Noi donne non siamo solo figlie, mogli, fidanzate, madri o sorelle di qualcuno

Caro direttore,

Nei giorni scorsi si è parlato molto delle parole pronunciate da Amadeus in conferenza stampa durante la presentazione di tutti quelli che saliranno con lui sul palco dell’Ariston. Alcune donne che lo affiancheranno durante la kermesse sono state scelte perché belle e fidanzate o mogli di personaggi famosi. Non perché magari sono intelligenti e hanno una carriera lavorativa.

Mentre introduceva la fidanzata di Valentino Rossi, il nuovo conduttore del festival, ha sottolineato molte volte che è bella, ma soprattutto che è una gran donna perché “ha la capacità di stare vicino ad un grande uomo restando un passo indietro”. Amadeus, come ci si aspettava, non ha chiesto scusa ha detto che le sue parole sono state fraintese. In realtà le sue parole erano molto chiare. Ciò che ha detto è frutto di un modo maschilista di pensare che impregna la società italiana: una donna viene valutata, ancora, in base alle sue caratteristiche fisiche e al suo status. Non per la sua persona, la sua storia o la sua carriera. Chi pensa in questo modo ritiene naturale che una donna debba essere possibilmente bella, magra, sorridente, fidanzata o sposata. Se poi ha un lavoro che non la rende più importante o famosa del suo compagno tanto meglio.

La cosa che più mi offende è la naturalezza con cui certe frasi vengono pronunciate. Il maschilismo impera nella società italiana, e la televisione o il mondo dello spettacolo in generale sono lo specchio di questa triste realtà.  Infatti, in molti show televisivi vediamo conduttori uomini e al loro fianco belle ragazze, molto spesso seminude, che fanno qualche balletto e poi scompaiono.

Ogni giorno milioni di donne devono faticare il doppio degli uomini per farsi rispettare nei luoghi di lavoro, a scuola, in università e in famiglia. Maschilismo e sessismo sono alla base dio molte discriminazioni, della disparità salariale, del fatto che una donna spesso si trova a scegliere (ancora nel 2020) tra carriera e famiglia, del fatto che venga trattata come un oggetto in televisione o per strada, del fatto che sia vittima di molestie sessuali fisiche e verbali sul posto di lavoro o all’università, e del fatto che sia vittima di violenze nella sua stessa casa.

Noi donne non siamo solo figlie, mogli, fidanzate, madri o sorelle di qualcuno. Siamo molto altro. Siamo studentesse, insegnanti, imprenditrici, direttrici di banca, giornaliste, scrittrici, politiche, avvocatesse, infermiere, medici e molto altro. Siamo intelligenti, brillanti e indipendenti e questo fa paura a molti uomini. Alcuni studi hanno dimostrato che un uomo tende ad essere maggiormente attratto da donne intelligenti, ma nel momento in cui capisce che quella donna è più intelligente di lui, ha paura e se ne disinteressa. Questa paura è dovuta al fatto che un uomo, nella società di oggi così come in quella di ieri, si sente sminuito se una donna è più intelligente di lui, se è più brava di lui a lavoro, o se ha un lavoro migliore del suo.

Per un uomo essere secondo ad una donna è intollerabile, è sinonimo di sconfitta. L’intelligenza delle donne terrorizza gli uomini perché fa capire loro di essere fallibili. La società ha “imposto” all’uomo, fino agli anni ’50, il compito di proteggere la donna, di provvedere a lei, di salvarla (non si sa da cosa), di mantenerla. Ma i cambiamenti sociali e le rivoluzioni degli anni ’60-’70 hanno cambiato l’assetto patriarcale della società. Hanno liberato la donna dal punto di vista lavorativo, familiare e sessuale. La donna ha iniziato a pensare per e a sé come persona singola, non come completamento di qualcun altro. Le donne hanno acquistato pian piano l’indipendenza più importante, l’indipendenza che le ha permesso di poter vivere da sola: l’indipendenza economica. Come scriveva Virginia Woolf nel 1929 “una donna per essere libera ha bisogno solo di tre ghinee e una stanza tutta per sé”. Con queste parole la Woolf voleva dire che per essere indipendenti e autonome, le donne avevano solo bisogno di lavorare, guadagnare uno stipendio e non dover più chiedere soldi ad un uomo.

Lo stipendio ha permesso alla donna di rompere le catene che la legavano all’uomo, e le ha consegnato la libertà. Le donne hanno iniziato a lavorare, studiare, vivere da sole, pretendere pari diritti. Hanno preteso la riforma del diritto di famiglia, l’aborto, il divorzio e l’abolizione del delitto d’onore. Tutto questo ha fatto sentire l’uomo inutile, non più essenziale per la vita della donna, gli ha fatto capire che le donne ce la fanno benissimo da sole. Tutto questo ha intimorito l’uomo. E questo timore è alla base delle discriminazioni di cui ancora oggi siamo vittime. Il fatto che noi donne possiamo avere una carriera e vivere indipendenti fa sì che gli uomini tendono ad esaltare le nostre caratteristiche fisiche e il nostro status, oscurando o sminuendo la nostra carriera. Ma noi siamo stufe di stare un passo indietro o essere messe di lato e vogliamo stare un passo avanti.