
Alta tensione a Melilla e a Kaliningrad per questioni apparentemente opposte ma che hanno un impatto diretto sulla capacità d’azione dell’Unione Europea.
L’exclave è una parte del territorio (regione, comune, frazione) di uno Stato che si trova separata dalla sua parte maggioritaria e che si trova circondata da un altro Stato. In queste ultime settimane due exclavi di una certa importanza, quella spagnola di Melilla e quella russa di Kaliningrad, sono salite alla ribalta per motivi diversi, ma che in fondo interessano le politiche europee.
Melilla è una città autonoma spagnola che si trova sul Continente africano. Nonostante i numerosi tentativi dei marocchini di impadronirsi della città, Melilla è sotto la giurisdizione iberica dal 1497, anno in cui la Spagna la prese, in una delle operazioni che entrano nella cosiddetta Reconquista, la guerra che ha liberato dalla Penisola gli occupanti musulmani.
Dire Melilla significa Spagna, e dire Spagna è uguale a dire Unione Europea. Per tal motivo, la città è sempre stata assediata da migranti che cercano di varcare i suoi confini per ritrovarsi, in terra d’Africa, in Europa. Per fronteggiare l’immigrazione clandestina, sono state erette a Melilla, e nell’altra exclave spagnola Ceuta, delle barriere di separazione che, di tanto in tanto vengono prese d’assalto dai migranti, provenienti da diverse parti dell’Africa, in particolare dal Sudan, i cui cittadini godrebbero in Spagna dello status di rifugiati politici. Negli ultimi giorni, c’è stato un nuovo assalto a quelle frontiere che per molti africani significherebbero l’inizio di una nuova vita. Circa 2000 uomini hanno provato a superare la Barriera, di questi 1500 sono riusciti a portarsi oltre, mentre un centinaio di persone avrebbero cercato di forzare i cancelli. In questo assalto sarebbero morte una ventina di persone secondo le stime ufficiali, 37 invece per alcune ONG, rimaste soffocate dalla calca. Sotto accusa le forze dell’ordine che, più di una volta, hanno fatto ricorso all’uso delle armi. La Barriera è un ginepraio di tensioni per l’intera regione nord africana. L’Algeria ha condannato, attraverso l’inviato speciale del governo algerino per il Sahara Occidentale e per il Maghreb Amar Belani, “l’uso sproporzionato della forza che in queste circostanze assomigliano a autentiche esecuzioni sommarie”. L’attacco di Algeri va interpretato come una reazione ad un isolamento regionale, dopo che Spagna e Marocco hanno ristabilito le relazioni diplomatiche e che gli onnipresenti Stati Uniti e Marocco hanno annunciato esercitazioni militari congiunte che interesseranno altri Stati africani. L’UE, che ha chiesto intanto di fare chiarezza su quanto accaduto, fa continuamente i conti con il problema delle migrazioni, che si fa serio soprattutto nei punti di primo approdo dove i Paesi che accolgono non sono sostenuti dagli altri Membri UE. A tal motivo si è deciso che gli Stati che si rifiutano di accogliere i migranti dovranno offrire sostegno finanziario. Mentre l’Europa è impegnata anima e corpo nella guerra russo ucraina, altrove si giocano ancora partite cruciali per il suo futuro.
A proposito del conflitto, altra exclave che ribolle è quella dell’Oblast di Kaliningrad.
Parliamo di una città che per gran parte della sua storia è stata sotto l’influenza tedesca e che aveva un altro nome, Königsberg. Fu la città natale di Immanuel Kant, uno dei filosofi più importanti della storia. È divenuta sovietica nel 1946, allorquando i cittadini tedeschi sono stati invitati, per usare un eufemismo, a lasciare la regione. L’oblast ha sempre avuto una chiara funzione strategica, ancor più con la caduta dell’URSS e con l’ingresso dei Paesi baltici nella NATO.
Per la Russia è l’accesso al Mar Baltico e una minaccia per l’Alleanza Atlantica. Lo scorso 21 giugno la Lituania ha vietato il transito su entrambi i sensi di marcia ai treni russi che devono trasportare nell’oblast le merci che sono state sanzionate. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha parlato “di una situazione grave”, che potrebbe avere conseguenze davvero spiacevoli. C’è stata la reazione degli Stati Uniti che hanno promesso un sostegno “blindato” all’alleato baltico in nome del Trattato. Kaliningrad diventa un altro tassello delicato nell’ intricato mosaico della guerra nell’Est Europa che, in virtù della sua posizione strategica, potrebbe giocare un ruolo di primo piano nell’economia futura del conflitto, soprattutto all’indomani della richiesta di ingresso nella NATO di due Paesi che per lungo tempo hanno mantenuto la neutralità, Svezia e Finlandia.
Due crisi, esplose nello stesso periodo e che mettono continuamente a dura prova l’Unione Europea, che dà sempre l’ impressione di arrivare un secondo dopo i partner Americani, autori di una politica, a parole e coi fatti, di grosso impatto sulle crisi macroregionali.