto silenzio si cela dietro la silloge “La gazzella e l’attimo”?

Il silenzio o meglio i momenti di silenzio, sono presenti in diverse composizioni della silloge. Amo il silenzio, perché è nel silenzio che le parole hanno voce, proprio così, è l’ossimoro della poesia. Per me il silenzio, in questa raccolta, prende diverse immagini: è furtivo, come nella poesia “All’ Anno Nuovo”, è affilato come nella poesia “Una voce, mille voci”; è spettrale in “Spettrale il silenzio”; le illusioni sono silenziose in “Inno alla Speranza”; l’incedere è silenzioso in “In una folata, il mio paese”; i riflessi sono silenziosi come ne “La gazzella e l’attimo”; nella poesia “Alla luna” vi è l’ebbrezza del silenzio. La solitudine non è l’anticamera del silenzio, si può essere soli e non ascoltare il silenzio, come si può essere fra tanta gente e ascoltare sé stessi, osservare in silenzio i colori della natura, le sfumature della realtà circostante in modo tale da permetterci di percepire le infinite dimensioni. E’ nel silenzio che parlano le emozioni ed è nel silenzio che vengono tradotte in parole o nei vari linguaggi pittorici, scultorei, ecc. ed è così che il linguaggio prende forma e dà voce al sentire.

Da quali elementi è possibile scorgere il valore riabilitativo dei versi che hai scelto di utilizzare?

Ogni composizione ha un suo messaggio intrinseco, ogni composizione nasce da un bisogno di scrivere in parole le emozioni, i sentimenti, le denunce e nello stesso tempo ogni composizione è un atto di ricerca. La poesia è ricerca, ricerca prima di tutto del senso che noi diamo alla vita, al nostro essere in questo mondo; la poesia è un ritrovare quel noi stessi che molto spesso perdiamo, perché o siamo sopraffatti dagli impegni quotidiani o distratti dai mille progetti. Ogni verso è cesellato, “incuneato” perché deve rispondere ad una certa musicalità. Il mio verso è libero, non segue alcuna metrica, non ricerco parole che possano essere coordinate a quelle precedenti, per me la parola deve rispondere ad un mio bisogno interiore. A volte la parola è inadeguata ad esprimere l’intensità di un sentimento e allora ricorro a delle metafore; il lavoro, appunto, consiste nel cercare la corrispondenza fra il pensiero o il sentimento e l’espressione verbale e la parola scritta diventa, allora, risonanza della mente e così costruisci le frasi, segui il ritmo attraverso la punteggiatura e gli spazi vuoti e trasmetti ciò che vuoi comunicare.

La forza delle immagini che descriviamo sopprimono il messaggio o lo sublimano a mo’ di ispirazione?

Assolutamente no, la forza delle immagini non sopprime affatto il messaggio; infatti come dicevo nella domanda precedente < l’immagine> aiuta a dare una maggiore percezione di quanto intendi comunicare. La natura umana è dotata di facoltà immaginativa e la poesia, attraverso l’immaginazione, è capace di trasfigurare la realtà: i poeti, gli artisti si mettono in ascolto di questa forza immaginativa ed è per questo che riescono poi, a essere creativi, a dare nomi nuovi a realtà e contesti consueti e ordinari. La forza dell’immaginazione, quindi, sublima la realtà, mette l’artista in grado di dare / creare nuove letture di situazioni, dentro di sé, prima di tutto. Nell’esplorare tali immagini possiamo anche scoprire parti di noi inesplorate o inconsapevoli e lasciarsi ispirare.

Come credi si gestisca l’inquietudine della Vita?

È vero, spesso si fa fatica ad affrontare determinati eventi o determinate scelte o cambiamenti e molto spesso possiamo sprofondare nell’inquietudine più nera, siamo apprensivi riguardo sia al presente sia al futuro. Questi pensieri possono sovrapporsi e proviamo un senso di vuoto, una mancanza di concentrazione, angoscia e rimuginio continuo. È importante avere il controllo delle emozioni negative, entrare in contatto col proprio vissuto e cercare di comprenderlo. Pessoa scrisse un libro intitolato “Il libro dell’inquietudine” e l’inquietudine divenne la sua fonte d’ispirazione: aprì le porte alla stessa inquietudine, decise di accoglierla, di vedere dove lo avrebbe portato, cosa avrebbe voluto fare di lui e attraverso l’interrogarsi e l’indagine tormentata e ansiosa del subconscio, Bernardo Soares narrò la propria anima. Guardarsi attorno, osservare le più piccole movenze della natura, puntare lo sguardo su ciò che prima non avevamo guardato, è scoprire la bellezza del filo d’erba, la bellezza di un colore, la bellezza dello sciabordio delle onde del mare e tutto ciò è dare un senso alla nostra esistenza che va vissuta in pienezza e con consapevolezza.

A chi dedichi le tue inton-azioni?

Le mie “intonazioni” le ho dedicate ai miei due nipoti: Sofia e Sebastian; loro sono l’arco verso il futuro, il nuovo giorno. Loro sono il domani, la speranza, la vita che continua. Noi siamo affascinati dall’Infinito, dall’incommensurabilità del nostro essere al mondo ed infatti queste “intonazioni” non hanno grandi pretese, però attraverso le parole vogliamo riconoscere l’armonia e la bellezza della nostra dimensione quotidiana. Quando si scrive si arriva sempre in territori sconosciuti e la poesia è il veicolo di continue rivelazioni.


FontePhoto by Thought Catalog on Unsplash
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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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